4 febbraio 2025

Nella Casa di riposo per musicisti a Milano il ricordo in musica del 124esimo anniversario dalla scomparsa del maestro Giuseppe Verdi

Se il maestro Riccardo Muti ha chiamato Villa Sant’Agata la ventottesima opera di Verdi, fu lo stesso Cigno di Busseto a definire la Casa di riposo per musicisti fatta costruire a Milano “L’opera mia più bella”. E, davvero, basta entrare in questo grande edificio per scoprire che è questa l’opera, se non proprio più bella, almeno più suggestiva ed emozionante che Giuseppe Verdi ci ha lasciato. L’occasione è l’anniversario, il 124esimo della scomparsa del Maestro, con la visita della delegazione fidentina dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), sia alla vera e proprio casa di riposo, che al Museo verdiano recentemente ampliato e ristrutturato.

La delegazione borghigiana, capitanata dal presidente Amedeo Tosi, per prima cosa si è recata alla cripta dove riposano, uno accanto all’altra, il Maestro Verdi e Giuseppina Strepponi per deporre una corona d’alloro e rendere omaggio al «Mago» e alla «Peppina», come affettuosamente si chiamavano i due coniugi, nel buen retiro di Villa Sant’Agata, per poi fare una lunga visita al museo di Casa Verdi, che racchiude tanti ricordi legati anche alla terra parmense, prima fra tutti la spinetta di don Paolo Costa, rettore del santuario di Madonna dei Prati: strumento su cui il giovanissimo Peppino Verdi imparò le prima note.

Terminata la visita, condotta dalla direttrice della casa di riposo per musicisti, Bianca Maria Longoni, i rappresentanti dell’Ucid fidentina hanno assistito al concerto del “Coro dell’Opera di Parma” che, diretto dal maestro Massimo Fiocchi Malaspina e accompagnato al pianoforte dal maestro Romeo Zucchi, con la solista soprano Ana Isabel Lazo, ha eseguito, nel salone d’onore di “Casa Verdi” (oggi la struttura si chiama così), con la presentazione dei Ilaria Notari, di fronte a una platea numerosissima e, va da sé, molto competente, un repertorio antologico dei cori d’opera del Cigno, con escursioni pucciniane come il “Coro a bocca chiusa” dalla “Madama Butterfly”.

Il finale, ovviamente con l’esecuzione del “Va pensiero”, ha visto unirsi al “Coro dell’Opera di Parma” diversi dei 70 ospiti di “Casa Verdi”, tutti presenti nel salone. Terminato il concerto, i coristi hanno raggiunto la cripta dove sono sepolti Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi a hanno omaggiato il Maestro e la consorte eseguendo il “Beati mortui” di Felix Mendelssohn Bartholdy. Si è conclusa così una giornata emozionante, accompagnata dal baritono Armando Ariostini, interprete verdiano che oggi si occupa con rispetto e affetto degli ospiti di “Casa Verdi” e racconta appassionatamente la storia che lo lega alla casa di riposo milanese, dove, oltre i 70 artisti ospiti, ci sono 20 giovani studenti del conservatorio o dell’accademia della Scala. «Pranzano e cenano tutti assieme – dice Ariostini – in tavoli da quattro, dove siede un giovane assieme a tre degli ospiti anziani». Alla fine ci siamo convinti anche noi: aveva ragione il Maestro Verdi, nel dire che quella casa di riposo è, e rimane, l’opera sua più bella.

Egidio Bandini


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