2 novembre 2023

Al Cimitero di Cremona la preghiera per i defunti celebrata dal Vescovo Napolioni

«La morte genera una nuova unità dove non scompariranno le personalità e il bene che è stato compiuto». Con queste parole di speranza il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato la preghiera in suffragio dei defunti giovedì 2 novembre pomeriggio alle 15 presso il Cimitero civico di Cremona.

Una preghiera composta, fatta di gesti e parole semplici per commemorare le persone care che hanno lasciato il mondo dei vivi e che, per la Chiesa, si sono aperti a un’altra dimensione incontrando faccia a faccia il Signore e la pienezza della vita.

Presenti a questo breve momento di raccoglimento, oltre ai fedeli, alcune autorità, i sacerdoti della città e naturalmente il vescovo emerito Dante Lafranconi. Nonostante le forti raffiche di vento e la pioggia che a tratti ha caratterizzato l’intero pomeriggio, la celebrazione si è svolta regolarmente anche se all’interno del II androne anziché sull’altare all’aperto. Ma il programma è rimasto immutato consentendo a tutti i partecipanti di «esprimere – come ha detto il vescovo – il proprio affetto a chi ci ha lasciato, ricordando la loro vita, i loro gesti e anche il momento del doloroso distacco, uniti con loro nella comunione di una Chiesa in cammino nel tempo». Il cimitero accoglie credenti e non credenti, come ha ricordato Napolioni, ma per i cristiani c’è «una fonte di vita che alimenta la nostra speranza» e fa ripetere in maniera corale: «Concedi, Padre, a loro l’ingresso nel Regno dei Cieli ora che li hai tolti dalle vicissitudini della terra».

Il canto dell’Eterno Riposo ha aperto la preghiera che poi si è snodata con una serie di invocazioni, seguite dalla lettura di un brano del Vangelo di Giovanni che ricorda la morte del chicco di grano, necessaria per far fiorire la vita. E da quel chicco che pare solo nella terra è partito il commento del vescovo, sollecitato (lui stesso lo ha riferito) da alcune domande ricorrenti fatte a lui da gente comune. Non sappiamo – ha spiegato Napolioni – come si presenterà la realtà dopo la morte, ma siamo sicuri che essa non ci getterà nella solitudine. «Noi siamo fatti per un tuffo nella pienezza delle relazioni. La disgrazia non è rimanere soli nella vita sulla terra ma vivere la solitudine nell’al di là. In realtà la morte genera una nuova definitiva compagnia dove ritroveremo chi abbiamo amato. La morte rompe quella dose di individualismo che ci ammala come uomini e donne per aprirci ad una relazione aperta e pacificata», dove la convivenza tra popoli e culture diverse sarà una straordinaria e singolare esperienza. La speranza di una dimensione, dopo la morte, di pace non deve esimere i viventi – ha precisato ancora il vescovo Napolioni – dal vivere oggi con impegno i fatti del quotidiano costruendo già qui un regno di amore e pace, consapevoli che «siamo in cammino verso il Padre».

Al termine della riflessione è seguita la proclamazione del Credo per «renderci forti e sereni davanti al mistero della morte», le preghiere dei fedeli, un Padre Nostro e poi la benedizione. Acqua e incenso hanno ricordato il battesimo dei cari defunti e la loro «dignità eterna».

Prima della chiusura, il vescovo si è rivolto a Maria per affidare i viventi e coloro che sono defunti unendo tutti in una dimensione di Chiesa.

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