11 giugno 2025

Guardia di Finanza, riciclaggio per 20 milioni: arrestati un italiano residente in Austria e un imprenditore bresciano e sequestrati beni per 5 milioni. Le indagini partite da accertamenti a Cremona

Nell’ambito di indagini istruite dalla Procura della Repubblica di Bolzano, coordinate dal Sostituto Procuratore Dott. Igor Secco, il Gruppo della Guardia di Finanza di Cremona, in esecuzione dei provvedimenti cautelari disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bolzano, dott. Emilio Schonsberg, ha eseguito:

- un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale agli arresti domiciliari a carico rispettivamente, di un italiano residente in Austria quale responsabile del riciclaggio (ex art. 648 bis c.p.) di oltre 20 milioni di euro derivanti dalla commissione di reati tributari e di un imprenditore edile della provincia di Brescia quale responsabile dell’auto-riciclaggio ex art. 648 ter1 c.p. e dei reati tributari dallo stesso commessi quale amministratore di fatto di 7 imprese edili intestate a prestanome;

- il sequestro preventivo, a carico di 8 società di capitali e 4 persone fisiche, di 15 immobili, 7 rapporti finanziari, quote societarie e denaro contante, per un valore complessivo pari ad oltre 5 milioni di euro.

L’attività investigativa è partita proprio da alcuni accertamenti fiscali su aziende con sede legale nel cremonese e si è poi estesa alle province di Brescia, Bolzano, Padova e Treviso, oltre che all'Austria. L'indagine ha riguardato il sistema di riciclaggio posto in essere da due italiani, residenti in Austria ed originari delle province di Padova e Treviso, che facevano transitare, dal 2020 al 2024, oltre 20 milioni di euro su di un conto corrente aperto presso una filiale bancaria di Bolzano ed intestato ad una società austriaca agli stessi riconducibile per poi trasferire le risorse finanziarie in altri paesi esteri (Austria, Lituania e Repubblica Popolare Cinese) trattenendo quale profitto dell’operazione di money laundering il 5%, oltre ad un ulteriore 1% per commissioni e costi bancari. Le somme riciclate venivano poi restituite periodicamente in contanti - nella misura del 94% del totale - all’imprenditore della provincia di Brescia, amministratore di fatto di 7 imprese edili intestate a prestanome che, nel tempo, avevano evaso imposte dirette ed IVA per oltre 28 milioni di euro e dai cui conti correnti erano stati trasferiti gli importi da riciclare.

Le indagini bancarie eseguite ed i prospetti extracontabili rinvenuti nel corso delle perquisizioni eseguite presso l’abitazione dell’imprenditore edile indagato per auto-riciclaggio nonché presso il domicilio italiano di uno dei due “riciclatori”, sito nella provincia di Padova, consentivano una puntuale ricostruzione dei flussi di riciclaggio, della quota di profitto trattenuta dai riciclatori e degli importi restituiti in contanti.

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bolzano disponeva il sequestro preventivo ai sensi dell’art. 648 quater c.p. dei profitti dei reati di riciclaggio ed auto-riciclaggio, pari, rispettivamente, a 1 milione di euro e 18 milioni di euro, nonché ai sensi dell’art. 12 bis D.Lgs 74/00 dei profitti dei reati tributari perpetrati attraverso le 7 imprese edili intestate a prestanome. Col medesimo provvedimento è stata, altresì, data applicazione alla normativa in materia di responsabilità amministrativa da reato delle società di cui al D.Lgs 231/2001, essendo stato accertato che le imprese edili non avevano adottato modelli organizzativi idonei a prevenire la commissione dei reati tributari di dichiarazione fraudolenta ed indebita compensazione di crediti fittizi, così configurandosi l’illecito amministrativo di cui agli artt. 5, 6, 7 e 25 quinquiesdecies del citato decreto legislativo; conseguentemente il GIP disponeva anche il sequestro preventivo ai sensi degli artt. 19 e 53 D.Lgs 231/2001 a carico delle imprese edili in argomento.

Nel corso dell’esecuzione del provvedimento cautelare reale, emergeva che l’imprenditore bresciano aveva fraudolentemente alienato in favore del di lui figlio quote societarie aventi una consistenza patrimoniale - in ragione dei numerosi beni immobili intestati a tali persone giuridiche – per un valore di oltre 600.000 €., con ciò integrando il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte di cui all’art. 11 D.Lgs 74/00. A tal riguardo il GIP del Tribunale di Bolzano emetteva un ulteriore provvedimento di sequestro a valere su tali quote societarie e sui beni immobili intestati alle società.

L’esecuzione dei provvedimenti di sequestro, curata dal Gruppo Guardia di Finanza di Cremona, consentiva di sottoporre a vincolo ablativo 15 immobili, 7 rapporti finanziari, quote societarie e denaro contante, per un valore complessivo pari ad oltre 5 milioni di euro, a carico di 4 persone giuridiche ed 8 persone fisiche.

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bolzano, su richiesta del Pubblico Ministero ed a seguito dell’avvenuta esecuzione dell’interrogatorio preventivo di cui all’art. 291, comma 1 quater, c.p.p., rilevando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza ed il pericolo di reiterazione del reato, disponeva altresì l’applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari a carico dell’indagato per riciclaggio residente in Austria e domiciliato in provincia di Padova, nonché dell’imprenditore bresciano in relazione alle condotte di auto-riciclaggio e di frode fiscale.

La guardia di finanza di Cremona oltre a procedere alla constatazione delle connesse violazioni amministrativo- tributarie a carico delle diverse imprese coinvolte, procedeva anche al recupero a tassazione ai sensi dell’art. 14, comma 4, della Legge n. 537/1993 dei proventi illeciti personalmente conseguiti dall’imprenditore della provincia di Brescia quale profitto del reato di cui all’art. 648 ter1 c.p.

Complessivamente sono state formulate oltre 60 ipotesi di reato a carico di 14 indagati, di cui 2 sottoposti a misura cautelare personale, oltre a 4 persone giuridiche per l’illecito amministrativo di cui al D.Lgs 231/2001, fermo restando che gli elementi probatori di cui sopra sono stati acquisiti in fase di indagine preliminare e, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

 


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