15 aprile 2021

Gian Luca Baiocchi nuovo direttore della chirurgia dell'Ospedale di Cremona: "La chirurgia oggi è un gesto gentile e riparatore"

Gian Luca Baiocchi è il nuovo direttore della chirurgia dell’Ospedale di Cremona. Classe’73, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Brescia (1998), si è specializzato in Chirurgia Generale presso la stessa università nel 2004 sotto la guida del professor Stefano Maria Giulini. Ha proseguito la formazione chirurgica in centri di eccellenza in Italia, Belgio, Francia e Inghilterra. Dal 2005 Dirigente Medico con un incarico professionale di alta specializzazione, consulenza, studio e ricerca presso l’UOC Chirurgia Generale 3 degli Spedali Civili di Brescia. Baiocchi è professore Ordinario di Chirurgia Generale (MED/18) presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia e Fellow of the American College of Surgeon. Dal 2005 ad oggi, ha seguito circa 15.000 pazienti ed eseguito 7.100 procedure chirurgiche più della metà delle quali come primo operatore e in alta percentuale con tecnica mininvasiva. Ha pubblicato quasi 300 lavori scientifici e tenuto più di 250 relazioni su invito a congressi nazionali ed internazionali. E’ cofondatore nel 2016 della onlus RicerChiAmo, di cui è responsabile scientifico  con la missione di promuovere la ricerca scientifica sui tumori dell'apparato digerente.

Primo giorno di lavoro all’Ospedale di Cremona, con quale stato d’animo si accinge al nuovo incarico?

Felice e ottimista! Ho sempre stampate nella mente le parole di uno dei miei maestri, il notaio Giuseppe Camadini di Brescia: “guarda avanti, e in alto!”

 Quali sono le tre caratteristiche essenziali di una “chirurgia ideale” per lei?

La chirurgia è una delle tante armi terapeutiche, deve rispondere ai bisogni di cura di persone ammalate, che ne farebbero volentieri a meno. Quindi deve essere anzitutto efficace; in secondo luogo, deve essere il meno invasiva possibile, quindi mininvasiva. E con questo intendo certamente come tipo di accesso (tipo di taglio, taglio grande versus piccoli fori), ma anche come scelte di conservazione d’organo e tessuto (asportazione di meno tessuto sano possibile). Negli ultimi anni si osserva come la chirurgia “conservativa” dia le stesse garanzie in termini di radicalità, ma lasciando maggiori riserve funzionali. La chirurgia deve essere, infine riproducibile, cioè non legata all’estro del singolo – pur bravo, bravissimo – chirurgo, ma democraticamente disponibile per tutti. In sostanza si deve trattare non di una “magia” riservata a pochi, ma di una procedura standardizzata a disposizione di ognuno.

 Nella sua esperienza, in che misura la ricerca scientifica è complementare alla pratica chirurgica?

Fare ricerca in chirurgia significa mettere in dubbio dogmi e assiomi della pratica chirurgica, ed è ciò che ha elevato negli ultimi cinque secoli questo gesto, di per sé potenzialmente brutale, ad una procedura gentile e riparatrice. Il chirurgo fa ricerca tutti i giorni, affinando le indicazioni e razionalizzando il percorso preoperatorio, il gesto chirurgico stesso ed il decorso successivo. Che poi questa continua messa in discussione migliorativa dei protocolli resti confinata al pensiero del singolo, oppure venga organizzata in dati suscettibili di divulgazione, dipende dal contesto istituzionale e dalla volontà. Chirurghi universitari e ospedalieri, negli ultimi anni, hanno partecipato al dibattito scientifico con pari entusiasmo. ASST Cremona e Università di Brescia sono istituzionalmente votate alla ricerca scientifica e alla divulgazione della stessa.

 Quali aspettative e propositi per la Chirurgia di Cremona?

L’ASST di Cremona  è costituita da un ospedale di grandi dimensioni - in una Città capoluogo di provincia - e ospita corsi universitari dell’Università degli Studi Brescia. Possiede, quindi, tutte le caratteristiche strutturali per essere centro di riferimento (HUB) per la cura di patologie di particolare gravità prognostica e impegno clinico. Il nostro obiettivo immediato è quello di offrire anzitutto alla popolazione della provincia di Cremona i massimi standard qualitativi compatibili con l’offerta sanitaria nel Nord Italia (che corrispondono ai massimi standard qualitativi al mondo).

 Per fare questo, la collaborazione multidisciplinare è imprescindibile

Vero. Fortunatamente in questo ospedale trovo già numerose specialità di elevato livello, con visibilità nazionale e internazionale. Una volta fatto ciò, negli anni successivi cercheremo di creare a Cremona un centro di formazione e cultura in grado di attrarre professionalità sanitarie e pazienti da altre regioni, in modo che i Cremonesi possano sentirsi da un lato sicuri e protetti, dall’altro ancora più orgogliosi del loro ospedale.

