Bedriacum non smette di stupire: 150 anni di scavi a Calvatone, sulle tracce dell'antico vicus. Dopo le stalle di bovini e suini, sono emerse le tracce di una necropoli dell'Età del Bronzo
L'antico vicus Bedriacum torna a far parlare di sè: in questa zona che vanta una storia millenaria e che è sempre stata generosa di reperti archeologici, sono proseguiti anche nei mesi scorsi gli scavi e le campagne di indagine archeologica a Calvatone in località Costa di Sant’Andrea, l’antico vicus di Bedriacum. A poca distanza dal luogo in cui nel 1836 venne rinvenuta la statua della Vittoria Alata, eletta di recente a rapprensentaza della città di Cremona alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Gli scavi, tuttora in corso, hanno riportato alla luce importanti novità che cambiano l’immagine e la comprensione del paesaggio antico e della vita quotidiana dell’insediamento attraverso i millenni. Strato dopo strato, la storia svela i suoi mille corsi e ricorsi narrandoli attraverso gli oggetti che vengono rinvenuti dagli archeologi al lavoro su quella fetta di terreno. Un lavoro fatto di minute osservazioni, ma anche di strumenti all'avanguardia in grado di elaborare prospezioni geofisiche (magnetometria e radar), affidate al dott. Guglielmo Strapazzon, grazei alla qualu è stato possibile individuare con precisione le tracce sepolte di alcuni nuovi quartieri abitativi del vicus, con le loro infrastrutture antiche (strade, forse un porto fluviale), ridefinendo i limiti dell’abitato e le aree a destinazione funeraria.
Lo scorso anno la campagna di scavi aveva permesso di completare l’indagine di un grande magazzino semi-interrato (horreum) costruito in epoca imperiale e rimasto in uso fino al V-VI secolo d.C; era stata scoperta, per la prima volta, anche una porzione della cloaca, cioè il sistema fognario di Bedriacum di primo impianto: si tratta di un elemento fondamentale in termini di pianificazione urbana e di qualità della vita per una città antica.
Interessante sicuramente il ritrovamento di quella che è stata identificata come un'antica stalla, la prima riconosciuta come tale a Bedriacum anche se probabilmente non l’unica, risalente ad una fase tardo-antica: si tratta di un edificio quadrangolare di piccole dimensioni, dotato di pozzo in laterizi per la captazione dell’acqua che, grazie ai confronti e alle analisi paleobotaniche, inducono a ritenere che si trattasse proprio di una stalla. Del resto, numerose evidenze suggeriscono che l’economia antica del vicus si fondasse in larga parte sull’allevamento, soprattutto di bovini e di suini, oltre che sui commerci. Il paesaggio circostante era infatti caratterizzato da ampi pascoli e le specie coltivate erano destinate al foraggio più che alla cerealicoltura, mentre i resti faunistici confermano l’abbondanza e la varietà degli animali allevati e cacciati.
Ma gli scavi proseguono anche in questi ultimi mesi, con la campagna di ottobre che si sta concentrando su un’area esterna del vicus, verso sud-est (località Campo del Generale), dove i segnali geofisici mostravano una promettente concentrazione di anomalie: abbiamo quindi messo in luce un tratto di una grande strada romana (la cosiddetta “Vitelliana”), orientata S-SE, che metteva in comunicazione Bedriacum e la Via Postumia con un approdo sul Po, all’altezza di Casalmaggiore.
Una scoperta sorprendente è inoltre la presenza di una necropoli risalente all’Età del Bronzo (prima metà del II millennio a.C.): le sepolture sono caratterizzate da fossati circolari, di grandi dimensioni, ed erano forse coperte in origine da bassi tumuli di terra, come già attestato in alcuni siti della pianura padana. È il primo ritrovamento di questo tipo a Calvatone, anche se già agli inizi del Novecento era stato scoperto, poche centinaia di metri più a nord, un abitato risalente agli inizi della Media Età del Bronzo (Campo Cassio). Il prosieguo degli scavi e le analisi dei resti umani e dei materiali consentirà di acquisire maggiori dettagli sulla cronologia e sugli aspetti culturali di questa nuova necropoli.
Il progetto è condotto dall’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, con la direzione del professor Lorenzo Zamboni, grazie a finanziamenti di ricerca di Ateneo (Fondo Scavi Archeologici) e ministeriali (PRIN 2022). La direzione tecnica dello scavo è affidata al dott. Enrico Croce. Il Comune di Calvatone è partner strategico e cofinanzia annualmente gli scavi, con il supporto del Comune di Tornata che dal 2024 ha generosamente messo a disposizione gli alloggi per gli studenti. Lo scavo è condotto in regime di concessione autorizzata dal Ministero della Cultura attraverso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cremona, Mantova e Lodi (funzionario responsabile dott.ssa Nicoletta Cecchini).
Partecipano attivamente alle attività scientifiche e di valorizzazione numerosi enti e professionisti: l’Università degli Studi di Pavia (archeologia), l’Università degli Studi di Trento (geoarcheologia), L’Università di Modena e Reggio Emilia (paleobotanica), l’Università degli Studi di Firenze (architettura), la dott.ssa Angela Trentacoste, British School at Rome (archeozoologia), il dott. Gugliemo Strapazzon (indagini geofisiche), i Musei di Cremona e il Museo Platina di Piadena; il supporto e la collaborazione il GAL Oglio Po, la Proloco di Calvatone, Seniga Fratelli snc, associazione Anemos, ArcheoVea, associazione Klousios, il sig. Andrea Puerari.
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