Caritas Lombardia: “La casa è diventata un lusso” – Presentato il Rapporto 2024 sull’abitare e le nuove povertà
È stato presentato venerdì scorso, Giornata mondiale di lotta alla povertà, nella sede milanese di Caritas Ambrosiana, il Rapporto “Dare casa alla speranza. Le sfide dell’abitare secondo le Caritas lombarde”.
Partendo dai dati raccolti dalla rete dei centri d’ascolto delle 10 Caritas regionali, ai cui servizi si rivolgono ogni anno decine di migliaia di persone, il documento cerca di elaborare proposte e strategie all’insegna della dinamica giubilare della speranza.
Nel 2023 almeno 34 mila persone – con una forte presenza di stranieri (66%) e donne (54%) – hanno espresso principalmente problemi di povertà economica e disoccupazione, ma anche evidenziato la rilevanza della questione abitativa.
E in Lombardia la mancanza di case ha un’incidenza maggiore rispetto al livello nazionale (38,9% contro il 32%), come più elevata è la presenza di abitazioni precarie e inadeguate (14,7% contro 11,7%) e il tasso di sfratti o di situazioni di morosità (7,8% contro 4,9%).
Dall’indagine qualitativa – ha fatto osservare Meri Salati, componente del Tavolo dell’Osservatorio regionale sulle povertà e le risorse, che l’ha condotta – più della metà del campione selezionato ha difficoltà a trovare casa, spesso per motivi economici o discriminazioni, soprattutto contro stranieri. E oltre il 40% ha un’occupazione, ma un reddito da lavoro non basta più, in molti casi, a garantire serene condizioni di vita.
Uno dei capitoli del Rapporto – ha spiegato il professor Alessandro Balducci, presidente della Fondazione Housing sociale di Milano – è dedicato alla valutazione dell’intervento delle Caritas nel campo del disagio abitativo e ha poi illustrato in particolare 16 dei 43 progetti messi in atto.
Mentre Gabriele Rabaiotti, ex assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune meneghino e attuale presidente della Fondazione Cassoni, ha presentato qualche prospettiva di lavoro alla luce della normativa vigente.
“Il dato più importante evidenziato dalla ricerca – sottolinea Claudio Dagheti, direttore Caritas Crema, che nella circostanza, in qualità di coordinatore del Tavolo politiche sociali delle Caritas lombarde ha moderato gli interventi e proposto la riflessione conclusiva – è che il 42% delle famiglie investe più del 40% delle proprie entrate per l’affitto o il mutuo, rispetto alla tradizionale regola del terzo: uno per l’abitazione, uno per le utenze e il restante per altre necessità. Questo 10% in più, va pertanto a incidere sulla riduzione delle spese di queste famiglie per la sanità, l’alimentazione e la cura personale.”
“Nel contesto attuale, sia lombardo che cremasco – aggiunge – abbiamo famiglie che non hanno i requisiti per accedere all’edilizia popolare, che è comunque inadeguata in termini di quantità e qualità, e non riescono più a permettersi un affitto secondo il mercato, che spinge su immobili anche di pregio, su affitti turistici, a prezzi inaccessibili non solo per i fragili. Si va quindi a creare una zona grigia di popolazione schiacciata fra questi due poli, composta da quello che avremmo definito nel recente passato ceto medio. Ma la casa in affitto è oggi diventata un bene di lusso.”
“Il tentativo – evidenzia Dagheti, richiamando le sue conclusioni al convegno – è quello di attuare una politica radicata nelle relazioni con le persone che i centri d’ascolto delle 10 Caritas lombarde incontrano ogni giorno.”
E ha elencato tre proposte: la prima, che venga avviato su ogni territorio l’Osservatorio per la povertà abitativa, previsto dalla normativa ma ad oggi ancora disatteso.
“Questo è importante – puntualizza – perché conoscere i fenomeni di povertà permette di programmare le politiche.”
La seconda, che si ricominci a mettere fondi non solo sull’emergenza, ma che siano volti al mantenimento dei canoni di locazione, così da evitare gli sfratti, traumatici per le persone e costosi per le amministrazioni comunali.
La terza, immaginarsi un piano regionale e locale volti a “muovere gli immobili”, per contribuire, collaborando con istituzioni e altri soggetti sociali territoriali, al recupero di alloggi inutilizzati e degradati, di proprietà pubblica e privata, per ampliare lo spettro delle possibilità di “affitto sostenibile”, a favore di famiglie che rientrano nella sopra citata zona grigia.
“Caritas Lombardia – sottolinea – ha scelto di lavorare su questa tematica dopo 10 anni dalla pubblicazione del 1° rapporto sull’abitare, in un’ottica di corresponsabilità con le istituzioni pubbliche regionale e locali. Prospettiva fra l’altro condivisa con altre sette delegazioni Caritas delle regioni Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto. Segno che è un problema serio, importante e diffuso.”
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