Tiziana Cordani lascia l'incarico di conservatore della Fondazione città di Cremona
Con il dono di una delle opere di rottura di Sereno Cordani rispetto all'arte tradizionale - un assemblaggio di più materiali all'interno di una custodia di violino - e un dipinto di Angelo Bertolini che rappresenta il perdurare dell'amore oltre i limiti terreni, Tiziana Cordani ha salutato la grande comunità della Fondazione in occasione del suo ritiro dall'incarico di conservatore della collezione artistica che ha sede principale in palazzo della Carità. Sabato 5 ottobre, in una saletta strapiena al piano terra di Residenza Torriani, erano in tanti tra amici, estimatori, amanti dell'arte, a salutarla e ringraziarla per il lavoro svolto in 18 anni a favore dell'arte come veicolo di conoscenza della lunga storia di carità (oggi si chiama welfare) di cui Fondazione Città di Cremona rappresenta l'evoluzione.
"La cerimonia di oggi - ha detto la presidente Uliana Garoli in apertura - oltre ad essere importante per la donazione, è l'occasione per ringraziare Tiziana per tutto quello che ha fatto in tanti anni da conservatore. Un lavoro svolto con grande generosità, competenza e passione. Il luogo che abbiamo scelto è particolare perchè simboleggia la cura che Fondazione ha per tutti i luoghi di sua proprietà: oltre a cercare di conservarli nel migliore dei modi sono luoghi che vengono valorizzati per la loro bellezza e il loro utilizzo. Per questo siamo particolarmente contenti che proprio oggi, qui accanto, si sia aperto il Caffé Letterario Torriani, grazie al lavoro della coop. Fratelli Tutti che arricchisce questo luogo di grande significato".
Accanto a lei Rodolfo Bona, inizialmente individuato come successore di Cordani, salvo poi un cambio di rotta per incompatibilità nel nuovo ruolo di assessore alla Cultura in Comune: "Con Tiziana ci conosciamo da anni, da quando ho avuto il piacere di sostituirla in una supplenza all'Apc agli inizi della carriera di insegnante. E poi, tante occasioni di incontro professionale, ricordo soltanto la collaborazione per la pubblicazione dei taccuini di Anselmo Bucci, con gli schizzi di Cremona di uno dei giurati di tutte e tre le commissioni del Premio Cremona e il contributo di Tiziana al catalogo della mostra sullo stesso Premio Cremona organizzata qualche anno fa in Pinacoteca".
Bona ha ricordato i meriti di Cordani nel suo ruolo di conservatore, teso a incrementare il patrimonio della Fondazione portando le opere in sede ed estendendo la collezione anche ad artisti della provincia. Si è poi soffermato sul valore dell'opera del padre, Sereno, oggetto di donazione: "E' molto particolare, si vede la mano di un artista che ha dominato tante tecniche, compreso l'assemblaggio di tanti oggetti o di frammenti di oggetti portatori di un legame particolare con la famiglia e al tempo stesso altamente simbolici. Un'opera che testimonia dell'aggiornamento della cultura cremonese di quegli anni (l'opera è firmata e datata 1958, ndr) della ricerca di innovazione e svecchiamento e in questo senso Sereno è stato un innovatore".
L'opera in questione, svelata per la prima volta davanti a un pubblico dallo stesso Bona e da Angela Bertolini, è una "vanitas" in senso artistico: un contenitore (la custodia del violino appartenuto al nonno di Tiziana Cordani) con all'interno vari oggetti assemblati - un teschio sorridente, un serpente, un ramo d'oro ed altro ancora - elementi simbolici allusivi al tema della caducità della vita. Un modo per serbare la memoria, ha spiegato Cordani, come un simbolo dell'eternità dell'amore è il quadro di Angelo Bertolini che raffigura un falco in volo inquadrato all'interno di una finestra e osservato in lontananza da una figura femminile.
In esposizione, ancora per qualche giorno, altre opere dei due artisti, tra cui il variopinto autoritratto fantastico di Sereno, già facenti parte della collezione.
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commenti
Michele de Crecchio
7 ottobre 2024 21:05
Vorrei aggiungere anch'io un ricordo personale a proposito del compianto, ottimo e colto pittore Sereno Cordani, padre di Tiziana, artista di razza che, nel quinquennio 1975/1980, fu anche autorevole ed impegnato componente della Commissione Artistico-Edilizia comunale. Su esempio dell'altrettanto compianto, colto e raffinato, geometra Spartaco Cadioli e con il solo stimolo, culturale e civile, di cercare di contribuire al migliore assetto del paesaggio urbano cittadino, anche Cordani si assunse il compito, volontaristico quanto faticoso, di eseguire gran parte dei sopralluoghi necessari per consentire al tale Commissione, tecnicamente coordinata e ben indirizzata dall'arch. Mino Galetti, nonché e politicamente presieduta da chi scrive, la migliore definizione dei pareri in merito alla sistemazione delle facciate e degli elementi di arredo urbano nel centro storico cittadino e non solo. Cordani e Cadioli svolsero entrambi tale compito con particolare zelo, autentica passione e, ritengo, anche ottimi risultati (soprattutto se confrontati allo sconfortante disordine che, purtroppo, caratterizza attualmente l'arredo urbano cremonese). Al termine del loro impegno, ricordo che l'ingegner Mauro Spotti propose, con felice intuizione, di conferire ai due la carica onorifica di "cavalieri dell'ornato", carica già in uso, se ben ricordo, nella Cremona del settecento e da tempo ormai dimenticata.
Della proposta non si fece nulla, anche perché, a Cremona, come peraltro avvenne anche in tante altre città italiane, la effimera "primavera urbanistica" verificatasi a cavaliere tra gli anni 60 e 70, "primavera" che pure tante speranze aveva sollevato tra i cittadini più attenti alla tutela del paesaggio, naturale o costruito che fosse, stava ormai per esaurire la sua carica innovatrice e nuvoloni annuncianti tempesta stavano addensandosi sul panorama di quello che era stato, tempo addietro, denominato "il bel paese".