Iniziative urbanistiche bizzarre. Quando 140 anni fa si voleva coprire di vetro e metallo il Cortile Federico II di palazzo comunale
Anche in passato non sono mancate iniziative urbanistiche bizzarre. Alcune, purtroppo, andate in porto, altre rimaste fortunatamente nel cassetto. E' il caso del progetto di copertura in vetro e ferro del cortile Federico II del palazzo comunale, che 140 anni fa avrebbe dotato la nostra piazza di una pensilina sicuramente di miglior gusto di quella che fu poi installata ed in seguito demolita venticinque fa. La realizzazione rientrava in una serie di tentativi, peraltro andati a vuoto, per dare una migliore organizzazione al mercato cittadino, allora, come oggi, distribuito tra piazza Cavour, piazza del Comune, piazza della Pescheria (l'attuale piazza S. Antonio Maria Zaccaria) e piazza del Lino (l'attuale piazza della Pace), varati dalla giunta comunale in accordo con la Camera di Commercio nell'ultimo ventennio dell'Ottocento.
Della questione si discusse tra la primavera e l'estate del 1884 ed uno dei più fervidi sostenitori della necessità di coprire con una volta in ferro e vetro il cortile del palazzo fu l'ingegnere Pietro Vacchelli. Quest'ultimo aveva interessato direttamente la giunta perchè studiasse un progetto di copertura che riparasse dalle intemperie gli operatori del mercato. La giunta aveva allora incaricato l'Ufficio tecnico perchè studiasse il problema ed individuasse le soluzioni, ma con una certa sorpresa ci si accorse che la superficie da coprire, di poco più di 328 metri quadrati, era costituita da un quadrilatero del tutto irregolare, con lati ed angoli disuguali. “La distribuzione poi delle arcate del pianterreno e delle finestre al piano superiore, essa pure irregolare – recitava la relazione della giunta – la irregolarità delle dimensioni delle finestre, l'altezza pure diversa delle due fronti minori, rendevano assai complicato lo studio e trattandosi di una costruzione affatto speciale e per la quale si richiedono cognizioni particolari, si credette miglior consiglio rivolgersi alle ditte costruttrici di siffatti lavori”.
La soluzione adottata fu in realtà molto ardita: l'Ufficio tecnico decise di impostare la copertura sopra le finestre del piano superiore, all'altezza del cornicione di gronda: “Da una parte prospettando sui lati maggiore del cortile le finestre di alcuni uffici dell'amministrazione, pareva conveniente di dover impostare la copertura al di sotto delle finestre stesse, acciò liberare i detti locali dalla servitù di caldo e di frastuono che deriva sempre da un tal sistema di copertura. D'altra parte l'ampiezza del cortile, e lo scopo per cui la copertura era predisposta, richiedeva che la copertura stessa fosse impostata sopra le finestre, acciò ottenere un volume d'aria proporzionata alla capacità dell'ambiente, un'adeguata ventilazione ed un aspetto più imponente e più in carattere sol fabbricato. Perciò l'ufficio fu di favore che la copertura dovesse essere impostata sopra le finestre del piano superiore e precisamente in corrispondenza della cornice di gronda onde non apparisse all'occhio il contrasto fra le ugualmente necessarie dette parti della copertura ed irregolarità delle luci ed aperture delle finestre del fabbricato”.
