13 marzo 2023

Giornata dei missionari martiri, la sera del 23 marzo in Seminario uno spettacolo su san Romero

Alla vigilia della Giornata dei missionari martiri, che giunge quest’anno in Italia alla sua 31ª edizione, l’Ufficio missionario diocesano in sinergia con le Acli e Pax Christi cremonesi, propone nella serata di giovedì 23 marzo, alle 21 nel salone Bonomelli del Seminario di Cremona, un recital sulla testimonianza di fede del vescovo Oscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’Eucaristia, proclamato santo da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

Proprio l’anniversario dell’uccisione del vescovo Romero, infatti, è diventato giorno della memoria di tutti i missionari martiri. Nel loro ricordo, come occasione di riflessione e preghiera, un gruppo affascinato dalla vita di questo vescovo santo, di diverse associazioni e parrocchie della diocesi, ha deciso di proporne una versione teatrale fatta di letture, canti, testimonianze e brevi filmati. “Voce dei senza voce” è il titolo della serata: una riflessione animata sulla vita, i discorsi, le testimonianze di san Romero.

Romero, dopo la sua nomina ad arcivescovo di San Salvador (la capitale di El Salvador) nel febbraio 1977, entra progressivamente a contatto con i drammi e i patimenti del suo popolo. In una omelia del 30 ottobre 1977 disse che il pastore deve esserci dove c’è la sofferenza. Si immerge nel martirio del suo popolo, ne condivide le speranze, le sofferenze, le offese, le ingiustizie. Denuncia tutte le situazioni di violenza e invita anche i ricchi a partire dal Vangelo, prendendosi cura dei poveri e aiutandoli nelle loro necessità.

Era ben cosciente della necessità di condividere la sorte del popolo a quel tempo oppresso e torturato. Diceva con chiarezza: «La Chiesa soffre il destino dei poveri: la persecuzione. Essa si gloria di aver mescolato il sangue dei suoi sacerdoti, catechisti e delle comunità, con il popolo massacrato e aver sempre portato in sé il marchio della persecuzione. Precisamente poiché dà fastidio, la si calunnia e non si vuole ascoltare in essa la voce che denuncia l’ingiustizia» (omelia del 12 dicembre 1980).

Sapeva che aumentavano le minacce contro di lui, ma mai ha voluto ridurre l’annuncio della salvezza di Dio in Gesù, che diventa reale dentro la carne storica dei suoi figli da liberare dal peccato e da ogni male che disumanizza. «Cristo ci invita a non avere paura della persecuzione – diceva nell’omelia del 17 febbraio 1980 – perché, credetelo, fratelli, chi si mette al fianco dei poveri, partecipa al loro stesso destino. E in El Salvador, sappiamo quale sia il destino dei poveri: sparire, essere torturati, catturati e riapparire cadaveri».

La grandezza evangelica di sant’Oscar Romero è stata proprio quella di non retrocedere mai dinnanzi alle minacce – anche se umanamente egli aveva paura – di camminare nel buio dell’esistenza sostenuto dalla sua fede in Dio, nelle cui mani metteva tutto se stesso.

Papa Francesco il 14 ottobre 2018, durante la cerimonia di canonizzazione ha voluto indossare il cingolo insanguinato che portava Romero quando fu martirizzato. Un segno per tutti: seguire Cristo può anche voler dire dare la propria vita sino alla fine.

 

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