I leggendari Swingle Singers in versione 2.0 ritornano in Italia dopo 5 anni: Auditorium Arvedi festante con i ragazzi inossidabili di mister Ward
Se, come è noto, per fare un albero ci vuole un fiore, per fare musica vocale a cappella ci vogliono senza alcun dubbio i protagonisti di quest’anno per il tradizionale concerto di Natale cremonese, il gruppo più famoso di tutti i tempi a livello mondiale nell’ambito di questo particolare genere musicale: gli Swingle Singers.
Abbiamo avuto il grande piacere di poterli ascoltare dal vivo a Cremona nel loro recital natalizio “Together at Christmas” in occasione dell’evento organizzato dal Museo del Violino con il sostegno della Fondazione Arvedi-Buschini, Uno-media e MdV Friends.
Il gruppo vocale celebrato da decenni a tutte le latitudini ha deliziato il pubblico con una scaletta dedicata ai grandi classici senza tempo del repertorio natalizio, arrangiati con il loro marchio di fabbrica: armonie jazzistiche, echi di gospel e blues, doo-wop a profusione, che riportano immediatamente a quell’eleganza dal sapore vintage legata all’ottimismo spensierato del secondo dopoguerra.
Ma facciamo un passo indietro, e domandiamoci cosa si intende con la definizione “musica a cappella”. Trattasi di uno stile musicale in cui il canto non viene accompagnato da strumenti: le voci si sostengono da sé, grazie alla sapiente distribuzione delle linee melodiche tra le sezioni, che fanno da basso, da voci intermedie e da melodia principale.
I gruppi vocali a cappella nascono nella cultura di strada delle comunità afroamericane dopo la seconda guerra mondiale, alla fine degli anni ’40; era una musica popolare, che attingeva al rhythm and blues e utilizzava l’onomatopea per sopperire alla mancanza di strumenti musicali, che i giovani del tempo protagonisti di tale sottocultura spesso non potevano permettersi. Niente sale prove per i singers dell’epoca: le esibizioni si preparavano e si cantavano per strada, sotto i ponti, nei corridoi della metropolitana, nei bagni delle scuole, o in qualunque altro luogo dove una parvenza di riverbero potesse favorire l’amalgamarsi delle voci.
La trovata geniale di Mr. Ward Lamar Swingle, cantante e arrangiatore jazz americano, fu, nel lontano 1962, quella di creare in Francia, dove si era trasferito, un gruppo a cappella che eseguiva per la prima volta adattamenti vocali di brani strumentali classici con arrangiamenti jazzistici. Le voci divenivano strumenti e la particolarità consisteva nel fatto che le linee melodiche conservavano tutte le note dell’originale, combinando la complessità della musica classica con la leggerezza e la libertà del jazz. Un mix esplosivo che regalò in breve tempo popolarità mondiale al gruppo.
Il repertorio che li rese famosi in breve tempo spaziava dalle Invenzioni a due e tre voci alle intricatissime fughe de Il clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach e incluse successivamente opere di Händel, Mozart e Vivaldi, solo per citare alcuni degli autori più famosi.
Nel corso dei decenni l’organico del gruppo è cambiato con diversi avvicendamenti ma l’altissimo livello dei componenti non è mai venuto meno. Stasera in scena I bravissimi Mallika Bhagwat, Joanna Goldsmith-Eteson, Scarlet Halton, Owen Butcher, James Botcher, Jamie Wright e Tom Hartley.
Il programma presentato, dedicato al Natale, è stato vario e ricco di suggestioni: in apertura una strabiliante e suggestiva Carol of the Bells in un arrangiamento con soluzioni melodiche sorprendenti e raffinatissime; l’armonia morbida delle voci che si fondevano perfettamente ha immerso in un nido confortevole in cui cullarsi e lasciarsi coccolare. Sintonia e connessione: questo è il messaggio più profondo veicolato dagli Swingles. Sempre sorridenti e amichevoli hanno coinvolto il pubblico interagendo tra un brano e l’altro con humour spiccatamente anglosassone, strappando convinte risate.
Il soprano solista ha conquistato con il suo brano da solista Goodbye England, facendo virare gli applausi in un tifo quasi da stadio.
Emozionante anche Silent Night, che sfruttando con diverse disposizioni dei vocalist lo spazio scenico circolare ha contribuito a creare un’atmosfera emozionante.
Jingle Bells ha entusiasmato con ritmi trascinanti. White Christmas ha disegnato con le note bellissimi cristalli di neve statici e ghiacciati come da rigori di stagione.
Non sono mancati poi i celeberrimi cavalli di battaglia dell’ensemble: l’iconica Aria sulla quarta corda e la scoppiettante Badinerie di Johann Sebastian Bach.
Gli Swingles stanno al passo con i tempi e non disdegnano l’ausilio delle nuove tecnologie: supportati da un sound engineer hanno proposto brani, come il bellissimo Narnia, in cui hanno fatto uso della loop station per creare stratificazioni di melodie che hanno arricchito l’esecuzione di effetti speciali particolari.
L'uso virtuosistico delle tecniche dello scat e del beatboxing, messi al servizio delle immortali melodie natalizie che mai smettono di toccare le corde più nascoste dei nostri cuori, hanno ammaliato il pubblico tenendolo con il fiato sospeso per tutta la durata del concerto, riportando bambini e permettendo, per il breve lasso di tempo concesso dall’esibizione, di dimenticare affanni personali e drammatiche contingenze politiche internazionali e godere della gioia più pura e soave che solo la buona musica può regalare, passando da atmosfere ieratiche e contenute a ritmi frizzanti e speziati, sempre godendo del sorprendente affiatamento, impressionante assieme e infinitesimale precisione dell’intonazione dei performers.
Un bis è stato concesso per accontentare la richiesta del pubblico, giocondamente applaudente in un auditorium sold out per questo appuntamento che ha aperto nel migliore dei modi le danze per le imminenti festività.
Che lo spirito natalizio venga a noi!
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (FotoStudio B12)
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