Gli otto sindaci dei comuni cremaschi recedenti da Scrp valutano la proposta di ricorrere alla Corte dei Conti contro la fusione A2A-Lgh
Gli otto sindaci dei comuni di Soncino, Casale Cremasco Vidolasco, Casaletto di Sopra, Palazzo Pignano, Romanengo, Salvirola, Ticengo, Trescore - che in occasione del cambio di statuto di Scrp, azionista di Lgh, hanno fatto valere il diritto di recesso e sono in attesa di essere liquidati dalla società in base alle quote detenute - si sono riuniti lunedì sera in comune a Casale.
All’ordine del giorno la vicenda A2A-Lgh per decidere quale posizione assumere. È stata esaminata la proposta dei Cinque stelle di ricorrere alla Corte dei Conti. A questo proposito è stato sottolineato che nessun consiglio comunale, eccetto Crema, ha deliberato l’operazione. Un particolare importante per valutare se aderire o meno all’iniziativa pentastellata.
È stato ricordato che per la cessione del 51 cento di Lgh, deciso in piena autonomia dal Cda di Scrp senza interpellare i soci, informati a ridosso della cessione ma senza possibilità di voto, erano stati accantonati quasi 700 mila euro per affrontare eventuali spese legali, cosa puntualmente avvenuta e sarebbe interessante conoscere l’esatto ammontare della cifra spesa a tutt’oggi.
È stato evidenziato come la fusione di Lgh in A2A, quotata in borsa, abbia azzerato lo sforzo dei comuni di avere una propria società partecipata e che l’Anac si è pronunciata contro il comportamento di Scrp e anche il ricorso al Tar della società non è andato a buon fine.
Infine è stato ribadito lo stupore per l’accanimento con il quale Scrp si è opposta al recesso per giungere alla conclusione che purtroppo la società da sempre è stata indentificata anche organismo politico di coesione del territorio e se dei soci escono inevitabilmente si crea una spaccatura politica. Ma Scrp dovrebbe essere il braccio operativo di un organismo politico oggi inesistente sul territorio in quanto l’Area omogenea, che dovrebbe svolgere questo ruolo, non lo svolge affatto.
L’unità del territorio, sostengono i recedenti, non si ottiene obbligando dei soci di una società a rimanere quando hanno il diritto di andarsene. La politica dei muscoli hanno concluso non paga. E i fatti lo dimostrano.
Gli otto comuni, infatti, hanno un contenzioso in atto con Scrp. La società ha contestato la loro fuoriuscita e, dopo avere accettato di ricorrere ad un arbitrato per dirimere la questione, ha respinto il verdetto dell’arbitro che ha dato ragione ai recedenti. A questo punto Scrp ha ricorso alla Corte d’appello di Brescia che si pronuncerà nell’autunno del prossimo anno. Ora, costringere dei soci a rimanere in una società nella quale non credono (e i fatti di questi giorni dimostrano che le loro perplessità non erano peregrine) a cosa giova?
La riunione si è chiusa con l’impegno di incontrarsi ancora la prossima settimana in presenza del loro avvocato Raffaella Bordogna.
Le notizie apprese nei giorni successivi all’incontro in questione, in particolare il parere legale chiesto da Astem di Lodi, azionista di Lgh che boccia l’operazione, pongono nuovi interrogativi e in base alle risposte degli organismi competenti a fornirle, i recedenti moduleranno la loro azione.
Nella foto alcuni dei sindaci presenti all'incontro: Nicola Marani (Salvirola), Roberto Moreni (Casaletto di Sopra), Antonio Grassi (Casale cremasco Vidolasco), Gabriele Gallina(Soncino), Giuseppe Dossena (Palazzo Pignano)
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