Vennero dunque invitate ad inviare i loro progetti sulla base delle indicazioni dell'Ufficio tecnico quattro ditte costruttrici: La Tafini-Podestà di Cremona, l'Aurora e la Bosisio Larini Nathan di Milano e la De Michieli Bernasconi di Como. Venne subito scartato il progetto della ditta cremonese perchè “appaga meno d'ogni altro, sia per la forma che si volle dare alla copertura, sia per il modo di impostazione, sia infine per il prezzo richiesto”, di 23.498 lire, molto superiore a quello degli altri tre. “La forma è quella di una volta a botte, un arcareccio a traliccio e con lucernario intermedio longitudinale. Le estremità si fermano entro il nuovo dei lati minori del cortile. La solidità è eccessiva ed il sistema degli arcarecci non può essere di buon effetto”. Era conveniente l'offerta presentata dalla Bosisio Larini Nathan di Milano, ma non era del tutto soddisfacente l'effetto: “Il progetto della ditta Bosisio di Milano – osservava l'ingegnere capo Pietro Ghisotti – è una tettoia a due spioventi impostata sopra due piedritti del muro di gronda. S'innalza quindi sul livello del cornicione ed i piedritti servono di ventilatori. La struttura è elegante, ma l'effetto non può essere soddisfacente”. La copertura progettata dalla Bosisio è l'unica di cui sia rimasto il disegno originale, conservato presso l'Archivio di Stato di Cremona. Era simile ad un'analoga struttura realizzata per coprire la sala delle aste del Monte di Pietà di Milano a cui, nelle intenzioni dell'ingegnere Ghisotti, avrebbe dovuto ispirarsi anche la copertura del palazzo comunale, come si intuisce da una comunicazione fatta alla Giunta nell'aprile 1884: “Avendo la ditta P. Bosisio e C.di Milano costrutto varie tettoje e coperture in ferro e vetri, e fra le altre quella della sala d'aste del Monte di Pietà di Milano che nella forma e nelle dimensioni si avvicina al cortile del Palazzo Municipale, sarebbe conveniente richiedere dalla ditta stessa il costo per ogni metro. Siffatta notizie servirà di base all'Amministrazione per il progetto della copertura in vetri del Cortile del Palazzo di Città”. La Larini, Nathan e C. è l'unico caso milanese di un'impresa ebraica nell'industria meccanica che affonda le sue radici nell'azienda Guioni, accomandita di medie proporzioni in cui nel 1870 era entrato. Tra gli altri, anche Adolfo Nathan, fratello di Ernesto che dal 1907 al 1913 fu sindaco di Roma. L'azienda milanese aveva anche una succursale a al Spezia con 160 operai, mentre nel 1891 lo stabilimento meneghino dava lavoro a 350 operai. Tra le opere ingegneristiche più significative ricordiamo il Ponte della Becca a Pavia, costruito tra il 1909 ed il 1912. Ma neppure la Bosisio, Larini e Nathan riscosse il favore della commissione.
Racconta ancora Ghisotti come andarono le cose: “Lo stabilimento l'Aurora diretto dall'ing. Della Carlina, ha presentato un progetto semplice, senza lusso, e che finì essere accolto favorevolmente. La forma è a padiglione, con impostazione della crociera negli angoli del fabbricato e delle travature nei fianchi poco al disotto del cornicione. Un vasto lucernario che si eleva sull'armatura principale è desinato alla ventilazione del cortile. E' il progetto che costa meno degli altri. La ditta Officine Aurora è stata una delle più importanti aziende di Steso San Giovanni e fu guidata direttamente dal suo fondatore, Gentilio Della Carlina, consigliere della società, legale rappresentante e direttore generale fino al 1924, anno in cui il gruppo dirigenziale si dimise, facendo entrare nel nuovo consiglio di amministrazione Giorgio E. Falck. Una delle più importanti realizzazioni affidate alle Officine Aurora è stata la costruzione delle tettoie laterali della stazione centrale di Milano all'inizio degli anni Trenta del secolo scorso.
“La proposta infine della ditta De Michieli e Bernasconi di Como, è quella che alla solidità accoppia la migliore disposizione e forma della copertura. Anche questa è a padiglione, ma più ardita ed a guisa d'imbuto s'innalza nel centro per gradazioni d'intelaiature. Vi sono soppresse le chiavi che negli altri progetti esistono e tutto il sistema è collegato alla crociera che si imposta sopra elegante pinacolo negli angoli del fabbricato. Per l'effetto che può fare, per la disposizione ben studiata delle parti, per il prezzo, questo progetto è da preferirsi agli altri secondo il giudizio dichi firma. Se il progetto però fosse scelto, occorrerà di modificare l'ampiezza del lucernajo in senso d'aumento, giacchè più larga sarà la bocca d''uscita dell'aria riscaldata, e meno sensibili si renderanno i due difetti del frastuono e dell'afa, inevitabili nelle ore calde della stagione estiva”.
