18 agosto 2024

Lista unica alle provinciali? Meglio la dialettica politica

Dopo 10 anni dalla entrata in vigore della  legge Delrio  (56/2014), limitante   le  competenze  gestionali  delle  province,  nonché abolito  l'elezione  diretta dei  presidenti  e  degli organi provinciali  provinciali, sostituita con un sistema di secondo livello, riservato solo  ai  consiglieri comunali e sindaci,  nonostante i ripetuti impegni  politici,  non è ancora stata, colpevolmente,  archiviata. 

La normativa che doveva essere temporanea, in previsione della  completa  cancellazione delle Province,  è  nel  limbo a decorrere dalla  bocciatura del  referendum  costituzionale  tenutosi  nel dicembre 2016.

Aver assecondato  la  ventata anticasta ed antipolitica, è stato un grave  errore,  oggi  largamente  condiviso  da parte dei principali Partiti  a fronte delle  criticità  conseguenti  nei  riordini amministrativi,  negli  accentramenti dei  poteri  in capo alle Regioni  e  nei  tagli delle risorse assegnate. 

I  ripensamenti  al  riguardo  si   moltiplicano,   ma  la formalizzazione  di   un  testo legislativo unitario  che ripristini  il ruolo  delle Province,  le  loro  storiche  rappresentatività,  funzioni  e  competenze  unitamente  alla elezione diretta del Presidente e dei consiglieri, ancora langue nelle commissioni  parlamentari.

Nelle more  della  urgente archiviazione  della Legge Del Rio,  mi paiono   del   tutto  incoerenti,  con  le modifiche in  approvazione, le proposte  per  “spoliticizzare”  le competizioni  elettorali  da parte  delle principali forze politiche.

In nome  dei  rituali  proclami sulla  unità territoriale,  si ipotizzano liste  e candidature unitarie,  naturalmente  previo intese ed accordi  politici  amministrativi,  penalizzante  ulteriormente  il   già  sottovalutato  apporto  degli amministratori  dei  piccoli comuni,  nonché  le  aspettative  dei   cittadini che,   esclusi dal votano, reclamano almeno chiarezza circa le  responsabilità  gestionali  operanti nei rispettivi ambiti territoriali.

Esempi  di  soluzioni  concordate  tra  centro sinistra e centro destra, ci sono,  ma  non  credo che  il contesto cremonese  debba acriticamente  uniformarsi a tale prospettiva.

Quale credibilità potrebbe avere una canditura unica alla Presidenza della nostra Provincia,  quando  alle  elezioni comunali di Crema, nel 2022, si sono confrontati 6 candidati sindaco, espressione di  altrettanti  programmi,  cosi  come  è  accaduto, nel 2024,  anche a Cremona.

Di fronte a  delle  ingessate  coalizioni  di  potere,  come  agli schieramenti pregiudizialmente  ostili nei confronti delle  parti  avverse,  va   opposta  una  via alternativa  dialettica,  che  metta  insieme  una reale prospettiva politica, un programma distintamente  “per” e non contro.

Se i potenziali costruttori di tale processo, presenti tra gli  amministratori comunali e negli ambiti politici, non si rassegneranno  agli eventi in  fieri,  le elezione del presidente e del consiglio provinciale previste per il prossimo 29  settembre,  potrebbero  rivelarsi  meno scontate, a vantaggio di una  consultazione  di  adeguata  dialettica  politica.   

 

Virginio Venturelli


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