23 settembre 2024

Compie novant'anni Gino Paoli, le serate al Bissone. Le risate per "el Bisol" come in dialetto si chiama il bicchiere di vino e quella cotta per Mina inseguendola a Cremona

Gino Paoli, il cantautore genovese che ci ha regalato sessant'anni di musica e poesia, compie oggi 90 anni. Paoli si racconta nel suo libro autobiografico “Cosa farò da grande. I miei primi 90 anni”. Gino Paoli ha un lungo legame con Cremona, capitava spesso di vederlo al Bissone in via Pecorari. Ogni volta che è tornato in città per un concerto (l'ultima volta la Museo del Violino per Cremona Jazz). Qui tra Cremona e Bozzolo è stato a lungo di casa. In città, sotto il Torrazzo, al Bissone di Vittorio e Jole in via Pecorari e nel paese un po’ mantovano e un po’ cremonese nel “nait club” (scritto così come si legge) insieme a Gian Galeazzo Saviola. Ed è stato proprio grazie a quest’ultimo che ha scoperto Cremona e le sue campagne. Era il 1961 e alla Bussola di Viareggio ha conosciuto Gian Galeazzo Saviola: era seduto al pianoforte, a luci spente, suonava per una ragazza dall’aria sognante. Ne è nata una amicizia straordinaria. Paoli lo battezza subito “Chopin” e a lui dedica persino una splendida canzone. Saviola, papà bozzolese e mamma piemontese della famiglia Ronchey, quella del giornalista Alberto. Aveva iniziato il liceo a Carignano, poi passato al Manin di Cremona. Un po’ nobile e un po’ bohemien, è stato lui a portare il cantante genovese al Bissone di via Pecorari, da Vittorio e la Jole. Il Bissone, antica insegna e lanterna in ferro battuto, probabilmente è il più antico locale della Lombardia ancora in attività. Il nome e il simbolo derivano dai Visconti che dominavano su Cremona, così come il termine “Bisol” che tanto ha divertito Paoli quando l’ha sentito, che indica un bicchere di vino in cremonese e che deve la sua origine al costo di una moneta con il “biscio” dei Visconti. “Il Bissone di Vittorio – racconta Paoli – era un posto incredibile perchè lì potevi trovare di tutto: il riccone e l’operaio, il dandy o il terrorista fianco a fianco, raccolti attorno al pianoforte. Lì ho conosciuto personaggi da leggenda”.

Ma è a Bozzolo che Paoli ha trascorso molte serate con Gian Galeazzo Saviola. “Un paese di matti, di persone bizzarre ma autentiche. In piena austerity i bar restavano aperti fino alle 5 del mattino. Al “Nait Club” (scritto davvero così) trascorrevamo il tempo bevendo vino dalle damigiane travase nelle tazze bianche chiamate “le partorienti”, che diventavano presto nere a causa del residuo denso del vino”. E a Bozzolo Paoli ha regalato una canzone bellissima, “Bozzoliana” dove racconta la vita del paese.

In un’intervista al settimanale "Chi", i cui contenuti sono stati anticipati dall’ANSA, Gino Paoli rievoca il suo primo incontro con Mina nei primi anni ’60, e ammette: "Per Mina presi una piccola cotta, era una ragazza molto affascinante. Col tempo ho capito che fui colpito da lei perché era una forza della natura come il Po della sua Cremona, la citta' dove e' nata. (...)Cominciammo a vederci finche' a un certo punto qualche divergenza ci divise". La fine dell’idillio indusse Paoli a negare a Mina "Il cielo in una stanza", una delle sue prime canzoni. "Ma lei mi telefonava e insisteva. Allora cedetti a patto che interpretasse anche una cosa d'un mio amico, Giampiero Reverberi". Quando l'ha incisa "Mina ha finito di cantare e si è messa a piangere, i musicisti si sono tutti alzati in piedi e han cominciato a battere degli strumenti”.

 


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