L'unica relazione tecnica con il relativo computo delle spese che siamo riusciti a rintracciare è quello presentato dalla ditta Tesini Podestà, con sede in via Belcavezzo a Cremona, da cui sembra di intuire la difficoltà tecnica di realizzare una copertura su un edificio del tutto irregolare come aveva messo in evidenza lo stesso Ufficio Tecnico comunale: “Per la copertura a vetro del cortile municipale di Cremona il primo pensiero che sorgeva a passaggio era quello della costruzione a quattro falde con lucernario in mezzo, ma presentando il cortile una forma quadrilatera irregolare ed i quattro angoli non essendo retti, perchè i lati sono disuguali fra loro, le falde sarebbero riuscite a superficie gobba e di difficile costruzione, si è quindi stabilito di fare il progetto di copertura con capriate a volta a botte e due centri da appoggiarsi lungo la cornice dei lati maggiori del cortile”. Con difficoltà tecniche ed economiche ebbe quasi sicuramente a fare i conti anche l'impresa vincitrice dell'appalto, in seguito alla richiesta della Giunta di ampliare il lucernario contenendo nello stesso tempo la spesa in 14.000 lire. Nel luglio del 1884 De Michieli aveva già inviato un progetto di massima che Ghisotti si era affrettato a mostrare alla Giunta, informando tutta l'impresa che “l'allargamento del lucernario non può implicare gran cosa nel sistema della copertura, ed io desidererei avere l'assicurazione che nel limite delle 14 mille lire ci si può stare, compresa la messa in opera”. De Michieli assicurava che il calcolo sarebbe stato di 14. 000 lire “non meno e non più delle L. 16.000, salvo però far quei calcoli più dettagliati che richiedersi”. Ma la corrispondenza si ferma qui, ed è difficile capire quale sia stato il vero motivo della rinuncia, dal momento che del progetto si stava ancora parlando quattro anni dopo, senza che nel frattempo di fosse presa una decisione. Ma gli entusiasmi si erano sicuramente raffreddati.
Il 26 settembre del 1888 era apparso su “La Provincia” un articolo in cui Claudio Pozzi aveva proposto un progetto di mercato coperto, presentato poi alla Camera di Commercio, come ricordava il presidente Rizzi in una lettera inviata alla Giunta comunale il 5 novembre 1888. “L'autore di tale proposta con istanza 20 ottobre u.s. rivolgevasi a questa Camera di commercio, onde volesse raccomandare il progetto alla benevola attenzione di codesto onorevole Consiglio comunale. In seduta 28 u.s. Mese il Collegio trattando detto oggetto non poteva a meno di riconoscere che l'idea di un mercato coperto è assai encomiabile, giacchè tale istituzione sarebbe comodissima e vantaggiosa al commercio provinciale, Nello stesso tempo però non dissimulava gli ostacoli tecnici e finanziari da superare, tanto più che il progetto Pozzi finora non fu assistito da sufficienti dimostrazioni di dettaglio. In ogni modo questa rappresentanza commerciale astenendosi nell'entrare nel merito tecnico del progetto, deliberava unanime di far conoscere a codest'onorevole Giunta municipale che il ceto commerciale vedrebbe assai volentieri la attuazione di un mercato coperto ad uso borsa di commercio, possibilmente nell'ambito ove attualmente si tiene il mercato, che tuttavia augurerebbe un progetto il quale non gravasse troppo il bilancio comunale, al quale fine potrebbero escogitarsi disposizioni atte a rendere profittevole all'erario civico l'uso del mercato in parola”. Tagliava corto il sindaco Giuseppe Puerari: “Propongo di scrivere alla Camera di Commercio che il progetto di copertura del cortile del palazzo comunale già da anni studiato dall'amministrazione comunale non è accettabile perchè non può soddisfare al bisogno nostro per quale occorre spazio molto più vasto del cortile del palazzo comunale, ed a questo scopo la Giunta già da tempo commise al proprio Ufficio edile lo studio di un progetto molto più vasto”. Si trattava del progetto su piazza Cavour e dei mercati coperti di Porta Po e Porta Romana, che non andarono mai in porto.
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