Ogni bimbo un palloncino: una volta cominciava qui la fiera di San Pietro
Ogni bimbo un palloncino: cominciava qui la fiera di San Pietro. Era l'avanguardia dell'esercito di venditori che avrebbe invaso tutto il percorso da piazza del comune fino al piazzale di porta Po. Il carrettino dei palloncini, ambitissimi dai bambini dell'epoca, a volte trovava sosta anche all'angolo del caffè Flora, all'imbocco di corso Vittorio Emanuele. Precedeva di qualche settimana il resto delle bancarelle. Queste occupavano su due file tutto il rettilineo. San Pietro era il momento più atteso dai bambini di tutta la città. Fin dai primi giorni di giugno a Porta Po i baracconi trovavano posto con i padiglioni della fiera, le attrazioni degli spettacoli. Tutto era ancora saldamente nelle mani degli zingari. Mancava la figura dell'imprenditore di giostre come accade oggi. Le carovane venivano tirate da cavalli o da asini mezzi sfiancati. Gli spettacoli restavano in città anche parecchio tempo dopo la celebrazione di San Pietro il 29 giugno. D'altra parte bancarelle e baracconi erano ricercatissimi. Nonostante il periodo gramo (pensiamo che la foto è stata scattata alla fine degli anni venti) si trattava pur sempre dell'unico divertimento che la stagione estiva poteva portare. Al mattino del giorno fatidico di San Pietro, prima ancora che la campana del duomo avesse dato il tocco dell'Angelus, la piazza maggiore si movimentava. Dalla piazza fino a porta Po era tutto un brulicare di persone. Ma ciò che colpiva maggiormente erano i suoni. Al di là della propaganda effettuata a viva voce o nella migliore delle ipotesi attraverso un megafono vi era nell'aria il suono di diversi organetti. La musica eseguita era quasi sempre la stessa (generalmente si trattava di valzer). Prima delle sette, come riferiscono i cronisti, i tram scaricavano frotte di famiglie giunte dalla campagna.
Il mitico «gamba de lègn» era sempre stralcolmo di gente Spesso si approfittava della buona vendita dei bozzoli per poter andare sulla fiera a far qualche compera. Tanta gente anche nei bar. I due che si trovavano in piazza del duomo faticavano a tenere il ritmo nello sfornare tazze di cioccolata. La fiera aveva anche il compito di essere una vera e propria "campionaria". Era l'occasione per vedere e provare le novità in ogni campo: da quello del divertimento a quello del lavoro. Era anche il gran giorno degli zingari. Altre splendide foto di Fazioli mostrano diversi zingari all'opera in quei giorni in città. I bambini sporchi seduti sulle carovane o la zingara che all'angolo della via suona la fisarmonica; agli incroci delle strade, poi, le gitane dagli abiti sgargianti e dai monili di falso oro, estremamente vistosi. A tutti volevano predire la buona ventura: chi con un mazzo di carte in mano, chi scrutando le pieghe ed i solchi delle mani degli avventori. Il tutto per una moneta. Ma chi attirava maggiormente l'attenzione erano senza dubbio gli animali. Specialmente quelli esotici che raramente capitava di vedere nella bassa. Alcuni episodi memorabili avvennero proprio con il soggiorno di queste bestie nella nostra città. Così accadde il 24 giugno 1934 quando Pernice, barbiere che teneva negozio in corso Vittorio Emanuele, pieno di coraggio entrò in una gabbia del circo per far la barba ad un leone. La tradizionale celebrazione religiosa si teneva invece nella chiesa di San Pietro. Qui giungevano pellegrini da ogni parte della provincia ed anche da quelle vicine. La chiesa di San Pietro era oggetto di particolare venerazione in questi giorni, della gente del basso piacentino. Numerose persone arrivavano da Monticelli d'Ongina e fin da Busseto per visitare poi le bancarelle alla ricerca della «novità».
La foto è di Ernesto Fazioli
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