19 giugno 2025

Il Marsala Florio? Mito raccontato dall'enoteca Aqvagiusta di Treviglio: vino liquoroso da "osare" (e da Chapeau) col Salva e i Tortelli Cremaschi

Il Salva Cremasco DOP, col suo sapore aromatico e intenso, intriga tanto coi vini rossi, giovani e fruttati, quanto con quelli bianchi secchi, e con la birra. Ma se vogliamo provare un'esperienza particolare, straordinaria, stilosa e con gusto, beh un Marsala superiore secco o un Marsala Vergine o Soleras, con le note ossidative e di frutta secca, potrebbero creare un interessante contrasto e accompagnare piacevolmente il Salva Cremasco, specialmente se stagionato. Ebbene, parlando di Marsala, è impossibile non parlare della Cantine Florio, fondate da Vincenzo Florio, nel 1833 a Marsala, sul mare della Sicilia occidentale, realtà magica, energica, unica e straordinaria, un mito raccontato da film, fiction, libri, riviste, locali (udite, udite... a Treviglio, l'Aqvagiusta, enoteca moderna è Ambasciatore, nel mondo, dell'Eccellenza Florio, ndr), con la vendemmia, glia di un sapere antico, che porta in Cantina uve che verranno vinicate con forza in un esercizio complesso e chirurgico. Per la realizzazione di un Vino Grillo di stile evolutivo, la classica enologia soft lascia il posto ad un'enologia hard, con l'anima dell'uva che si traduce nel Vino Florio, dallo scheletro forte, e dallo stile elegante unico nel suo genere, caratterizzato da sentori marini di alga e salsedine. E proprio questo Vino "atto a dare Marsala DOC", sancisce l'impresa iniziale su cui poli l'Enologo fonderà i Marsala Florio. Fin dai tempi antichi, si legge sul sito internet: www.cantineflorio.it, da quelle parti della provincia di Trapani sono stati prodotti Vini dal carattere forte, legati alla carica zuccherina unica delle uve che maturano sotto il sole bruciante. E nel 1773 il mercante inglese John Woodhouse, innamorato di quei vini, decise di spedirne alcune botti in Inghilterra, aggiungendo però una buona dose di acquavite. Così, tra cronaca, storia e leggenda, nasce il Marsala come lo conosciamo oggi. Un Vino che ebbe un tale successo da attirare in Sicilia altri imprenditori inglesi decisi a produrlo, a cui in breve tempo si aggiunse il primo italiano, Vincenzo Florio. Arrivato anche lui per mare dalla Calabria. E... se John Woodhouse "inventò" il Marsala, e gli Inglesi lo resero grande, Florio (1799-1868) partì acquistando un terreno situato tra gli opifici di Woodhouse e degli Ingham-Withaker, un modo tutto suo, per creare una fabbrica destinata alla manifattura di vini all'uso di Madera, come ancora veniva chiamato il Marsala a quell'epoca. Gli inizi furono difficili e i profitti scarsi, soprattutto a causa della concorrenza inglese, praticamente inossidabile. Ma già al volgere della metà del XIX secolo, il Marsala dei Florio cominciava a erodere il monopolio britannico, conquistando l'Europa, l'America e, ovviamente l'Italia. I profitti guadagnati venivano reinvestiti in ampliamenti e tecnologie, tanto che, all'altezza del 1880, la fattoria vinicola dei Florio aveva ormai raggiunto le dimensioni di un complesso enologico all'avanguardia, con accesso diretto al mare, grandi magazzini per lo stoccaggio, l'affinamento dei vini e un alambicco, per distillare in loco l'acquavite necessaria alla produzione di Marsala. Così è nata la leggenda del Marsala Florio, con la versione Aegusa, la miglior selezione di ogni decennio di Marsala Superiore Riserva Semisecco, selezione presente all'Aqvagiusta ( www.aqvagiusta.com) di Treviglio, che, per la serie ... clamoroso nel Granducato del Tortello, coi Tortelli Cremaschi, (e col Salva stagionato), abbinata con cura, intraprendenza e perizia, saprebbe accendere emozioni da momenti magici, da ... Chapeau!  

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti