Un’intensa Luisa Miller convince il pubblico del Ponchielli. Applausi all’intero cast vocale e all’orchestra. Acclamata a scena aperta la sicura guida del direttore Goldstein
Che Luisa Miller fosse un gioiello, già lo sapevamo. Che non servisse un titolo “riempi platea” come Traviata per godersi un Verdi raffinato, anche. Al Teatro Ponchielli di Cremona il palco si è animato con il titolo frutto della sapiente partitura verdiana su libretto di Salvadore Cammarano. In una sala purtroppo non esaurita l’orchestra ha introdotto l’opera con una Sinfonia da manuale, di grande gusto interpretativo e con un suono che ben lasciava pensare a come sarebbe andata la recita. Nel ruolo del titolo la meravigliosa Alessia Panza. Suono tondo, pieno, agile nelle colorature, denso nei suoni gravi, il soprano descrive una Luisa intensa e coerente con i molti stati d’animo a lei affidati dal libretto. Sentiremo sicuramente parlare presto di lei. Kazuki Yoshida propone un Rodolfo esaustivo, complice anche il suo timbro caldo ed uniforme, oltre che una pronuncia perfetta, assolutamente non banale di questi tempi. Gangsoon Kim trova nel gusto interpretativo abbinato ad una vocalità ricca e proiettata il proprio punto di forza. Ben riuscito il suo Miller. Qualche difficoltà nel registro centrale per Aoxue Zhu che mette in scena una Federica non sempre efficace e talvolta coperta dall’orchestra nonostante la grande cura del direttore nel sostenerla sia nel tactus che nei volumi.
Caterina Meldolesi è una Laura interessante, dalla voce pronta ma non invadente, dal suono di morbida eleganza. Profondo ed intenso il conte di Walter di Cristian Saitta, preciso e pulito il Wurm di Alberto Comes. Davvero ottima, quindi, la resa dell’intero cast vocale selezionato tra i vincitori e i finalisti del concorso AsLiCo.
Molto buona la prova del Coro Opera Lombardia preparato da Diego Maccagnola, sempre puntuale e con un bell’impasto sonoro. Una partitura davvero complessa e folta quella affrontata con professionalità dalla massa corale. Difficile menzionare la regia Frédéric Roels, perché significherebbe trovarne una. A nulla sono servite le scarne scene (e i costumi) di Lionel Lesire e le belle luci di Laurent Castaingt. Lo sfondo praticamente immutato per tutti e tre gli atti, l’entrata didascalica dei cantanti, l’esecuzione delle arie in linea perpendicolare alla sala nel proscenio hanno certamente fatto ottimo servizio alla musica, decisamente meno al libretto. Praticamente abbiamo assistito quasi a un’esecuzione in forma di concerto. Vero regista della serata il direttore d’orchestra Carlo Goldstein che ha dipinto tutti i personaggi con cura maniacale facendo emergere ogni “affetto” di questo melodramma tragico riuscendo a portare I Pomeriggi Musicali ad un livello esecutivo che raramente abbiamo udito. L’orchestra ha tenuto un suono denso, compatto, mai sguaiato e perfettamente equilibrato con il palco. Goldstein indovina i tempi, incalzanti quanto basta ma mai affrettati, gestendo i piani sonori con sapiente maestria. Evidente anche il grande lavoro fatto con i cantanti, mai scollati dall’intenzione musicale della buca e decisamente “cullati” dalla diffusa sensazione di sicurezza ritmica e musicale trasmessa dal direttore.
Applausi davvero meritati per tutti, con particolare enfasi per Panza e Goldstein.
Uno spettacolo di elevato livello che, ancora una volta, conferma quanto OperaLombardia riesca ad essere fucina di nuovi promettenti talenti oltre che spazio positivo per professionisti eccellenti. Domenica alle 15,30 si replica.
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