Cremona ringrazia i suoi lavoratori: consegnati gli attestati di benemerenza agli ex dipendenti comunali
Mercoledì 12 novembre, nella Sala dei Quadri di Palazzo comunale, si è tenuta la cerimonia di conferimento degli attestati di benemerenza agli ex dipendenti comunali. Come da tradizione questa cerimonia si svolge per la ricorrenza di S. Omobono, patrono di Cremona, data che, nel 1970, è stata scelta per la Giornata dei lavoratori anziani del Comune. Quest'anno è stata anticipata di un giorno per impegni istituzionali del Sindaco. Si tratta di una cerimonia destinata a testimoniare, attraverso la consegna di un attestato di benemerenza, la riconoscenza dell'Amministrazione ai lavoratori meritevoli che cessano dal servizio dopo almeno 20 anni di attività prestata alle dipendenze del Comune di Cremona o Enti ad esso assimilati, salvo casi eccezionali stabiliti dalla Giunta comunale.
Erano presenti alla cerimonia il Sindaco Andrea Virgilio, il Presidente del Consiglio Comunale Luciano Pizzetti, il Segretario Generale Gabriella Di Girolamo, l'Assessore all'Ambiente Simona Pasquali, l'Assessora all'Istruzione Roberta Mozzi, l'Assessore al Commercio, Mobilità, Sport Luca Zanacchi, i dirigenti, una rappresentanza della RSU e del Comitato Unico di Garanzia (CUG), famigliari e amici degli ex dipendenti.
Hanno ritirato l'attestato e i biglietti per l'ingresso ai Musei Civici e al Museo del Violino, consegnati dal Sindaco e dagli Assessori, i seguenti ex dipendenti comunali meritevoli cessati dal servizio, o comunque collocati a riposo, nel periodo tra il 13 novembre 2024 ed il 12 novembre 2025: Chiara Losi (Settore Economico Finanziario Entrate – Ufficio Riscossioni e Pagamenti); Giuseppe Marca (Unità Direzionale Segretario Generale – Ufficio Stampa); Laura Macchi (Settore Entrate Tributarie, Servizi Demografici, Cimiteriali e Statistica – Ufficio IMU); Rossana Cadeo (Settore Politiche Sociali – Ufficio Gestione Integrata dei Processi, Contratti e Convenzioni); Claudia Cattoni (Settore Mobilità Sostenibile, Verde Pubblico e Protezione Civile - Ufficio Viabilità, Suolo e Sottosuolo, Protezione Civile Illuminazione, TPL); Claudia Enrica De Cicco (Settore Politiche Educative e Istruzione); Martina Fadigati (Settore Cultura e Turismo); Maria Feroldi (Settore Cultura e Turismo); Fiorenza Belloni (Settore Politiche Educative e Istruzione); Donatella Boccali (Settore Politiche Sociali – Servizio Quartieri e Beni Comuni); Rossana Miglio Settore Entrate Tributarie, Servizi Demografici, Cimiteriali e Statistica – Ufficio TARI); Marcellina Galetti (Settore Economico Finanziario Entrate – Ufficio Accertamenti e Impegni); Edy Grazioli (Settore Politiche Educative e Istruzione); Nadia Lazzaretti (Settore MobilitàSostenibile, Verde Pubblico e Protezione Civile - Ufficio Occupazioni e Manomissioni Suolo Pubblico). Agli ex dipendenti che non sono potuti intervenire, il riconoscimento sarà consegnato in un altro momento.
Terminata la consegna dei riconoscimenti, il Sindaco Andrea Virgilio ha rivolto questo saluto ai presenti: "Oggi ci troviamo per un gesto che sembra di rito, ma che di "formale" ha poco: dire grazie. Grazie a chi ha servito il Comune di Cremona e, attraverso il Comune, la città. È una gratitudine pubblica, davanti alla comunità e davanti alle vostre famiglie, perché il servizio che avete svolto non è mai stato solo vostro: ha impegnato tempo, energie, a volte anche serenità domestica.
La Pubblica Amministrazione è l'infrastruttura invisibile della vita di tutti i giorni. Quando funziona nessuno la nomina: la scuola apre, il verde è curato, un anziano riceve un aiuto, una strada viene messa in sicurezza, un evento culturale è organizzato, una pratica complicata trova la sua strada. Dietro questo "funziona" ci siete stati voi. Il Comune è il primo presidio della democrazia: è la porta a cui si bussa. Ed è importante che quella porta, in questi anni, abbia trovato persone in carne e ossa, non solo regolamenti.
Fare lavoro pubblico significa avere un'etica particolare: mettere il bene comune davanti alle convenienze personali; usare le risorse pubbliche come se fossero proprie; trattare tutti con equità, soprattutto chi ha meno voce; applicare le regole senza trasformarle in muri. È un'etica che non vive nei discorsi, vive nei dettagli: una pratica controllata due volte; una risposta gentile anche quando dall'altra parte c'è rabbia; un sopralluogo sotto la pioggia; una nota scritta bene per evitare problemi a chi verrà dopo.
Ma oggi voglio fermarmi su un aspetto che troppo spesso lasciamo fuori dai discorsi ufficiali: il luogo di lavoro come spazio di vita. Perché il Comune non è stato solo il posto dove timbrare o fare un atto amministrativo. È stato—per molti di voi per decenni—uno spazio di emozioni. Qui sono nate amicizie solide, di quelle che poi durano anche oltre il servizio. Qui qualcuno ha trovato complici, qualcuno ha trovato maestri, qualcuno ha trovato anche un pezzo di famiglia. Qui vi siete raccontati malattie e nascite, separazioni e lauree dei figli, lutti e vacanze. Qui ci si è fatti forza quando c'erano momenti drammatici, qui si sono festeggiati i traguardi, qui si è riso per cose piccole che fuori non avrebbe capito nessuno.
