18 febbraio 2023

“Il Golfo Magico” in prima assoluta al Museo del Violino. Bahrami superstar con il Solis String Quartet e Stefano Valanzuolo

Torna “L’altra anima del Violino”, appuntamento, giunto alla quinta edizione, che valorizza lo strumento per antonomasia a Cremona nella cornice dell’Auditorium del Museo del Violino. In scena il Solis String Quartet ed il pianista Ramin Bahrami che hanno eseguito le trascrizioni e rielaborazioni Mozartiane di Antonio Di Francia e Vincenzo Di Donna, e pagine di altri autori riferibili alla storia e all’immagine culturale di Napoli quali Scarlatti e Cimarosa. Lo spettacolo “Il Golfo Magico” è un progetto ispirato al primo viaggio italiano di Mozart tra il 1769 ed il 1770. Durante quel viaggio il genio di Salisburgo fece tappa anche a Cremona. Proprio sul conosciuto “stallo” cremonese del giovane Mozart ha aperto la serata il direttore artistico Roberto Codazzi, appuntando i momenti salienti di quel viaggio che porterà Leopold e Wolfgang fino a Napoli. Scritto da Stefano Valanzuolo, il tema del testo ruota proprio attorno alla permanenza del talentuoso musicista a Napoli. Le musiche di Mozart, Scarlatti e Cimarosa si intrecciano alla narrazione di Valanzuolo in un unico grande momento in prima esecuzione assoluta. Valanzuolo appare in prima persona nello spettacolo, nella veste di narratore. Se il testo intessuto di notizie storiche e curiosità tratte dalla folta corrispondenza di Mozart ha avuto momenti interessanti ed efficaci, la prestazione attoriale non è invece stata di livello. Dizione ed intonazione sono stati lasciati ad un registro colloquiale che non ha neppure minimamente tentato di nascondere l’accento campano di Stefano Valanzuolo, rendendo la parte recitata alla stregua di una conferenza più che di un monologo teatrale come invece sarebbe potuto essere affidando ad un attore il ruolo di narratore.

Il quartetto Solis, tranne che per qualche piccola sbavatura nell’intonazione, porta a casa una buona prestazione, mostrando complicità e grande intesa nelle esecuzioni. Se a questo concerto avesse partecipato Yasuhisa Toyota, l’ingegnere acustico che ha progettato l’Auditorium del Museo del Violino, si sarebbe probabilmente alzato per rientrare a casa anzitempo. Il quartetto d’archi era, infatti, amplificato con microfoni e casse. Scelta incomprensibile, dato che durante il concerto non abbiamo assistito ad alcun effetto non riproducibile efficacemente senza amplificazione e che l'acustica della sala è stata proprio ideata per restituire un suono perfetto senza alcun bisogno di amplificare ulteriormente. Al netto di questa decisione discutibile, il gruppo ha ben legato gli spartiti al testo, negli interessanti arrangiamenti operati proprio dal violinista Di Donna e dal violoncellista Di Francia. Al pianoforte l’incredibile Ramin Bahrami. Non a caso il momento più intenso della serata è stata la sua esecuzione cristallina dell’andante dalla Sonata 16 k545 di Mozart. Per lui un lungo meritato applauso subito dopo l’ultima nota del celebre brano. Divertente, in chiusura di spettacolo, l’arrangiamento che traendo nucleo generatore da “giovinette che fate all’amore” dal Don Giovanni ha trasformato la pagina musicale in una tarantella travolgente che ha toccato anche Prokofiev, Martucci e Saint-Saëns. Un applauso scrosciante ha dimostrato apprezzamento ai musicisti che si sono prodigati in un bis, miscellanea tra il celebre Adagio e Fuga k546 e Libertango di Piazzolla. Applausi per questa serata diversa dal solito che ha unito parole e musica in uno spettacolo per nulla banale e che, con qualche piccolo accorgimento, può diventare un progetto davvero eccellente.

 

fotoservizio Gianpaolo Guarneri/Studio B12

Loris Braga


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