28 giugno 2025

550 anni fa il Platina venne nominato bibliotecario della Biblioteca Vaticana, il primo bibliotecario della storia. Perché Cremona non lo ricorda?

Quando Mastro Martino da Como intorno al 1439 ricevette l’incarico di scrivere un libro di ricette per Ludovico Trevisan, soprannominato “cardinal Lucullo” per la sua passione per la cucina ed i banchetti, non avrebbe mai immaginato che quel suo “Liber de arte coquinaria” sarebbe diventato, nelle mani di Bartolomeo Sacchi detto “Platina” uno dei testi più importanti del nostro Umanesimo che dal 1474, quando fu pubblicato, nel giro di un secolo conobbe trenta edizioni e traduzioni in francese, inglese e tedesco. Bartolomeo Sacchi, che allora aveva circa 45 anni ed una vita decisamente avventurosa alle spalle, nato a Piadena da una famiglia di umili origini, il 18 giugno 1475 fu chiamato da papa Sisto IV a dirigere e riordinare la Biblioteca Vaticana, costituita qualche giorno prima, diventando così, 550 anni fa, il primo bibliotecario italiano. Il conferimento del nuovo incarico, avvenuto nel 1475, è rappresentato nell’affresco di Melozzo da Forlì, oggi nei Musei Vaticani, che mostra Platina inginocchiato davanti al papa. 

Eppure i suoi rapporti con la Chiesa non furono mai facili. Come anche la sua vita, decisamente burrascosa negli anni giovanili, prima di essere definitivamente riabilitato da papa Sisto IV. Inizialmente si arruolò come mercenario servendo per quattro anni sotto i condottieri Francesco Sforza e Niccolò Piccinino. Intorno al 1449, in età ormai adulta, cominciò gli studi umanistici frequentando la Casa Giocosa di Mantova, fondata da Vittorino da Feltre che allora era diretta da Ognibene Bonisoli da Lonigo. Già nel 1453 Platina stesso prese la direzione della scuola, diventando anche precettore dei figli del marchese di Mantova, Ludovico Gonzaga. Nel 1457 si recò a Firenze, dove iniziò un secondo periodo di studio sotto la direzione del filosofo bizantino Giovanni Argiropulo. In quell’occasione conobbe i Medici ed entrò in contatto con gli umanisti fiorentini. Intorno al 1462 seguì il giovane cardinale Francesco Gonzaga a Roma, dove entrò nell’Accademia romana di Pomponio Leto e ottenne la protezione dei cardinali Iacopo Ammannati Piccolomini e Bessarione. Nel 1464 acquistò per cento fiorini la posizione di abbreviatore nella cancelleria di Pio II, ma fu licenziato dal nuovo pontefice Paolo II. Dopo essersi ribellato al papa, minacciando che per ottenere la sua riassunzione si sarebbe rivolto a un concilio, fu arrestato e trascorse, tra il 1464 e il 1465, i mesi invernali nel carcere di Castel S. Angelo.

Nel 1468 fu arrestato una seconda volta, con l’accusa di aver partecipato alla ‘congiura’ ordita dagli accademici della cerchia di Pomponio Leto contro la vita di Paolo II. In quell’occasione fu anche accusato di eresia ed epicureismo. Dopo il duro periodo di un anno trascorso nuovamente in carcere, durante il quale fu sottoposto ad alcuni interrogatori sotto tortura, fu liberato e si ritirò per curarsi presso i Gonzaga, nei bagni di Petriolo e ad Albano. Ma Sisto IV, ben disposto verso gli umanisti, lo riabilitò pienamente conferendogli il prestigioso incarico. Platina morì a Roma il 21 settembre 1481, forse a causa della peste. Fu sepolto a S. Maria Maggiore dove era già stato deposto suo fratello Stefano due o tre anni prima.

Come moralista, Platina disapprovava gli atteggiamenti profani e la corruzione nella Chiesa. Nonostante ciò, partecipò al programma di Sisto IV per la renovatio della città di Roma nello stile degli imperatori antichi, con la quale si voleva esprimere il consolidamento del potere del Papato dopo la fine del conciliarismo. Nella sua opera principale, le Vitae pontificum (scritta negli anni 1471-75), basandosi sul Liber pontificalis, Platina riuscì a elaborare «il più efficace rimodellamento della storia papale secondo gli ideali umanistici ed etici». Platina può essere considerato il più importante precursore di storici della Chiesa come Onofrio Panvinio e Cesare Baronio, che lo superarono di gran lunga nella critica filologica delle fonti. In ambito cattolico le Vitae pontificum, spesso ristampate con l’aggiunta di biografie redatte da altri autori, conobbero grande successo e furono lette come opera quasi ufficiale. 

Uno degli intellettuali più importanti del nostro Rinascimento di cui la sua città sembra essersi dimenticata, proprio in occasione dei 550 anni della nomina a bibliotecario della Biblioteca Vaticana. Il primo nella nostra storia.

Fabrizio Loffi


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