E, diciamolo, qui ci sono stati anche i conflitti: divergenze tra uffici, tensioni tra generazioni, scontri di carattere, incomprensioni che a volte hanno fatto male. È normale: dove c'è vita, c'è anche attrito. Ma questo dice una cosa bella: non eravate solo "risorse umane", eravate persone intere, con il vostro carattere, la vostra storia, i vostri limiti. Vi siete messi in gioco. Avete portato voi stessi, non solo una qualifica.
Il lavoro, quando è così, diventa uno dei luoghi dove ci si conosce davvero. Perché al lavoro si vede la tenuta nelle difficoltà, la generosità, la capacità di ascoltare, la pazienza, ma si vedono anche le fragilità. E questo Comune, con tutti i suoi difetti, è stato anche un contesto che ha permesso a molte e a molti di crescere come persone. A volte si è cresciuti perché qualcuno ci ha dato fiducia. Altre volte perché ci è stata chiesta una responsabilità improvvisa. Altre ancora perché abbiamo dovuto affrontare emergenze più grandi di noi.
Penso, e lo dico con rispetto, ai momenti più duri che abbiamo vissuto insieme: i mesi del Covid, che per Cremona sono stati una ferita vera; le emergenze del territorio; i colleghi che abbiamo salutato troppo presto. In quelle situazioni avete mostrato cosa significa servizio pubblico: esserci.
Nonostante la paura, nonostante la fatica, nonostante le ore. E avete mostrato anche una cosa più intima: che in Comune ci si vuole bene, a modo nostro, senza retorica.
Calvino scrive che le città sono 'un insieme di memoria, di desideri, di segni'. Cremona è questo: memoria, perché ha una storia potente; desideri, perché le persone che la abitano vogliono vivere bene; segni, perché ogni giorno qualcuno lascia una traccia. Voi avete lasciato segni. Non tutti visibili: molti stanno nei fascicoli ordinati, nei procedimenti scritti bene, in un cittadino che esce dallo sportello meno arrabbiato di come è entrato, in un parco più curato, in una scuola più sicura.
Oggi, però, non possiamo far finta di niente: per chi arriva dopo di voi è più complicato. È più difficile attrarre giovani nella Pubblica Amministrazione. Ci sono stipendi non sempre competitivi, c'è una burocrazia che intimorisce, c'è una narrazione sul "pubblico" spesso ingiusta. Eppure il Comune è ancora uno dei pochi posti dove puoi vedere l'effetto del tuo lavoro in faccia. Per fare questo servono due cose insieme: competenze trasversali— saper lavorare con gli altri, saper ascoltare i cittadini, saper comunicare con chiarezza, saper gestire un conflitto — e competenze tecniche sempre più specialistiche, perché oggi si lavora su transizione ecologica, fondi europei, digitale, inclusione sociale, cultura, rigenerazione urbana. È una PA più esposta e più misurata. Ma può essere anche una PA più bella da vivere, se la rendiamo umana.
E qui torno a voi. Perché oggi andate in pensione, sì, ma non si spegne l'interruttore. È un passaggio importante, e so che è un passaggio doppio: da una parte la gioia del tempo libero, degli affetti, di poter dire "adesso scelgo io"; dall'altra un filo di malinconia, perché si lasciano abitudini, voci, sguardi, si lascia un pezzo di identità. È normale sentire entrambe le cose. Il messaggio che vi voglio lasciare è semplice: non uscite dalla storia del Comune, entrate in un altro capitolo. La città vi riconosce come una sua risorsa, anche adesso. E soprattutto: godetevi quello che avete costruito. Avete diritto alla leggerezza.
Un grazie va anche alle vostre famiglie. Perché il lavoro pubblico lo si porta a casa: ci si porta a casa la stanchezza, la frustrazione di una pratica bloccata, la tensione di un'emergenza, il pensiero per un utente fragile, le arrabbiature per un taglio di risorse. Se la macchina del Comune ha retto, è anche perché a casa c'era qualcuno che teneva il resto in equilibrio.
Cremona è una città che vive di saperi pazienti: la liuteria, la musica, l'agroalimentare, l'artigianato. Sono mondi dove la qualità non si improvvisa, si costruisce nel tempo. Voi avete fatto la stessa cosa, solo che il vostro "strumento" era la città. Avete accordato ogni giorno questa macchina complessa che è il Comune, perché potesse suonare, senza stonature, insieme alla vita dei cremonesi.
Oggi vi consegniamo un segno. È un gesto simbolico, lo so. Ma il riconoscimento vero è nella memoria delle persone con cui avete lavorato e nelle cose che avete lasciato più solide di come le avete trovate.
Vi auguro che la pensione sia una stagione piena, non una pausa: tempo per i nipoti, per i viaggi, per i vostri interessi, per i luoghi che amate. E quando passerete davanti a una scuola comunale, a un cantiere, a un giardino curato, a una mostra organizzata dal Comune, sappiate che lì dentro c'è anche un pezzetto di voi.
A nome della Città di Cremona: grazie per il lavoro, per la professionalità, per la tenuta nei momenti difficili e per la misura nei momenti felici. Questa resta casa vostra. Grazie".
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