Una straordinaria pala d'altare di Andrea Mainardi detto il Chiaveghino che si credeva perduta è tornata a Cremona e restaurata grazie a un collezionista privato
Una straordinaria opera d'arte che si credeva perduta è tornata a Cremona ed è stata acquistata e restaurata da un collezionista privato che ha scelto di far conoscere, attraverso "Cremonasera", questo dipinto di cui si erano perse le tracce e che è tornato sotto il Torrazzo.
Come spesso accade, è anche grazie alla passione e all’impegno dei privati che riemergono opere d’arte dimenticate e che si mantiene viva l’attenzione su pittori che tanto hanno operato nella nostra città nei secoli d’oro dell’arte cremonese.
Emblematica è appunto la riscoperta di una grande pala d’altare di Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (Cremona, ca. 1550 - 1617), pittore cresciuto nell’orbita dei Campi e autore di moltissime opere di carattere sacro. Si tratta di una Crocifissione con la Vergine e i santi Bernardino, Maria Maddalena, Giovanni Battista e Caterina da Siena, firmata e datata Andreas Mainardis Cognomentu / Chiaveghinus Cremonensis F. 1583: non si conosce l’originale ubicazione della tela, ma le grandi dimensioni e la presenza della firma suggeriscono una committenza alquanto prestigiosa per l’altare di una chiesa di certo non secondaria. L’opera venne resa nota nel catalogo della celeberrima mostra del 1985 dedicata ai Campi, quando il dipinto si trovava in Cascina Luogo a Picenengo. Dopo diversi passaggi di proprietà, la Crocifissione è stata ora riportata a nuova vita grazie al suo ingresso in un’importante collezione privata cremonese e grazie ad un restauro che ne ha riportato alla luce dettagli e colori che sembravano perduti.
Tutta la composizione, ispirata ai modelli campeschi, risulta estremamente drammatica e di chiaro stampo controriformistico: su un cielo scuro, fatto di dense nuvole nere, si staglia il Cristo crocifisso affiancato da due angeli in volo; ai piedi della croce, inginocchiata e piangente, vediamo la Maddalena, accanto alla quale troviamo la Vergine, con le mani giunte e il manto blu, san Bernardino, recante il libro con l’ideogramma IHS, San Giovanni Battista, con le braccia spalancate, e Santa Caterina da Siena, riconoscibile dal crocifisso conficcato in un cuore e i gigli bianchi.
Il dipinto, attualmente in fase di studio, non viene mai documentato dalle fonti cremonesi, motivo per cui le ricerche si stanno dirigendo verso i più facoltosi committenti del Cinquecento dei territori limitrofi, in cui Chiaveghino è ampiamente documentato proprio a partire dagli anni Ottanta.
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