23 dicembre 2023

Nuovo femminicidio e la Chiesa

A quanti giorni dall'ultimo gridato appello” Non una di meno” aggiungiamo all'elenco il nome di Vanessa? E questa volta nel silenzio. Parla la cronaca e ci dice l'inefficacia di dichiarazioni, manife-stazioni urlate ora bipartisan, pene aggravate, panchine rosse lasciate al gelo dell'inverno insieme agli applausi e ai “discorsi meravigliosi ” (del padre di Giulia C.) come qualcuno dei nostri conterranei cremonesi, vicesindaco compreso, ha scritto sulla rete. Ho ascoltato con qualche imbarazzo il minuto di intervista Tg al parroco incaricato delle esequie di Giulia C. che si augurava di trovare” parole giuste” per la circostanza. Al parroco e non solo a lui dico che non sta lì il problema. Non ci sono parole giuste cioè capaci di consolare e fermare la mattanza. Lo dicono i fatti. Bisogna cambiare. Cultura, mentalità? No,troppo vago. Disposizioni e regolamenti. Si cominci dalla parità salariale (i salari femminili sotto di 1/3 rispetto a quelli maschili-Rapp.Ires-Piacenza-11/12/23) e dal congedo genitoriale (non di maternità) obbligatorio. Va messo fuorilegge il triste mercato della prostituzione che è la cartina di tornasole del sistema patriarcale ancora vigente benchè ci si affanni a negarlo. E va fermato lo sconcio mercimonio delle immagini del corpo femminile di cui vive l'onnipotente economia di mercato che ci ha colonizzato; se si fanno leggi a difesa dei monumenti contro chi manifesta per l'ambiente, perché non mettere mano a qualcosa che salvi 30 milioni di donne dalla sovraesposizione pervasiva e lesiva del loro decoro e dignità, così da spezzare il binomio donna-merce/donna-sono-come-tu-mi-vuoi?

Forse non siamo del tutto convinti che la donna sia qualcosa di più del suo corpo e lì ci si infogna a celebrarlo, a idealizzarlo o castigarlo e così le donne sono ora angeli del sì ora angeli caduti, a dettarne canoni e misure da correggersi con chirurgia estetica, diete, palestra. E alleviamo a questa “scuola” generazioni di uomini (e donne) ingannandoli e confondendoli. Le conseguenze della confusione poi ci scandalizzano e ricominciamo con marce, pan-chine rosse, dichiarazioni e con la Chiesa che cerca “parole giuste” che rendano vivibile lo scempio. Alla Chiesa dico “Non cerchi parole, cambi” cioè apra le porte alle donne, ricomponga l'umanità maschile e femminile nell'unica discendenza divina (perchè le donne non sono figlie di Eva tenta-trice e gli uomini del tentato Adamo) e chiuda con un passato ancora presente in cui ha sposato il sentire e le regole di un mondo patriarcale e li ha trascinati nei secoli fino ad oggi, custode replican-te di un'ingiustizia millenaria che la rivoluzione del Cristianesimo avrebbe dovuto emendare.

Qual è la buona novella del Natale che torna? L'icona della natività e il culto di Maria Madre che chiudono il femminile nella dimensione del corpo finalizzato alla  conservazione della specie (razza, direbbe il Governo oggi), quintessenza dei sistemi patriarcali? O la buona novella è che non si nasce per morire, la vita ha un senso e l'umanità tutta senza distinzioni di pelle e sesso è innalzata alla dignità dei figli di Dio chiamati a vivere in libertà e rispetto solidale il transito terreno? C'è bisogno di un punto a capo, di un redde rationem. Perché il messaggio sia credibile occorre essere credibili, capaci di tagliare cordoni ombelicali con un passato da cui le società civili o almeno alcune iniziano con fatica a smarcarsi. La Chiesa è ferma, abbarbicata ad una roccia che sta cedendo. Scelga di fare il salto. Questo salverebbe la Chiesa e la sua missione di cristofora di Verità. Riconoscere la piena di-gnità all'umanità della donna non più “costola di Adamo” (da disciplinare e contenere perchè colpe-vole della disobbedienza originale), può aiutare a liberare la società tutta (Chiesa compresa) dalla gabbia dei pregiudizi di cui è prigioniera e a riabilitare l'immagine e lo status delle donne, passo im-prescindibile se si vuole davvero salvarle dagli abusi (fino alla morte violenta) di cui a vario titolo sono oggetto. Da sole le parole non salvano; servono a coprire ciò che non si vuole scoprire, un'ingiustizia che deve fare scandalo. L'augurio per un Natale che sia di rinascita è che non si sentano più risposte come quella del cardinale Ravasi che, alla domanda di M.Gramellini sul sacerdozio alle donne, batteva in ritirata con un impacciato" E' questione complessa, teologica." Perché non si tratta di teologia ma solo di semplice coraggio, quello di portare nel mondo con fedeltà il Verbo di Verità. A Natale non nasce o rinasce un bambino ma la Parola di Dio per l'umanità. Scegliere la tradizione è rinnegarla. Limitarsi a cercare le”parole giuste” scade a esercizio di retorica.

                                                                                  

 

Rosella Vacchelli (Cingia de' Botti)


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