25 dicembre 2022

Quelli di Elio e le storie tese ricordano l’amico–collega cremasco Feiz Panigada che morì suonando e giovane

E’ la sera del 22 dicembre 1998. Manca poco a Natale e al Roialto, un locale milanese di allora, si festeggia allegramente. Sul palco un gruppo improbabile, la Biba Band dove si riconoscono diversi membri di Elio e le storie tese, ma manca proprio lui il leader, Elio. Manca poco a mezzanotte, c’è invece Paolo Panigada, sassofonista del gruppo, che stasera suona le percussioni. Tutti lo conoscono con il nomignolo di Feiez, nelle Storie tese ognuno ha il suo soprannome. E’ un ragazzone di 36 anni, alto, robusto, quasi massiccio: Elio e gli altri lo chiamavano anche “progetto cento chili”. Ecco che arriva Elio sul palco per aggiungersi a loro ma succede qualcosa: Feiez cade dal palco, in mezzo a una canzone. La schiena a terra, neppure un lamento, i compagni attorno per capire. E qualcuno afferra il microfono, grida “un dottore, un dottore”.

Sembra uno scherzo di quelli tipici del gruppo, ma non lo è. Si tenta il massaggio cardiaco, arriva l’ambulanza, viene portato al Fatebenefratelli: emorragia cerebrale. Feiez muore alle 4 del mattino. La sera prima doveva suonare alla festa di Mtv ma era rimasto a casa, non si sentiva bene, disse. Erano le avvisaglie trascurate che stava per succedere qualcosa. “Feiez era un sassofonista poliedrico: un musicista che amava esibirsi anche con altri strumenti, ma soprattutto un personaggio conosciuto da tutti per la sua carica di simpatia e di gioia di vivere. Era un gigante buono” dirà il giorno dopo l’amico Claudio Bisio”.

Così, qualche anno fa, sul sito il sussidiario.net, il giornalista Paolo Vites ha ricordato l’artista cremasco Paolo Panigada in arte Feiez, scomparso purtroppo in giovane età, in un inverno prenatalizio del 1998.

E … a distanza di 24 anni, la pagina social della band (sciolta, anche se ogni tanto si ritrovano per fare musica insieme comunque) Elio e le storie tese ha omaggiato a modo suo l’amico che non c’è più.

Così, all’alba di quel maledetto 23 dicembre, scrissero i suoi colleghi, amici e fratelli: “La lancetta del dolore fa il giro completo (10, 100, 1.000 giri) e sembra non volersi fermare, lasciandoci schienati a terra, incapaci quasi di respirare. Alla ricerca di un qualsiasi modo per attenuare il dolore per la sua partenza, possiamo solo dire che Paolo è morto suonando e questo è forse ciò che ogni musicista si augurerebbe, potendo scegliere. Tutto il resto è buio profondo".

Già e a distanza di tanto tempo, se ci fermiamo un attimo a ripensare a Paolo: musicista straordinario e bella persona, beh fa buio e freddo anche se siamo alle due del pomeriggio del Ferragosto.


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti