5 maggio 2025

"Sicurezza ed etica prima di tutto": la S.P.E.R. di Solarolo Rainerio festeggia i 40 anni di attività offrendo uno screening gratuito per la tiroide alla mensa S. Vincenzo De Paoli di Cremona

Un traguardo di tutto rispetto quello raggiunto dalla S.P.E.R. di Solarolo Rainerio: 40 anni di attività nella protezione macchine utensili. Un sodalizio nato nel 1985 quello tra l’imprenditore Vittorio Mardegan e il suo socio bolognese Giorgio Tabellini, che l'azienda ha deciso di festeggiare pensando agli altri ed offrendo uno screening gratuito per il tumore alla tiroide alle persone con fragilità sociale che frequentano la Mensa San Vincenzo de Paoli di Cremona.

L’imprenditore cremonese Vittorio Mardegan e il suo socio bolognese Giorgio Tabellini festeggiano i 40 anni di vita della S.P.E.R. di Solarolo Rainerio, braccio produttivo del gruppo P.E.I. di Calderara di Reno (Bologna) tra i leader europei del settore protezione macchine utensili: 420 dipendenti (anche in Serbia e Brasile), 60 milioni di fatturato annuo su venti mercati mondiali (50% export), oltre 70 brevetti internazionali e 34mila metri quadrati di aree produttive coperte (www.pei.it).

I due industriali celebreranno questo anniversario speciale insieme a tutti i loro collaboratori, in una festa privata, ma soprattutto con un’iniziativa benefica, accanto a Fondazione ANT Onlus, per restituire “in minima parte, ma con il cuore” qualcosa ai territori che hanno permesso a P.E.I. e S.P.E.R. di raggiungere questi obiettivi. Due giornate di prevenzione gratuita per il tumore alla tiroide dedicate alle persone in condizione di fragilità sociale offerta nei prossimi mesi ai frequentatori delle Cucine Popolari di Bologna e della Mensa San Vincenzo de Paoli di Cremona, dove verranno collocati ambulatori mobili per la diagnosi precoce nelle date che verranno presto comunicate. 

La S.P.E.R. nasce nel maggio del 1985, quando Vittorio Mardegan decide di uscire dall’azienda in cui lavorava come progettista e, con un socio, fonda S.P.E.R. Snc iniziando al contempo la collaborazione con la P.E.I. fondata nel 1980 da Giorgio Tabellini, con cui dall’inizio degli anni ’90 costituisce un unico gruppo S.P.E.R. Srl. A tutt’oggi S.P.E.R. produce principalmente coperture telescopiche, soffietti per il settore delle macchine utensili e per gli autobus articolati.

“Vissuto fino ai sedici anni nella campagna della provincia di Cremona – racconta Vittorio Mardegan -, guardando gli imprenditori della zona maturai presto l’idea di realizzare qualcosa di diverso. Grazie a passione e sacrificio, questo desiderio si è concretizzato nella costituzione dell’azienda che tutt’ora gestisco. Ma l’azienda è fatta di oltre cento persone che sono il cuore e valore di S.P.E.R. Persone del territorio che con dedizione e impegno hanno permesso di arrivare fino ad oggi a zero turnover: i nostri dipendenti vogliono rimanere, credono in quel che facciamo e sono la nostra vera e unica forza”.

“Nel Cremonese – aggiunge Giorgio Tabellini – l’attenzione all’etica del lavoro è una componente molto importante che genera la possibilità di investire. Chi produce reddito per te non può mai essere visto solo come un numero ma deve sentirsi parte integrante. L’etica viene prima del denaro. Non si risparmia sulla sicurezza e non si evadono le tasse: se ci si comporta bene, alla fine ci si guadagna sempre”

Giorgio Tabellini è ben noto per aver ricoperto cariche di primissimo piano come la presidenza di Cna Bologna (1997-2005) e Cna Industria Italia (2005-2013) nonché la presidenza di Aeroporto Aviazione Generale TAG Bologna (2007-2013) e della Camera di Commercio di Bologna (2013-2018): in questi ruoli è stato decisivo promotore della quotazione in Borsa della società aeroportuale bolognese e della creazione di Bologna Welcome. 

La P.E.I. (acronimo di Protezione Elaborazioni Industriali) è specializzata nell’ambito della sicurezza sul lavoro e delle protezioni per le macchine utensili. La sua genesi è molto speciale: “Era il primo ottobre 1969 – racconta Giorgio Tabellini -, avevo 25 anni, allora ero capo officina di un’azienda a Bologna. Stavo mettendo in lavorazione una macchina utensile e ci finii dentro, lasciandoci tre dita della mano destra. Mentre ero ancora sdraiato sul lettino dell’ospedale Rizzoli presi due decisioni: che dovevo tornare a studiare e che dovevo dedicarmi alla protezione dagli infortuni sul lavoro. Ricominciai a studiare di sera e mi diplomai in Ragioneria, poi mi iscrissi alla facoltà di Economia, diedi 16 esami e mi fermai perché non ce la facevo a portare avanti gli studi insieme al lavoro sempre più impegnativo: ero socio di un’azienda a Pontecchio Marconi prima di fondare la P.E.I. Non c’erano protezioni nella lavorazione delle macchine utensili, per cui il mercato era molto favorevole e allo stesso tempo agivo in un settore che ovviamente per me era molto importante: proteggere gli operatori da infortuni come quello che avevo subìto io”.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti