L’ennesima retromarcia ‘imbeccata’ di una Provincia che non conosce il suo territorio
Finalmente quindi, i sindaci cremaschi, guidati da Gianni Rossoni in prima linea e Fabio Bergamaschi, strategicamente (e democristianamente, nel senso buono) nelle retrovie, si sono visti riconoscere l’Area Omogenea Cremasca.
Ci ha messo un pochino, il presidente della Provincia, (ente anacronistico o no?) Mirko Signoroni, ma alla fine, dopo trattative segrete (incontro tra il primo cittadino cremasco e il collega di Cremona Galimberti), ripensamenti, sussurri, suggerimenti e mediazioni, il dado è stato tratto.
Del resto: aveva senso continuare a non vedere che, Crema e Cremona hanno esigenze diverse? No e tutto questo non significa parlare di scissione, ma di mettersi davvero ad affrontare territori e persone diversi che appunto continuano a mutare.
L’Area Omogenea Cremasca non è un poltronificio, ma un pezzo di provincia con identità, desideri, problemi e obiettivi in fase evolutiva.
La retromarcia atta a riconoscerei disegni di Rossoni (è lo straordinario tessitore della politica autoctona) e soci (con Antonio Grassi, in gran spolvero e illuminante), va a braccetto con la recente inversione di rotta (strada corretta prima di uscire dalla carreggiata) che, aveva visto, un collaboratore di Signoroni, preferire inizialmente il ponte di Spino d’Adda (per carità: il raddoppio della Paullese merita attenzione) alla Tangenzialina dell’ex Olivetti (zona industriale – artigianale in crescita caratterizzata dalla cosmesi) a Crema. Ebbene, possibile che la Provincia, invece di cercare, correndo, la luce, proceda perlopiù per abbagli e retromarce?
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commenti
Pasquino
23 aprile 2023 06:09
Cremona dorme e Crema ha ragione da vendere
Come si fa ad essere assoggettati a incapaci ruminanti addormentati e presuntuosi ?.centomila volte meglio Lodi !!?!!