Corso Garibaldi, la sofferenza del commercio: 40 vetrine spente. 15 anni fa Bergonzi proponeva: arredo, aiuole, parcheggi. Nulla
Sono iniziate in Comune le riunioni per la "Rigenerazione Urbana" affidata come progettazione all'architetto Stefano Corbani ma che vede coinvolti diversi assessorati del Comune. Si tratterà di una revisione di alcuni spazi (le gallerie, i giardini pubblici, i corsi cittadini) insieme ad un nuovo arredo urbano. In attesa dei primi risultati degli incontri, da corso Garibaldi alcuni operatori fanno sapere che da loro la crisi continua a mordere, che si sentono esclusi dalle scelte e che la strada che un tempo era la via dello shopping per eccellenza adesso vive un momento di decadenza. Una quarantina sono le vetrine spente nel tratto che va da corso Campi fino a San Luca, altri negozi potrebbero aggiungersi a questa sequenza di luci spente dopo la fine dell'anno. Qualcuno ha proposto di trasformare alcuni negozi del corso in garage e bene ha fatto la commissione paesaggio a bocciare il progetto. Qualcuno ha sfidato la crisi aprendo qualche nuova attività, altri hanno chiuso. La crisi di corso Garibaldi è senz'altro dovuta al costo eccessivo degli affitti, alle poche iniziative che coinvolgono questa parte di città, alla scarsa dotazione di parcheggi che scoraggiano chi vuole entrare in città per fare spese. Ma cosa si può fare per ridare vita a corso Garibaldi? Quali proposte? Questo ci attendiamo dagli incontri sulla Rigenerazione promossi dall'Amministrazione. Dagli archivi intanto è rispuntato un intervento che esattamente 15 anni fa (novembre 2006) aveva fatto su "La Cronaca" Antonio Bergonzi, commerciante storico di corso Garibaldi, studioso di liuteria e della storia di Cremona scomparso da qualche anno. Bergonzi richiamava l'attenzione sulla necessità di rilanciare il centro con l'apertura del Centro Commerciale Cremona Po. Rileggendo oggi queste note di quindici anni fa, se ne scopre la straordinaria attualità. E una serie di proposte purtroppo restate lettera morta.
"La nuova super Coop è un frammento di città tolto al centro storico e depositato alla periferia. Ma la sua struttura è priva di emozioni, la plastica, l'acciaio, i vetri non possono competere con le vie del centro dove si respira aria famigliare e di antiche storie. E' la considerazione fatta da un mio caro amico, persona sensibile, laureato e impegnato seriamente nella sua professione, che dopo aver visitato il nuovo centro commerciale così aveva commentato. Richiamiamo l'attenzione sul centro cittadino. In che cosa si differenzia dalla Super Coop? Ci sono negozi, ristoranti, luoghi di svago, verde e supermercati. Nonostante tutto il centro muore, la massa corre verso le illusioni di un teatro i cui scenari sono freddi e finti, vive inconsciamente questo spettacolo con l'ansia di acquistare per sedare le proprie insoddisfazioni.
Perché il centro storico non può esaudire tutti i desideri? Non può perché è stato lasciato solo senza strutture di accoglienza. Se solo si potesse inserire nel tessuto urbano centrale una serie di parcheggi, comodi per chi arriva, il ruolo del centro si rafforzerebbe a tal punto da fare concorrenza ai megainterventi in periferia, in più avrebbe dalla sua il valore di una città viva, calda e accogliente, certamente più suggestiva delle fredde file di gondole stracariche di proposte spesso inutili.
Ma un accattivante arredo urbano (esempio un'aiuola in corso Campi, una illuminazione a stelo) una particolare cura del selciato, molte fioriere accanto ai punti di vendita, un servizio collettivo di consegne a domicilio, più la soluzione sotterranea di altri parcheggi, il potenziamento di via Villa Glori, il parcheggio nel Supercinema e navette efficienti ogni 10 minuti tra i parcheggi corona e il centro, ne farebbero una sicura meta. Allora? La maggior frequentazione del centro contribuirebbe al rafforzamento della piccola distribuzione, quindi di conseguenza investimenti nelle aziende, più promozioni della propria immagine e un definitivo assestamento dei punti vendita. Soltanto così sarebbero giustificati gli affitti che oggi obbligano molti a chiudere il negozio.
Illusioni, caccia alle farfalle? No! All'estero questi progetti sono diventati realtà. Le amministrazioni hanno per tempo considerato il fenomeno dello svuotamento e con esso la morte dei centri storici. Vi sono anche piccole città come Willac, Klagenfurt in Austria che nonostante una pesantissima invasione della grande distribuzione nella periferia sono riusciti a salvare, oltre che rendere vivibile e attraente, il centro cittadino.
Eppure a Cremona c'è ancora chi vede con disprezzo i parcheggi centrali. Chissà dove vivono queste persone. Certamente fuori dalla realtà. Provate a chiedere ad un direttore di supermercato quale sia l'andamento degli incassi. Vi sarà risposto: gli incassi sono proporzionali ai posti macchina che offriamo ai clienti.
Vogliamo allora fare un conto di quante sono le superfici di vendita residenti nel centro cittadino? Forse sono maggiori della superficie del super Coop, ma i posti macchina a disposizione non sono nemmeno la quinta parte del centro commerciale.
"Invitare i cittadini ad andare a piedi" è da tempo lo slogan delle amministrazioni locali. A piedi certamente in una grande isola pedonale ma con parcheggi al suo servizio, ossia vicini alle zone commerciali. Un’ultima considerazione: si dirà che spesso, ad esempio il “La Marmora” è semivuoto. Prendiamo questo fatto in senso negativo, ossia se c'è posto significa che il centro non ha più la capacità di attirare interessi, in altre parole sta morendo. E’ la storia di un cane che si morde la coda: meno utenti, meno qualità dell'offerta. Più è il disagio per l'assenza di posti macchina più veloce è il degrado dell'apparato commerciale del centro" (Antonio Bergonzi)
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commenti
harry
26 ottobre 2021 18:07
.... e il tratto di pavimentazione di preggio non ha prodotto gli effetti previsti ?
Daniro
27 ottobre 2021 08:21
Ora le paroline magiche sono "rigenerazione urbana" a cui si pensa di affidare la risoluzione di tutti gli errori e i ritardi degli ultimi decenni. Non sono solo il centro storico e il tessuto commerciale di pregio, mai definitivamente pedonalizzato con interventi di qualità, a soffrire di incuria e abbandono, ma intere parti di città lasciate in balia di meri interessi privatistici tra cui il fiorire di insulsi "centri commerciali" e un traffico veicolare a livello di metropoli. La qualità di vita peggiora invece di migliorare, non solo perché siamo certificati come una delle Città più inquinate d'Europa, e non sarà una panchina in più o una nuova pavimentazione a riscattare questa condizione di grigiore e di impotenza. Anche il settimanale l'Espresso ha ora dedicato a Cremona un titolo che dovrebbe far riflettere "Cremona, polveri sotto al tappeto": forse non sono tutte sottili.