 Cosa significa iniziare un nuovo percorso professionale nel pieno di una pandemia?

E’ una delle molte difficoltà che il sistema sanitario si trova ad affrontare, e non credo neppure sia la peggiore, se la guardiamo con l’occhio della storia. Da lontano, ho molto apprezzato la gestione dell’emergenza da parte della Direzione Strategica dell’ASST Cremona, perché ho percepito chiaramente elasticità, capacità e rapidità di adattamento e, soprattutto, volontà di garantire prestazioni necessarie non legate al SARS-Cov2.

L’emergenza sanitaria in corso ha cambiato il suo modo di essere e sentirsi medico?

No! Mi sono anche ammalato e il 12 marzo 2020 sono stato ricoverato in urgenza con una insufficienza respiratoria non critica. Ma poi il tempo lava tutte le ferite, e quell’esperienza è completamente dimenticata. Sono convinto che entro pochi anni anche la pandemia COVID19 sarà solo un brutto ricordo.

Il suo approccio al lavoro in team?

Da qualche giorno medito il discorso inaugurale da fare alla mia équipe, peraltro formata da chirurghi di notevole esperienza, con cui ho già avuto modo di collaborare per vari progetti scientifici ed eventi congressuali, credo inizierò dicendo che il nostro deve diventare un luogo di lavoro certificato come “Great Place to Work”, e per fare ciò è essenziale che ognuno si senta parte di un gruppo in cui può comunicare senza difficoltà le proprie aspirazioni e le proprie difficoltà.

Relazione con il paziente, è possibile parlare di una “chirurgia umana”?

Senza dubbio il rapporto medico-paziente è particolare nell’ambito chirurgico, perché in fondo il paziente si affida ad una persona che lo deve “accoltellare” a fin di bene. Da molti anni vivo questo rapporto con grande intensità, cercando anzitutto di mettere empatia e di infondere fiducia.

Il suo legame con Cremona, ammesso che ci sia?

Spero di non avere difficoltà con il dialetto cremonese, ma sentendo parlare alcuni amici di lungo corso non mi sembra troppo diverso da quello bresciano e da quello camuno. Cremona è città bellissima, d’arte e di cultura, ricca anche di imprese agricole e industriali. Ha una società civile generosa che partecipa alla vita della città: ne ho avute numerose testimonianze conoscendo, oltre ai colleghi, stimati professionisti che collaborano con la Fondazione Eugenio Bravi, ente non a scopo di lucro con sede a Salò, sul lago di Garda, di cui sono Presidente. Eugenio Bravi, ricco industriale che lasciò nel 1959 tutte le sue sostanze a una Fondazione con lo scopo di sostenere una casa albergo per anziani, nacque proprio a Cremona, ed è uno dei tanti esempi di capacità, spirito imprenditoriale e magnanimità di questo territorio.

I tumori dell’apparato digerente sono il suo ambito di specialità, non è così?

Si. Questo èl’ambito al quale ho dedicato negli ultimi 10 anni il maggiore interesse, clinico e scientifico, è quello delle neoplasie dell’apparato digerente (esofago, stomaco, fegato, pancreas, colon e retto). Inoltre, a queste malattie che è diretta la mission di una Onlus che ho co-fondato nel 2016, RicerChiAmoOnlus, ormai conosciuta a livello nazionale per aver finanziato oltre 20 importanti progetti di ricerca in 4 anni.

Qual è l’incidenza di questi tumori?

Si tratta di tumori frequenti che rappresentano il 25-30% di tutti i tumori solidi e incidono profondamente sulla qualità e quantità di vita di chi si ammala e delle rispettive famiglie. Cremona è una terra purtroppo ricca di tumori dell’apparato digerente, ed il Servizio di Endoscopia della ASST assicura con grande qualità e grande continuità, anche nel vicino ospedale di Oglio Po, la corretta diagnosi.

Quali le tecniche chirurgiche più efficaci oggi disponibili?

La presa in carico terapeutica di questi tumori è stata profondamente modificata negli ultimi anni, sia da nuovi farmaci e nuove possibilità di radioterapia mirata, che a livello chirurgico, da un approccio meno aggressivo: durante l’intervento, che ormai è nella maggior parte dei casi mininvasivo (laparoscopico o robotico), ma anche nel decorso post-operatorio dove il protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), cioè recupero accelerato dopo l’intervento prevede che i pazienti possano muoversi, mangiare e riprendere le proprie funzioni in tempi brevissimi, spesso addirittura il giorno stesso dell’intervento.


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