Il cremonese Giovanni Maffezzoli, il più grande "pittore" in legno. La sua scuola fu la bottega di Maggiolini. Il suo segreto
Esiste un piccolo, probabilmente insignificante, passaggio nella storia di Cremona che è, verosimilmente, sconosciuto a tutti. Certo, nella storia millenaria di una città, saranno innumerevoli quei momenti di cui non si sa nulla ma, a distanza di circa 600 anni da quel momento, quel passaggio può rappresentare il percorso giusto per raccontare una piccola storia legata ad un grande cittadino cremonese.
Intorno al 1430 il Gran Maestro del potentissimo Ordine dei cavalieri di Rodi Anthony Fluvian firmò una legge semplice e diretta; con il suo timbro concesse al cittadino cremonese Antonio Villadama la possibilità di far lavorare i maestri intagliatori di legno cremonesi in regime di extraterritorialità all'interno dei possedimenti dell'Ordine. In pratica gli iscritti alla corporazione, o gilda visti i tempi, degli ebanisti cremonesi avrebbero avuto dei vantaggi fiscali lavorando per l'abbellimento dei castelli e delle ville appartenenti all'Ordine; in pratica Fluvian voleva portare a Rodi i migliori artigiani per dare a loro lo spazio e l'incentivo nell'intaglio del legno. Fu un momento importante per la corporazione anche se del cremonese Antonio Villadama si sa poco, se non che, forse, ai tempi abitasse nei dintorni di palazzo Cittanova. Niente di che come informazione, al limite gratifica il fatto che, già nel 1430 ma ancora di più attualmente, l'incentivo al lavoro partiva con un regime fiscale meno stringente e, volendo essere campanilisti, porta alla luce le enormi capacità artistiche degli artigiani ebanisti legati alla scuola cremonese.
Ma siamo un po' campanilisti, o almeno dovremmo esserlo, e spostiamoci nella Cremona odierna dove, percorrendo un piccolo tratto che scorre parallelamente a Viale Concordia troviamo una strada dove, a livello di toponomastica, è presente un “errore”. La strada si chiama via Giovanni Maffezzoli e come estensione del nome recita “maestro dell'intaglio” legando a quella attività artistica che impressionò Anthony Fluvian nonostante Giovanni fosse nato ben più tardi, ovvero in quel nel 1776, quando a Cremona nasceva un suo collega sempre nel campo dell'intaglio, nel caso specifico delle pietre dure, Giovanni Beltrami.
Perché il cartello con il nome della strada può essere considerato come un “errore”? Non di certo dal punto di vista tecnico, Maffezzoli era un ebanista, ma forse dal punto di vista delle qualità espresse dal talento cremonese.
Le migliori aste di tutto il mondo si contendono mobili, quadri, oggetti creati da questo cremonese che scorre parallelamente al ben più famoso Viale Concordia, sono oggetti unici nella qualità e nella bellezza, talmente unici che gli appassionati del settore, più che un ebanista, lo definiscono come “pittore”. Già, un pittore non un intagliatore, perché era in grado di dare forma e colori a mobili talmente realistici da sembrare dipinti invece che sviluppati con il taglio di diverse tipologie di legno. Pezzi unici, nati da un talento che, fin dalla giovanissima età, aveva impressionato i migliori maestri italiani.
Dopo l'adolescenza a Cremona Giovanni si trasferisce a bottega da Giuseppe Maggiolini a Parabiago, nei pressi di Milano, Maggiolini ai tempi era considerato come uno i migliori intagliatori italiani e fu lui stesso, dopo aver visto i lavori adolescenziali, a prendersi carico del talento del giovane cremonese. A Parabiago Giovanni impara e cresce, è sofisticato sia nelle scelte dei legni che nelle lavorazioni, prende spunto da quadri o da opere considerate minori per sviluppare lavori che non hanno eguali per il periodo. Lacche di varia origine, foglie d'oro, incisioni perfettamente dettagliate, prospettive e chiaroscuro si fanno sempre più spazio tra le sue opere, a volte accoppia il legno a marmi o avori pregiati trovando sempre l'accoppiamento giusto per valorizzare un mobile o un oggetto. Insomma, Maffezzoli è bravo, tanto bravo e si applica con estrema attenzione, le famiglie che possono permetterselo si mettono in fila per oggetti o mobili, i suoi intarsi sono talmente fini da lasciare sbalorditi, sa usare la sabbia sempre con la giusta pressione e quantità per dare origine a ombreggiature che saranno destinate a durare nel tempo.
Nel 1803 torna a Cremona, apre la sua bottega e procede a mantenere viva la storia di quel lavoro che Antonio Villadama e i suoi colleghi avevano portato fino a Rodi; nel 1813 prende un disegno del pittore cremonese Giuseppe Diotti, Gli Argonauti alla conquista del vello d'oro, e rende il suo intaglio quasi “umano” tanto da venire premiato all'esposizione dell'Istituto Reale per le Scienze di Milano.
Giovanni scomparirà nel 1818 ma, presso il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, si possono trovare le stupende creazioni di diversi maestri dell'intaglio, dal celeberrimo e splendido armadio del Platina fino al Sacrificio di Attilio Regolo, opera di quella piccola strada che scorre parallela a Viale Concordia, anche se la definizione di “pittore” per Maffezzoli sta nella sua Madonna di San Girolamo definita come “il più bel dipinto mai fatto da mano di un uomo”.
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commenti
Primo Luigi Pistoni
26 febbraio 2023 19:11
A quanto pare le eccellenze cremonesi nel campo della lavorazione del legno non mancavano...Comunque ebanista intarsiatore mi sembra l'appellativo più azzeccato. Maggiolini veniva definito intarsiatore di mobili. Articolo molto bello, grazie.