4 marzo 2025

L'ultimo abbraccio a don Mario Aldighieri. Mons. Scampa: grazie per non aver avuto paura di star sempre dalla parte degli ultimi. Il vescovo: la sua vera carriera è stata quella della sequela di Gesù

Sulla bara una sua foto, il Vangelo e una rosa rossa, “segno dell’amore e del sangue versato in comunione con i tanti fratelli martiri nel mondo”, così come don Mario Aldighieri aveva chiesto nel suo testamento spirituale. E come il vescovo Antonio Napolioni ha voluto ricordare all’inizio dei funerali, celebrati nella mattinata di martedì 4 marzo a Cremona, nella chiesa di Cristo Re, poco lontano dalla casa in cui don Mario viveva con la sorella Lia. Accanto al feretro il cero pasquale, “segno della luce e della vita nella Risurrezione”, aveva scritto don Aldighieri, insieme anche alla richiesta di “un canto che dica che l’amicizia e l’amore tra i fratelli nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo non moriranno mai. Anzi, cresceranno sempre più, fino a spezzare le barriere che le hanno ferite o soffocate in questo breve cammino sulla terra”.

Un testamento concluso con le parole “un grande abbraccio a tutti”. E il grande abbraccio al sacerdote (nativo di Soresina ma fin da fanciullo cresciuto a Cremona), morto all’età di 88 anni lo scorso 27 febbraio per alcune complicazioni dopo il ricovero in seguito a una caduta, è stato quello dei suoi famigliari, della sua parrocchia e del clero cremonese (con la vicinanza espressa anche dal vescovo Enrico Trevisi, già parroco di Cristo Re), insieme anche a diversi altri preti “fidei donum”.

Accanto al vescovo Antonio Napolioni c’erano il vescovo emerito Dante Lafranconi e il cremonese mons. Carmelo Scampa, vescovo emerito di Saõ Luis de Montes Belos, in Brasile. Proprio monsignor Scampa, al termine della celebrazione, ha espresso il grazie all’amico don Mario anche a nome di quella terra lontana servita da don Aldighieri per circa vent’anni.

Tre grazie. Anzitutto per la «chiarezza profetica». «Sei stato un uomo tutto d’un pezzo», ha detto il Scampa ricordando la dittatura militare che don Mario incontrò al suo arrivo in Brasile e le difficoltà vissute anche nella prima diocesi di servizio, nel Maranhão: «Tu sei stato profeta chiaro, coraggioso, fedele e sei stato per noi un punto di riferimento».

Poi il grazie per non aver avuto mai paura di stare sempre dalla parte degli ultimi, in particolare negli anni da segretario nazionale della Comissão pastoral da terra, la commissione pastorale dei vescovi del Brasile per la promozione della conquista dei diritti e della terra e della produzione sostenibile: «Hai dimostrato da dove bisogna partire e chi privilegiare nella vita».

Infine, con un ultimo grazie, il vescovo Scampa ha voluto sottolineare che unico «punto di riferimento costante nella vita è stato il Vangelo: non ti sei lasciato prendere da ideologie e da gusti, ma solo dalla Parola del Signore e hai avuto uno spirito di discernimento profondo, hai avuto una linearità di vita, e una coerenza, soprattutto nel campo della povertà, fino alla fine».

 E proprio la povertà (“desidero essere sepolto in povertà: non si facciano spese inutili”, ha scritto don Aldighieri nel suo testamento) è stato uno dei tratti che il vescovo Napolioni ha voluto richiamare, in particolare con riferimento alla Fraternità sacerdotale di Charles de Foucauld. Una realtà che era ben rappresentata all’ultimo saluto a don Aldighieri, insieme ai tanti amici di don Mario nel segno del volontariato e nell’attenzione agli ultimi, ma anche di un costante dialogo e confronto con le altre culture e le altre religioni, che «hanno saputo apprezzarne la paternità umile e la fraternità generosa di un prete così», ha detto il vescovo.

«Una vita – quella di don Aldighieri, ha detto ancora Napolioni nell’omelia – in cui l’intelligenza e la spiritualità si sono unite in una creatività infinita alla ricerca dell’uomo e trovando in Cristo Gesù l’uomo vero». Da qui il tema della giustizia, soprattutto in rapporto ai vari contesti incontrati in Brasile, «fino a soffrire, per opera degli uomini e talvolta degli uomini di Chiesa», ha detto il vescovo Napolioni pensando anche alla Chiesa di Cremona «che a intermittenza ha saputo seguire e stimare il cammino suo e di altri missionari in quella terra».

Un servizio per l’universalità della Chiesa e con l’attenzione rivolta anzitutto «a chi rischia di rimanere ai margini, a chi non consideriamo immediatamente “dei nostri” e che, invece, – ha detto ancora Napolioni – egli ha sentito sempre come fratello e sorella, facendosi piccolo fratello prete sullo stile di Charles de Foucauld, in quella preghiera dell’abbandono che negli ultimi anni della vita ha incarnato a causa della fragilità fisica, ma che non l’ha mai distolto dal sentirsi amato, custodito dal Signore e da Maria».

«Una predica facile», l’ha definita Napolioni: «perché c’è poco da aggiungere per quanto c’è da ricordare, per quanto c’è da ringraziare, per quanto parlino i volti. Innanzitutto il volto di don Mario, che ha sempre trasmesso sapienza e fiducia, travaglio della fede e consegna umile al suo Dio, visto incarnato in coloro che lo hanno circondato nelle diverse stagioni della vita».

Una «predica facile» anche per la grande sintonia con le letture del giorno: Sir 35,1-15 (“Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito, il suo ricordo non sarà dimenticato”) e Mc 10,28-31 (“Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”).

«La sua vera carriera è stata quella della sequela di Gesù», ha affermato il vescovo Napolioni che ha poi tracciato un profilo di don Aldighieri a partire dal suo libro “Grazie”, scritto per il 50° di sacerdozio. Tanti grazie, che il vescovo ha ripercorso sinteticamente, invitando tutti a rileggere questo testo, che si conclude con la preghiera “E ancora a Te sale l’ultima preghiera”.

Un ultimo accenno il vescovo Napolioni l’ha voluto riservare «al suo rammarico per non aver ricevuto la croce dal vescovo di Cremona partendo la prima volta per il Brasile e al suo stupore quando invece, ripartendo dal Brasile 21 anni dopo, ha ricevuto la croce dal vescovo che gli diceva: ora torna missionario in Italia. E penso alla croce che riceve adesso, luminosa, in cielo, per essere missionario ancora per noi e per il mondo, accanto a Cristo».

Al termine delle esequie la salma di don Mario Aldighieri è stata accompagnata al cimitero di Cremona per la tumulazione. (www.diocesidicremona.it)


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