8 aprile 2021

Il vigile del fuoco e Dado il cane trovato tra le macerie del terremoto a Mirandola. Storia di una amicizia

Un'amicizia sbocciata sulle macerie di un terremoto. “Si aggirava tra le rovine di Mirandola, in provincia di Modena. Era impaurito, mi seguiva dappertutto, così ho deciso di portarlo con me”. Da allora sono inseparabili: Dado, stupendo esemplare di lagotto romagnolo di 9 anni circa, e Paolo Zaniboni, 54, di Stagno Lombardo, vigile del fuoco dal 1991 (prima ha fatto il muratore e l'autista della Tamoil) e attuamente, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per due anni a Crema, caposquadra a Cremona. “Ho visitato la caserma e mi sono innamorato di questo corpo”.
L'Aquila, Assisi con la Basilica di san Francesco crollata, l'alluvione di Vernazza, nelle Cinque Terre, e quella di Luino, sul lago Maggiore, le piene del suo Po. E, naturalmente, Amatrice, “dove ho estratto cadaveri dall'albergo Roma per 15 giorni e dove sono rimasto per un anno e mezzo, una settimana là e una a casa perché di più non si resisteva, era troppo pesante, bisognava staccare per forza”: non c'è calamità naturale su cui il figlio di Mario, uno degli ultimi pescatori professionisti lungo il Grande fiume, non sia intervenuto offrendo il suo contributo di coraggio e competenze come istruttore del Gos, il Gruppo operativo speciale dei vigili del fuoco. Sono gli 'incursori', i professionisti del pericolo che aprono varchi, rimuovono detriti, creano strade alternative per raggiungere i luoghi delle sciagure. “Andiamo con i nostri automezzi sulle frane e tra le macerie a cercare prima i sopravvissuti, poi le vittime, infine i loro beni”. Stava demolendo abitazioni ferite dal sisma e scavando anche un giorno del 2012. “Mi sono avvicinato a quel cucciolo, era solo. Tramite una volontaria del canile, l'ho recuperato e adottato”. Dado, ribattezzato così dalla mamma di Zaniboni (Mariapia Marchi, per tutti Piera), scomparsa un mese fa, ha un pelo riccio e ispido (nel suo caso di colore marrone), la caratteristica del lagotto, il 're del tartufo', un cane lagunare, vale a dire specializzato anche nel cacciare la selvaggina in acqua. Oltre che intelligente, il lagotto è affettuoso e giocherellone. “All'inizio, però, lui non era così ma aggressivo. Probabilmente perché era stato traumatizzato dai maltrattamenti ricevuti in passato, come prova la coda tagliata e che ancora oggi gli provoca problemi quando si siede. Ricordo una vacanza in roulotte sulle montagne intorno al lago d'Idro: si era trasformato in un leone, mordeva, non sapevo più cosa fare”.
Ma a Stagno, dove ha trovato la compagnia di un altro cane, Diana, arrivata nel 2014 da una cascina vicino Crema, e di una gattina, Desi, poco alla volta Dado, grazie alla attenzioni del suo nuovo padrone e della moglie, Monica, milanese doc trasferitasi volentieri in campagna, è molto cambiato. “Stando con noi, è diventato buono, bravissimo, obbediente. Va d'accordo con tutti. Gli abbiamo dato amore e lui ce l'ha restituito. Ogni cane sente se davvero gli si vuole bene. Sul mio camioncino, in auto o al guinzaglio in bicicletta, lo porto sempre con me, anche in città e in caserma, dov'è stato diverse volte. Quando esco senza di lui, soffre e si nasconde, quasi fosse geloso”. Una delle loro mete preferite è l'Antenna del Po, il piccolo angolo di paradiso immerso nel silenzio fatto rivivere da Paolo e Monica: hanno tagliato l'erba molto alta, sistemato le quattro panchine da dove si può godere la pace di tramonti spettacolari, puntellato la scala che scende all'attracco sul fiume e, persino, piantato le rose. “Dado è anche un sommozzatore”: con le sua zampe palmate, si tuffa in ogni stagione, inverno compreso, nuota, riemerge e corre scodinzolando dai suoi proprietari. Quando sparisce in acqua per qualche secondo di troppo, Monica lo chiama nel timore di incontri ravvicinati con un pesce siluro. Dice il marito: “In paese, dove lo conoscono tutti, l'hanno ribattezzato 'il cane del boscaiolo' perché gira sempre con un ceppo di legno tra i denti”.
Andrà in pensione tra 6 anni, eppure il caposquadra dei vigili del fuoco, per indole uno che non resta mai fermo e si dà sempre da fare, continua ad accarezzare progetti. Il più ambizioso e affascinante: “Ho presentato domanda per partire per la base scientifica in Antartide, dove ci sono un servizio antincendio e una pista aerea costruita sul ghiaccio in movimento e che, quindi, dev'essere sistemata ogni giorno. Sto aspettando la selezione, ma è tutto fermo per il Covid. Al Polo sud ci si rimane per tre mesi”. Chissà cosa ne penserebbe il suo fedele amico.
Gilberto Bazoli


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