6 settembre 2025

Degrado al Morbasco: il ponte attende da anni un significativo restauro mentre l’area circostante è soffocata da rifiuti e abbandono

Nonostante lo sblocco di una parte dei fondi, il Comune di Cremona non ha ancora mosso un passo concreto per il recupero del ponte sul Morbasco. A distanza di oltre tre anni dal crollo causato da un temporale, l’opera storica resta ferma tra transenne e degrado, senza alcun intervento all’orizzonte.

Un altro anno, abbondante, è passato e la storia continua a “cadere a pezzi”. Tutto tace, e questo si commenta da solo, sul futuro dello storico ponte sul Morbasco di Cremona. Ci ha “pensato” un albero, caduto in seguito ad un violento temporale il 4 luglio 2022 a danneggiarlo pesantemente. Da allora sono passati tre anni e due mesi e nulla si è mosso. Le transenne sono lì a “parlare”, a testimoniare un degrado evidente e a dire che un altro pezzo di storia (che ha quasi duecento anni visto che il ponte fu costruito tra il 1854 ed il 1855 su progetto, pare, di Vincenzo Marchetti) è finito nel “dimenticatoio” (non il primo e, probabilmente, nemmeno l’ultimo). Chissà se sarà mai restaurato riconsegnando alla città un angolo caratteristico e bello, oggi caratterizzato anche da altre brutture, in particolare resti di copertoni, bottiglie di alcolici e altra immondizia a testimoniare, una volta in più, un degrado umano che è impressionante e vergognoso perché il fatto che ci siano in giro, nel terzo millennio, soggetti che non sanno gettare nella spazzatura quattro bottiglie o due copertoni è qualcosa di inaudito. Del resto il fatto stesso che le bottiglie “in mostra” sono tutte di alcolici la dice chiaramente lunga, senza “se” e senza “ma”. In attesa anche di sapere se, nel frattempo, siano state effettuate verifiche statiche al fine di garantire a tutti la piena sicurezza e percorribilità del piccolo ma storico ponte è giusto ricordare, una volta in più, che questo rappresenta un pezzo di vecchia Cremona e sarebbe stato necessario salvaguardarlo immediatamente.

Si tratta di un'opera  creata, all’epoca, per permettere il "nuovo passeggio al Po" forse progettata da Vincenzo Marchetti. Il fabbro che realizzò quell'opera apparteneva al ramo femminile della famiglia Groppali: Beniamino Ghilardotti che viveva nel palazzo all'angolo tra l'attuale via Massarotti e Porta Po. Il ponte risale al 1854 (inaugurato nel 1855) e nel  giugno 1857 venne collaudata la nuova strada Passeggio che, però, fu pesantemente danneggiata nell'ottobre da una disastrosa piena del Po che impose un generale riordino di tutti gli argini per eliminare i fenomeni di corrosione, operazione che venne completata nel 1861. Il viale era allora denominato "Passeggio al Po" quando dalla porta si prolungava in avanti fino al dazio. C’è solo da sperare che, prima o poi, dai “palazzi” venga detto e chiarito pubblicamente se il ponte è tra le progettualità da realizzare e, se sì, come e quando. Con la speranza che si eviti la solita risposta circa “problemi di bilancio”, visto che magari si sono reperiti fondi per altre opere che potevano attendere, e magari erano anche discutibili. Si riuscirà, almeno, a dare una pulizia generale all’area e magari ad estirpare lo “zucchino selvatico” che la sta invadendo? In merito ai “problemi di bilancio”, questi saranno anche veri come del resto accade ovunque però ci si consenta di rilevare che, a pochi chilometri da lì, qualcosa è stato fatto. Infatti nel 2019, causa problemi strutturali, veniva chiuso lo storico ponte “Pezzino” tra Sant’Agata Verdi e Busseto, viadotto strategico per i collegamenti tra i luoghi verdiani (si trova a due passi dalla Villa Verdi di Sant’Agata) e proprio domani, sabato 6 settembre, questo riaprirà dopo un grande restauro reso possibile grazie ad un contributo di 850mila euro  che il Comune di Villanova sull’Arda ha ricevuto dal Pnrr nell’ambito degli “interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni”. Oggi, sabato 6 settembre, si è tenuta l’inaugurazione. Tra i presenti anche il ministro Tommaso Foti.

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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