Archivio storico degli ordini professionali nell'ex chiesa di S. Francesco. La proposta di de Crecchio per evitare la distruzione di progetti e idee
Un archivio storico degli ordini professionali, conservato in una struttura metallica autoportante come quella realizzata nel 1938 per il magazzino librario della Biblioteca statale. E’ questa la soluzione ipotizzata per la ex chiesa di San Francesco dall’architetto Michele de Crecchio, dopo la provocazione di Francesco Martelli, Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano. Martelli, nel suo intervento settimanale sul nostro quotidiano, ha sollevato il problema della conservazione degli archivi privati degli architetti, “un luogo dove logistica, spazio, funzionalità e custodia si sposano perfettamente con cultura, studio, divulgazione e socialità”, un tema su cui sta lavorando il Laboratorio di Progettazione del prof. Tommaso Brighenti del Corso di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano. A Cremona rischia di andare perso per sempre un patrimonio di idee, progetti e cultura, che la semplice digitalizzazione del materiale non è in grado di conservare e diffondere, coinvolgendo larghe fasce della popolazione. Il dibattito, che ha preso le mosse dalle considerazioni di Martelli, fa emergere una necessità particolarmente sentita dalla stesso ordine degli architetti, come sottolinea il presidente Bruna Gozzi: “Come Ordine abbiamo cercato di sensibilizzare l’amministrazione comunale offrendo qualche soluzione ma a oggi tutto tace….”.
Solo la sensibilità di alcuni professionisti cremonesi ha consentito di salvare l’archivio degli architetti Gentilini e Gaudenzi, Voghera e Visioli, ma sarebbe indispensabile per la città la conservazione, ad esempio, dell’archivio di Massimo Terzi, protagonista indiscusso della storia urbanistica degli ultimi trent’anni.
“Certo la digitalizzazione può semplificare il problema - commenta de Crecchio - ma non garantisce efficacia e sicurezza di durata nel tempo come il supporto cartaceo (che ha già dimostrato di riuscire a scavalcare i millenni). Esiste poi il problema, tutto particolare dei libri, delle riviste e dei plastici. E' altrettanto vero che non tutto può e deve essere conservato e la tematica della selezione dl materiale degno di attenzione è certamente da affrontare. Fino ad ora disegni, archivi e biblioteche di alcuni progettisti locali (dagli ottocenteschi Voghera e Visioli, sino ai novecenteschi e quasi contemporanei Gaudenzi e Gentilini, per citare solo qualche nome) si sono conservati praticamente solo grazie alle attenzioni di collaboratori ed estimatori, Molte vedove ed eredi, per ragioni di spazio, hanno dovuto, sia pure a malincuore, conferire in discarica la documentazione relativa al lavoro dei loro congiunti, Milano, sull'esperienza dell'archivio di Piero Bottoni, ben difeso da due suoi allievi, ha recentemente deciso di destinare un'intera ala del Castello Sforzesco per conservarvi memoria dei migliori architetti locali recentemente scomparsi. La sterminata biblioteca dell'architetto Giò Vercelloni ha però, nel contempo, dovuto emigrare nella svizzera Mendrisio per trovare una dignitosa sistemazione. La nostra biblioteca e il nostro archivio statali hanno poche residue disponibilità di spazi per soddisfare questa culturalmente emergente necessità. Mi piace pertanto ipotizzare che il destino della bistrattata ex chiesa di S. Francesco (l'unica parte del grande comparto del vecchio ospedale che, per le sue singolari caratteristiche tipologiche, non ha mai trovato una confacente riutilizzazione) possa essere ripensato anche nella direzione già sperimentata dal comune di Milano e che viene riproposta, con l'autorevolezza che gli riconosciamo, dal relativo glorioso Politecnico”.
L’ex direttrice dell’Archivio di Stato Angela Bellardi osserva che “Fino al 2017 l’Archivio di Stato di Cremona ha sempre accolto gli archivi privati sia di professionisti (singoli che associati (vedi Collegio dei ragionieri di Cremona)e ha pure accolto piccoli archivi aziendali ritenendo questi materiali fondamentali per conoscere ‘un mondo’ forse più importanti degli archivi degli uffici dello Stato che obbligatoriamente devono essere accolti. Si è creduto molto anche nella digitalizzazione come strumento per una migliore conservazione”. Ma, ribatte il restauratore, Luciano Sassi, il problema è che “tutte le risorse vengono dirottate verso la digitalizzazione e non verso la conservazione con, spesso, l’oblio dell’originale. Una buona conservazione permette anche agli incauti di consultarli. Dovremo fra un po’ spendere denaro in maniera obbligata per mantenere i dati digitali. E così non ci saranno ancora risorse per gli originali che nel frattempo saranno stipati in qualche magazzino in attesa di non so che. Pensate ai lucidi, ai migliaia di disegni, rilievi….”.
Leggi l'articolo di Francesco Martelli:
https://cremonasera.it/editoriale/archivi-e-architettura-la-vittoria-della-giovent
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