27 giugno 2025

Beppe Cantarelli. Nato a Busseto, adottato da Cremona. Quando Mina scoprì il suo talento. La vita a Los Angeles, 100 milioni di dischi venduti con Quincy Jones. Campione d'incassi con Mariah Carey

Quinto appuntamento con “Cremonesi Così” la nuova avventura di CremonaSera, il viaggio che ci condurrà alla scoperta di personaggi che hanno la parola Cremona scritta nel loro percorso di vita. Sono molte ed interessanti le figure che, in vari modi, hanno contribuito a far conoscere la realtà di Cremona in Italia e nel mondo, noi vi porteremo da loroIl primo appuntamento era stato con lo scrittore Sandrone Dazieri (leggi qui), il secondo con il maestro Mauro Ivano Benaglia (leggi qui), il terzo con il medico Alberto Rigolli (leggi qui), il quarto con il fotografo delle étoile della danza Pierluigi Abbondanza (leggi qui)

Questa volta la destinazione è Busseto, un comune di quasi settemila abitanti ed anche se ci troviamo in provincia di Parma in Emilia-Romagna scoprirete che, ancora una volta, c’è molto di Cremona da scoprire.  

La città di Busseto, antica capitale dello stato Pallavicino, si trova a circa 8 km a sud del fiume Po ed è conosciuta in tutto il mondo perché vanta tra le sue frazioni Roncole, dove nel 1813 nacque il compositore Giuseppe Verdi, visse lo scrittore e giornalista Giovannino Guareschi e proprio qui è nato il protagonista della nostra intervista: Beppe Cantarelli.

Cantarelli nativo di Busseto ha respirato fin da bambino il ricco retaggio musicale di un luogo che ha dato al mondo intero alcune delle più belle ed emozionanti melodie che, senza dubbio, hanno costituito una fonte di d’ispirazione e di motivazione artistica. Dopo aver seguito gli studi di formazione classica presso il “Daniele Manin” di Cremona, sua città adottiva, ed il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, si trasferisce a Milano dove riscontra i suoi primi successi nel mondo della musica pop italiana di fine anni 70, inizi anni 80. È un talento portato alla luce dei riflettori dalla grande Mina. Difficile riassumere in poche righe una carriera così importante e straordinaria. Compositore, cantante, arrangiatore, produttore discografico, collaboratore dei più grandi musicisti al mondo. Nel 1982 si trasferisce in California, a Los Angeles, dove incontra QUINCY JONES, uno fra i più grandi musicisti e produttori del ‘900, da qui un susseguirsi di successi. Questo, però, è solo un assaggio di una vita non comune.

Vi accenno una piccola curiosità sul nostro incontro, il resto lo troverete nel video dell’intervista. Cantarelli, durante la nostra prima telefonata, mi chiede di dove sono, gli rispondo parlando di Cremona e lui controbatte subito esclamando: “Cat fidec sunti anche me de Cremuna mi disse così anche MINA la prima volta che ci incontrammo”. Da qui abbiamo instaurato un dialogo fatto di ricordi e di scambi scoprendo anche l’amicizia in comune con il cremonese Corrado Franguelli, oggi stimato professionista con la passione per la musica, ai tempi del Manin fu il primo tastierista del suo gruppo giovanile.

Cremona e Busseto unite indissolubilmente da un filo invisibile fatto di musica ed un importante passato. Caratteristiche splendidamente esplicitate nella suggestiva Piazza Verdi luogo del nostro appuntamento che farà da sfondo alla nostra intervista insieme a due luoghi di grande suggestione ed importanza storica: Il Museo verdiano di Casa Barezzi con il suo storico salone splendidamente custodito dall’Associazione culturale artistica Amici Di Verdi ed il Teatro Verdi, un gioiello ubicato nella Rocca, già Castello dei Pallavicino, di fondazione duecentesca ed ampiamente rivisto nell’aspetto nella seconda metà dell’Ottocento. Vengo ricevuta non solo dall’ospitalità di un luogo intriso di un’energia di altri tempi ma anche dalla piacevole accoglienza dei suoi abitanti. A fare gli onori di casa il Sindaco di Busseto Stefano Nevicati ed Elena Bonilauri, Presidente dell’Associazione Amici Di Verdi.

Il tempo di studiare le luci da set, inquadratura, audio e diamo il via alla nostra intervista.

Beppe Cantarelli originario di Busseto, adottato da Cremona, figura poliedrica nel mondo musicale, scoperto da MINA, signora della musica italiana, una vita tra i grandi della musica. In Italia hai realizzato 4 album/LP per Mina, 4 album/LP per lo storico gruppo rock italiano BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, hai collaborato con IVA ZANICCHI, ANNA OXA, FIORELLA MANNOIA, LOREDANA BERTE’, ORNELLA VANONI, TOTO CUTUGNO, RENATO ZERO, DRUPI, ORIETTA BERTI ed altri nomi importanti. Nel 1982 ti trasferisci a Los Angeles, diventi chitarrista di QUINCY JONES, da qui 100 milioni di dischi venduti. Lavori con “mostri sacri” come MICHAEL JACKSON, STEVIE WONDER, ARETHA FRANKLIN e mi fermo a MARIAH CAREY. Ho sicuramente dimenticato qualcuno. A te la parola.

