Stefania Bonaldi le canta al Pd (e a Piloni) sulla questione vitalizi regionali: “Chiediamoci perché non ci si schioda dal 22 per cento”
“Quando vediamo il Partito Democratico che non si schioda dal 22 per cento o giù di lì, ci facciamo mille domande, eppure io credo che il fulcro del problema siano i "comportamenti", perché sono questi a decidere come agiranno gli elettori.
Ovviamente questo assunto vale in maniera variabile tra gli schieramenti, perché se il senatore La Russa colloca il figlio all’ACI, la prossima volta prende il doppio dei voti.
A sinistra, che pure non è certo un consesso di collegiali, almeno sulla carta il meccanismo dovrebbe funzionare diversamente, anche per questioni culturali e civiche, che conducono a un maggiore controllo sociale sulla politica.
Purtroppo però anche da questa parte casca l’asino.
È successo di recente in maniera vistosa, presso la Regione Lombardia quando cinque dei diciotto consiglieri regionali del Pd si sono di fatto dissociati dal loro gruppo e hanno chiesto di potere godere del vitalizio, ripristinato di recente dal centrodestra, col voto contrario del Pd, sugellato dalle parole del capogruppo, Pierfrancesco Majorino, che aveva parlato dello stato in cui versano le tasche dei cittadini, anche rispetto all’inaccessibilità di servizi vitali, come la Sanità. “Noi siamo contrari, è un provvedimento che non riteniamo né necessario né prioritario”, queste le sue parole, importanti, che ti fanno sentire a casa e tracciano il crinale che un elettore progressista immagina esistere con lo schieramento opposto.
Lasciamo stare i moralismi, ma il fatto rimane, ed è serio.
Lo possiamo racchiudere in una semplice domanda, ossia se crediamo davvero che la politica si possa fare solo con le belle parole, ponendo i comportamenti e le azioni su un binario a scartamento ridotto”.
Così postò via social Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema e dirigente Dem. E a qualcuno, a Crema (Piloni?) fischieranno le orecchie?
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