14 settembre 2021

Fusione tra A2A e Linea Group: domani il Cda dell'Aem decide. Il peso enorme di una decisione che toccherà tutti i cremonesi

E' un passaggio tanto delicato quanto decisivo, quello che si terrà domani pomeriggio (15 settembre), nel corso della riunione del Consiglio di Amministrazione di Aem. All'ordine del giorno, tra i vari argomenti, ce n'è uno di stretta attualità le cui conseguenze potrebbero riverberarsi per i prossimi anni su tutti i cittadini. Si vota infatti per dare mandato al presidente di Aem di procedere con la fusione tra la società milanese A2A e Linea Group.

E' un voto fondamentale, perché indietro non si torna, salvo colpi di scena di natura giuridica (leggi: ricorsi al Tar o segnalazioni alla Corte dei Conti). E il Cda dell'Aem ha in capo una responsabilità enorme, considerato tutto quello che è emerso e sta emergendo sulle fusioni (in realtà vere e proprie incorporazioni) da parte di A2A, società che si occupa di servizi essenziali per i cittadini, come energia elettrica, riscaldamento, rifiuti. Si tratta, in altre parole, di portare a termine l'operazione fortemente voluta dall'amministrazione Galimberti e da quasi tutto il centrosinistra. Operazione da sempre osteggiata dal centrodestra e dal Movimento 5 Stelle, che vedono nella cessione – perché è di questo che si tratta – di Linea Group ad A2A una totale "svendita" dei servizi essenziali del territorio.

PERCHE' INTERESSA TUTTI - Un passo indietro per capire perché stiamo parlando delle tasche dei cremonesi e perché questo tema dovrebbe interessare tutti i cittadini. Linea Group (LGH) è una società – una multiutiliy – che eroga servizi essenziali, come appunto luce, gas, energia elettrica, teleriscaldamento, ecc. LGH è nata dall'unione delle ex municipalizzate (ossia società “municipali”, dunque del territorio e dei cittadini) di Cremona (Aem), Crema, Pavia, Lodi e Rovato (Bs).

Ecco perché la cessione di Linea Group ad A2A, colosso dei servizi milanese che opera a livello nazionale, deve interessare tutti: si tratta di cedere i servizi ad una società, una Spa per la precisione, che opera sul mercato privato e fa dunque i suoi interessi, non certo quelli del cittadino cremonese, cremasco, lodigiano o quant'altro. Una volta andata è andata. Indietro non si torna. E a decidere su tariffe, politica societaria e altro ancora sarà solo e soltanto A2A. Le amministrazioni locali non avranno più alcuna possibilità di interferire. Per dirla con una metafora estrema, peraltro mutuata dal consigliere regionale Marco Degli Angeli (5 Stelle), se un domani A2A deciderà che a Cremona servono due inceneritori o che va potenziato quello presente, il Comune avrà ben poco da dire in merito. A tutela del territorio restano solo le normative nazionali in materia ambientale. Se un domani le tariffe, come è logico che sia, saranno quelle decise dal mercato – magari da un manipolo di investitori di borsa – il cittadino cremonese o cremasco avrà ben poco da ridire. Non avrà un Consiglio comunale al quale affidare, tramite i consiglieri eletti, le sue rimostranze.

IL PRECEDENTE DI SEREGNO - Al netto di tutto questo, sull'intera operazione pesa come un macigno la recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha di fatto bocciato una fusione quasi identica a quella in corso tra A2A e LGH: vale a dire quella tra A2A e l'ex municipalizzata di Seregno, la società Aeb. A fronte di questo precedente si stanno muovendo quasi tutte le forze politiche di minoranza locali: Forza Italia, Viva Cremona, Movimento 5 Stelle (che sul fronte cremasco conta di raccogliere adesioni per un esposto alla Corte dei Conti). Dovesse un domani appurarsi che anche l'operazione A2A-LGH non era legittima per mancanza di pubblica gara (nessuna gara è stata fatta per avviare l'operazione), chi ne risponderà? Si configurerà un danno economico? E nel caso, chi pagherà, quali saranno le conseguenze della bocciatura dell'operazione?

Ma non finisce qui, perché sull'operato di A2A in quel di Brescia giusto oggi è uscita un'analisi allarmante, riportata dalla stampa bresciana e menzionata da Fratelli d'Italia di Cremona, che in una sua nota stampa ha nuovamente messo in guardia il Comune di Cremona (qui l'articolo).

Ecco perché il passaggio di domani in Aem è decisivo. Il Consiglio Comunale di Cremona, a fine maggio, ha votato una linea d'indirizzo, dando l'ok alla fusione, con voto contrario di Forza Italia, Viva Cremona, Fratelli d'Italia, Movimento 5 Stelle, astensione della Lega e sì da tutto il centrosinistra, non senza qualche distinguo da Articolo Uno. Fuori dal Consiglio, va ricordato, sono da sempre contrari all'operazione Rifondazione Comunista, le associazioni ambientaliste e in particolare il movimento per l'acqua pubblica.

Palla all'Aem, dunque, e al suo Cda. Il presidente Massimo Siboni e la consigliera Fiorella Lazzari rappresentano la maggioranza ed è facile intuire come la pensino sull'operazione. Il terzo componente è Fabio Grassani della Lega. A loro toccherà prendersi la responsabilità di una scelta che, in un modo o nell'altro, avrà ripercussioni importanti su Cremona negli anni a venire. Ai Cda delle altre ex municipalizzate confluite in LGH, prossimamente, la responsabilità di fare altrettanto e deliberare a favore o meno sulla fusione.

Nella foto, la storica sede dell'Aem di Viale Trento e Trieste, ormai dismessa.

Federico Centenari


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