15 agosto 2025

Ferragosto di 15 anni fa, se ne andava Ezio Quiresi. Il più grande fotografo cremonese del dopoguerra. La poesia di Alda Merini dedicata alla sue foto delle mondine

Il ferragosto di quindici anni fa se ne andava a 85 anni Ezio Quiresi, il più grande fotografo cremonese del dopoguerra. Quest'anno ricorre anche il centenario della sua nascita e la primavera scorso l'Adafa gli ha dedicato una esposizione dal titolo "Ezio Quiresi, 100 anni di Fotografie e Passioni". La sua prima grande mostra è del 1954, l'ultima pochi giorni prima della sua morte. Ha compiuti reportage in tutto il mondo, allestito personali negli Stati Uniti, in tutta Europa, in Asia, in Africa. Per ricordarlo proponiamo due articoli scritti in occasione della sua morte da Giorgio Bonali e dal giornalista Sandro Rizzi, amico carissimo di Ezio.

Dire che Ezio Quiresi sia stato un grande fotografo d’avventura, un eccellente fotoreporter e soprattutto un artista, risulta estremamente facile anche soltanto sfogliando uno qualsiasi dei tanti libri che raccolgono gallerie di sue immagini che sanno far rivivere aspetti, a volte felici e a volte drammatici, della nostra storia e della nostra vita. Ma Ezio era soprattutto un grande uomo che sapeva rapportarsi agli altri con atteggiamento dolce ed amichevole, condito da un ricorrente e accattivante sorriso sornione che ti coinvolgeva profondamente. Oggi, di fronte alla sua morte improvvisa, non posso che rimpiangerlo profondamente e ram- maricarmi per non aver fatto in tempo ad andarlo a trovare nella sua casa e poterlo ritrarre con uno scritto ed eventualmente con la mia modesta macchina fotografica, come avevamo programmato per questo periodo estivo il 12 giugno, all’inaugurazione della mostra delle sue fotografie a Cremonabooks dal titolo “Emozioni”.

Conservo il suo biglietto dove mi aveva diligentemente annotato i suoi numeri di telefono: rimarranno testimonianza di una importante occasione che ho definitiva- mente mancato. La conoscenza della sua opera fotografica è antica, condizionata dalla grande ammirazione di un livello per me, modesto appassionato di fotografia, considerato irraggiungibile; la conoscenza di Ezio uomo è invece molto recente ed è avvenuta in frequenti incontri amichevoli da Marcello presso il Battistero del Duomo (quello che chiamiamo scherzosamente il nostro Club culturale), monumento da lui ripreso con una serie di belle fotografie della sua architettura. Fu dopo aver visitato la splendida mostra dal titolo “Donne”, organizzata dalla Fondazione Monte di Parma col patrocinio di Comune e Provincia di quella città, che venni presentato ad Ezio: il rapporto divenne immediatamente cordiale ed amichevole e mi dette la possibilità di parlare della sua esperienza di fotografo e di cogliere, come immaginavo, i piccoli segreti o aneddoti che si nascondono dietro ad ogni suo scatto. Si lasciava andare facilmente nei ricordi ed ogni sua fotografia sembrava nascondere un racconto, una storia di per sé autonoma ed importante, con facile presa sulla sensibiità di chi l’ascoltava. Ricordo ancora la sua evidente gioia quando mi complimentai per la splendida poesia inedita di Alda Merini che aveva inserito nel libro della mostra di Parma: ci tenne a precisarmi che rappresentava il regalo fatto a lui personalmente dalla poetessa, ammirata per le fotografie sulle mondine che lui le aveva regalato. Era orgoglioso di questo omaggio e lamentava soltanto, anche se bonariamente, che i cremonesi non se ne fossero accorti: oggi ritengo, come ultimo omaggio che mi sia possibile rendere all’amicizia che mi ha concesso, di concludere questo mio ricordo riproducendo la poesia di Alda Merini dedicata alle sue “mondine”.

Giorgio Bonali

LE MONDINE

Nelle paludi al tempo della guerra

noi giocavamo nelle risaie.

Anch’io piena di grazia
correvo a fare la monda
per guadagnarmi il pane.
Ho imparato a cantare mentre piangevo,

a ridere mentre piangevo

così con gli anni sono diventata un’attrice.

Le mondine piangevano e ridevano in silenzio

sulle loro fatiche, per un pugno di riso.
La sera tornavano stanche
e andavano a ballare;
le chiamavamo donne di facili conquiste,

loro che un pugno di riso
lo pagavano con la vita.

Alda Merini

Ezio Quiresi era considerato il decano dei fotografi cremonesi, senza dubbio il maestro di tutti i fotografi cremonesi della seconda metà del secolo scorso. Lo ha trovato la figlia domenica mattina con in mano il telecomando del televisore. Stava per raggiungere la soglia degli 85 anni Ezio Quiresi, maestro di fotografia, innamorato del Po, ma in passato anche grande giramondo. Dopo la festa per gli 80 anni, il 24 agosto del 2005, il suo cuore aveva cominciato a perdere colpi. Era stato operato, si era ripreso, con l’obbligo però di fare vita tranquilla. Un po’ insofferente, obbedì. Nella sua casa di Bonemerse, tra i fiori del giardino, con i suoi cani, i gatti, le oche, riordinava l’immenso archivio, si chiudeva in camera oscura a stampare le mitiche immagini in bianco e nero. L’ultima soddisfazione gliel’ha data la mostra ancora aperta alla galleria Cremonabooks, proprio alle spalle del Duomo. Lì aveva incontrato gli amici, quelli più vicini. Lì qualche giovane avrà scoperto che cosa sa fare un fotografo colto, discreto, rispettoso del soggetto. Ezio ha guardato il mondo senza pregiudizi, con una grande attenzione ai dettagli, ai particolari della vita quotidiana. Documentò l’Italia per il Touring, seguì la costruzione dei mulini Ocrim nei quattro continenti, illustrò i reportages di Fiorino Soldi, storico direttore della Provincia. Soprattutto raccontò Cremona negli anni Cinquanta, con personaggi come Pirlin, il “menadur” del Foro Boario che frequentava l’osteria di famiglia in via Mantova. Poteva sembrare un po’ rustico nell’approccio, ma quando cominciava a raccontare, con una memoria di ferro, si era con- quistati dal suo garbo e dalla sua ironia. Ci ha lasciato in silenzio, secondo il suo stile. Di lui restano molti libri, che potranno essere un buon testo di studio per chi vuole accostarsi alla vera fotografia anche nell’era digitale.

Sandro Rizzi

 


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