Tanti cremonesi increduli per la chiusura di Cerri. 1948, quando i tavoli dell'osteria si trasformarono in sala trasfusioni
Le reazioni sul web alla notizia della chisura della trattoria Cerri (leggi l'articolo) sulla piazza del Vecchio Ospedale, oggi papa Giovanni XXIII, dimostrano come l'osteria-trattoria sia stata un patrimonio di Cremona. Ma per i cremonesi vale anche la vecchia denominazione della piazza a ricordo di quando frotte di cittadini salivano le scale della chiesa di San Francesco dove c'era l'ingresso dell'ospedale nonostante la dedicazione al Papa buono risalga ormai al 1971 e quando il sindaco Zanoni illustrò la scelta in consiglio comunale. Sui social sono state centinaia le testimonianze dei cremonesi per uno di quei luoghi che hanno fatto la storia di Cremona. Da Cerri - raccontano - si è sempre bevuto bene anche perchè su quella piazza anticamente si teneva il mercato del vino. Caratteristico era il giardinetto a fianco dell'ingresso dove gli avventori arrivavano dopo aver preso la misura da mezzo litro (rigorosamente bianco) e le polpette. Uno dei personaggi caratteristici dell'epoca (la trattoria fu aperta nel 1929) era la signora Wanda di cui all'interno è ancora presente un suo ritratto realizzato dall'artista Mec. Il ricordo di tanti è proprio la cremonesità in cucina che ha caratterizzato la trattoria per tanti anni: fumanti marubini, lessi, arrosti, cotechini, stufati, brasati e i mitici zabaglioni.
Ma c'è una storia che emerge dagli archivi che indica il legame dell'osteria di Cerri con la città. Qui infatti ebbe sede il primo ambulatorio per le donazioni di sangue. Era il 1948, e l’Avis cremonese non era ancora nata (nascerà nel 1952). Ma la sensibilità sul dono del sangue e la generosità verso il prossimo era già nel Dna della nostra gente. Così, pur negli anni difficili del dopoguerra, tra miseria e tensioni politiche, un gruppo di donatori si era già costituito e le trasfusioni avvenivano presso le stanzette della sede dell’Anpi. Dall’Istituto Sieroterapico di Milano arrivò in città una richiesta urgente di sangue, tanto sangue. Serviva quindi una sala con letti, materassi e un ambiente pulito. Le tre stanzette dell’Anpi non bastavano. La richiesta venne girata all’ospedale ma la risposta non arrivava e da Milano si faceva premura per l'urgenza delle donazioni. Come spesso accadeva, la discussione avviata dentro l'ospedale, proseguiva all'osteria. Luigi Cerri non si fece pregare. Serviva una camera molto ampia e dei letti? "Ghe pensi me" disse. Nella sala grande fece mettere materassi sui tavoli e lenzuola pulite. Da Milano arrivò un medico e quattro infermieri che rimasero senza parole quando li fecero entrare nell'osteria anzichè al vicino ospedale. Arrivarono una sessantina di donatori che a turno si sdraiarono sui letti improvvisati nella sala dei banchetti per procedere al prelievo. A Milano vennero inviati 19 litri di sangue. Luigi Cerri offrì a tutti i donatori panini con salame e vino. E il quotidiano locale il giorno dopo uscì con il titolo:"Trasfusioni di sangue sui tavoli dell'osteria".
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commenti
Primo Luigi Pistoni
1 giugno 2022 10:24
Patrimonio inestimabile, peccato.😢
Primo