Con Mariah Carey per la quale ho composto il brano “I Still Believe” ho raggiunto uno dei mie ultimi successi scalando i primi posti delle classifiche americane e mondiali, ricordo di averla convinta a venire in Italia a presentare questo mio pezzo al Festival di Sanremo del 1999. Lei nemmeno conosceva il Festival ma le suggerii di partecipare per promuovere il brano proprio per avere anche in Italia una audience spettacolare, con grande gioia per la RAI e per la SONY, sua casa discografica, accettò. Questo fu anche il mio più grande successo come vendite.

Il tuo percorso è stato eccezionale. Partito da Busseto, passando per Cremona e la campagna cremonese per arrivare a Milano. Hai scritto canzoni che hanno scalato le classifiche mondiali. Come sei riuscito in questa impresa?

Già al liceo avevo la prima band, suonavamo i pezzi dei Beatles, Jimi Hendrix, Rolling Stones, i pezzi che andavano di moda a fine anni ’60 ed il mio tastierista era di Torre de’ Picenardi, il Dott. Corrado Franguelli con il quale siamo amici ed eravamo compagni di classe al “Manin”. Da lì, anziché proseguire con giurisprudenza a Parma, ho scoperto di amare di più la musica e mi sono trasferito a Milano dove ho iniziato a farmi conoscere nelle sale d’incisioni come chitarrista ed altro. Proprio lì, durante una serata dove mi avevano chiamato come chitarrista, ho conosciuto MINA. Quando sono entrato in regia e si è presentata a tutti musicisti, io ho esordito con uno stellare “càt alùra” (tipica espressione dialettale cremonese), lei ha sgranato gli occhi e subito ha esclamato: “Cremùna!”, da quel momento abbiamo ripercorso i miei passati cremonesi, ricordando anche FRANCO NEVA che fu uno dei miei primi batteristi e batterista di Mina al tempo degli HAPPY BOYS.

Hai collaborato più volte con MINA, hai scritto anche un libro “Mina canta Cantarelli, Cantarelli canta Mina” racconti dietro le quinte, le hai composto ed arrangiato diversi brani che hanno avuto un enorme successo. Com’è stato lavorare con lei?

Negli anni ’70 il mio sogno, come quello di tanti altri musicisti, compositori, produttori e discografici in Italia, era quello di poter esprimere la nostra arte con la grande MINA, lei era la numero uno; il primo mio brano che decise di cantare fu “Se il mio canto sei tu” e dovetti abbassarlo di un tono durante un’incisione, per un attimo vissi un momento di panico poi tutto si risolse al meglio.

(Approfondimenti nel video)

Un concetto a te molto caro: cos’è l’artigianato in musica?

La musica, come tante arti, rappresenta un fattore artigianale, poi per motivi di marketing, di promozione, di globalizzazione è necessario accedere a questi strumenti. Immaginiamo se i Beatles avessero potuto accedere ai sistemi di diffusione disponibili oggi che sarebbe accaduto. Questi parametri, però, sono industriali, ciò che non condivido è quando queste entità entrino nell’aspetto creativo. Potremmo paragonare il concetto delle belle e salutari osterie ad un fast food?! Dove va a finire il concetto di arte culinaria? Lo stesso vale per la musica.

Nella tua vita non ti fossilizzi su un unico genere di musica ma componi, orchestri e produci brani di vario genere e nel ’98 fondi a Los Angeles IL MILLENNIUM CHOIR, coro multietnico, musica di emozioni e spiritualità, oltre le barriere religiose e culturali. Da qui un’escalation che ti porterà a scrivere il Magnificat per Papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del Terzo Millennio.

Ho sempre avuto la passione per la musica classica, la musica dei salotti europei degli ultimi secoli, però, ho sempre avuto anche l’interesse per tutto quello che è nato nei campi di cotone nel sud degli Stati Uniti da cui è scaturito il gospel, lo spiritual, il blues, il jazz, il rock e soul, queste sono le mie due passioni. Negli anni ho cercato di unire queste due anime. (Approfondimenti nel video)

Per oltre vent’anni hai vissuto a Los Angeles ma sei tornato spesso dalla tua famiglia, dai tanti amici cremonesi, ora ti sei ritirato a musica privata.

Ogni dieci, quindici anni amo girare pagina, mi sono ritirato come amo dire a musica privata perché ho deciso di fare la musica che voglio, per chi e con chi voglio e sono completamente libero. Anche se, confesso, se vogliamo tenere viva la riflessione foscoliana dell’uomo che ha l’istinto di lasciare qualcosa dopo la sua non eternità terrena, credo che verrò ricordato per brani come il Magnificat.

NEL VIDEO TROVERETE L'INTERVISTA COMPLETA. 

 

Foto e video sono di Beatrice Ponzoni

Nelle foto Beppe Cantarelli con Stefano Nevicati, Sindaco di Busseto all’interno del Teatro Verdi e con Elena Bonilauri, Presidente Associazione Amici di Verdi all’interno del Museo verdiano di Casa Barezzi. Poi con Mina e con alcuni grandi artisti con cui ha lavorato

 

Beatrice Ponzoni


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commenti


Jim Graziano Maglia

27 giugno 2025 15:21

Ottimo l'articolo su lui, oggi su Cremona sera.E" stato e sarà per sempre un grande e talentuoso Musicista e Uomo di Spettacolo non come quei tanti cialtroni di pseudo artisti che 'dominano' la scena della canzone(!) oggigiorno..!✌️🎸🎼