Al Ponchielli si è aperta la stagione lirica con Norma. Applausi per i protagonisti e per il coro
Il Ponchielli apre la tanto attesa stagione lirica con Norma. Un titolo del grande repertorio apprezzato dal pubblico che, pur non riempiendolo totalmente, è accorso a teatro. Come di consueto i due immancabili carabinieri in alta uniforme hanno accolto insieme al sovrintendente Andrea Cigni tutto il pubblico, e la serata si è aperta con l'esecuzione dell'inno nazionale. Luci spente, si comincia. L'opera ha visto il soprano Martina Gresia impegnata nel ruolo del titolo, realizzato con forza ed eleganza. La Gresia ha dipinto un personaggio complesso, travagliato, con un bellissimo timbro vocale, tondo e denso, particolarmente efficace nel centro e negli acuti ma omogeneo in tutta la sua estensione. Applausi scroscianti e qualche "brava!" dal loggione dopo un "Casta Diva" da manuale. Generose ma precise le colorature, tesi ed espressivi i fiati lunghi. Bene anche Antonio Corianó che ha interpretato un Pollione intenso e ben caratterizzato. Una voce brillante e squillante nell'acuto che rimane proiettata anche nelle frasi più gravi.
Buona la prova anche di Veta Pilipenko, trovatasi a sostituire la titolare Asude Karayavuz indisposta, nel ruolo di Adalgisa. Pilipenko ha un bel timbro lievemente brunito, che emerge in tutto il suo calore durante il duetto con Norma. Qualche difficoltà di pronuncia hanno lievemente tradito una prova altrimenti senza macchia.
Alessandro Spina disegna un Oroveso statuario, molto coerente con la partitura Belliniana, con una voce non potente ma che riesce a mantenere il suo contegno autorevole con coerenza stacanovista, non perdendo la sua mimica neppure durante gli applausi.
Lussuoso il ruolo comprimario di Clotilde interpretato da Benedetta Mazzetto con precisione e con una vocalità pronta ad affrontare ruoli ben più importanti.
Raffaele Feo propone un Flavio preciso, pulito, ma nei forti orchestrali la sua voce non oltrepassa il "muro" orchestrale.
I Pomeriggi Musicali hanno in questa sera dimostrato un buon amalgama e, salvo un paio di piccole sbavature nella sezione dei corni, hanno sostenuto una prova degna con un suono equilibrato e caldo. Merito va anche al bravissimo Alessandro Bonato che tiene le fila di questa composizione con maestria e competenza. Il giovane direttore tiene in pugno la compagine gestendo con anticipo il palcoscenico, aiutato anche in parte dall'assenza di regia. Capita non di rado che alcune scelte registiche portino i cantanti e, sopratutto, i coristi a cantare facendo strani movimenti antimusicali. Questa sera invece il coro di OperaLombardia ha fatto della staticità la propria forza per sostenere una serata ottima sotto il profilo dell'articolazione e della precisione. Particolare menzione, che ha portato anche ad un applauso a scena aperta dedicato proprio al gruppo vocale preparato da Massimo Fiocchi Malaspina, al coro "Guerra, guerra" staccato dal direttore con un tempo "alla bersagliera". Regia, dicevamo, praticamente inesistente. L'azione scenica si è svolta in un unico spazio scenico fatto di superfici lucide e di un grande cerchio mobile luminoso issato ed abbassato durante l'opera. Movimenti seriali, gesti didascalici, luci altrettanto didascaliche come l'atteso rosso finale durante il rogo. Dal canto suo, le "idee" di Elena Barbalich non hanno disturbato il cast vocale permettendo di affrontare la partitura con serena concentrazione. Efficaci i costumi di Tommaso Lagattolla, un po' meno le scene scarne che portano la stessa firma ma che forse non hanno comunicato del tutto ció che invece si legge nelle note di regia e che, a chi non le ha lette, è sicuramente risultato difficile collocare l'azione scenica in un tempo ed in un luogo, anche astratto che sia.
Nel complesso Cremona ha avuto una buona prima, applaudita caldamente dal pubblico in sala che, ora, si prepara a gustare con entusiasmo e curiosità il prossimo titolo in cartellone.
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