27 settembre 2024

La "Bohème" (il 4 apre la stagione lirica) e la Scapigliatura milanese: i rapporti di Puccini con Ponchielli e l'altro grande cremonese il pittore Vespasiano Bignami

Ci sono sentieri della storia che portano spesso in paesaggi inesplorati. Suggestivi. Inaspettati. Gravidi di sorprese come lo sono quelli della genesi de ‘La Bohème’: opera di Giacomo Puccini che aprirà la Stagione dell’ Opera al teatro Ponchielli, il prossimo 4 ottobre,  con la direzione di Riccardo Bisatti, la regia e i costumi di  Marialuisa Bafunno, le scene di Eleonora Peronetti e le coreografie di  Emanuele Rosa.

Fiumi carsici che dalle mansarde di Parigi e dai suoi ‘cieli bigi’ portano direttamente nella nostra Pianura Padana. Fin dentro a quel milieu culturale nato nella metropoli milanese ma a cui hanno contribuito intelligenze artistiche cremonesi.

Com’è noto, il libretto di ‘Bohème’ nasce dalla collaborazione tra Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, ma affonda le sue radici nel romanzo di Henri Murger ‘Scene della vita di Bohème’ (1847-1849). Un testo perfetto per quell’élite culturale che dominava Milano e che lei stessa aveva radici nel movimento degli ‘Scapigliati’: vicino, vicinissimo, nelle sue linee fondamentali, agli stili bohemien della capitale francese. Non a caso il termine ‘scapigliatura’ fu il titolo dell’omonimo romanzo di Carlo Righetti (1862): una libera traduzione proprio di bohème ovvero: vita da zingari; riferito alla vita disordinata degli artisti parigini.

Ed allora è interessante capire quale fosse la galassia di intellettuali che ruotavano attorno a Puccini, proprio a partire da Ruggero Leoncavallo. Partì proprio da una loro scommessa di comporre un’opera sul medesimo soggetto, la creazione di Bohème. I due, al tempo, condividevano lo stesso ambiente milanese. Entrambi avevano una vera e propria venerazione per Amilcare Ponchielli: insegnante di entrambi al conservatorio di Milano. Ma soprattutto amico fraterno di Ferdinando Fontana: drammaturgo e poeta ‘scapigliato’ . Fu proprio l’intervento del compositore cremonese che fece in modo che Fontana scrivesse il libretto de ‘Le villi’ : opera prima del musicista toscano.  E poi anche di ‘Edgard’ : altro capolavoro del maestro di Torre del Lago.

In questo ristretto giro di amicizie si colloca anche Pietro Mascagni che dal 1881 fu in corrispondenza con lo stesso Ponchielli fino al punto di diventare a Cremona il direttore della scuola di musica dedicata all’autore de ‘La Gioconda’. Negli stessi anni di Bohème, Puccini aveva stretto amicizia proprio con Mascagni.

Il movimento della ‘Scapigliatura’ milanese si era propagato a tutte le arti. A partire dalla pittura dove troviamo un altro grande cremonese: Vespasiano Bignami detto ‘Vespa’. Sarà lui a incidere l’immagine della locandina per la rappresentazione, guarda caso, di Manon Lescaut del 1893 andata in scena al Teatro alla Scala di Milano. L’immagine divenuta poi iconica sarà stampa da Ricordi. In quella rappresentazione fu grande protagonista un altro cremonese: il tenore Giuseppe Cremonini Bianchi. Nel 1873, Bignami era stato tra i fondatori della Famiglia Artistica Milanese. Al sodalizio partecipava attivamente anche Ponchielli e altri artisti cremonesi. Un’associazione attorno alla quale orbitavano i pittori che si riconoscevano nel movimento e che vedevano in Giovanni Carnovali, detto Il Piccio, uno dei massimi ispiratori.

Nelle foto il ritratto di Puccini realizzato da Vespasiano Bignami (archivio Ricordi) e il pittore cremonesse, il manifesto di Manon Lescaut e il ritratto di Amilcare Ponchielli sempre di Vespasiano Bignami

Musicologo

Roberto Fiorentini


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