14 agosto 2025

Aldo Protti, in bici a Parma per studiare con Campogalliano. Le notti in stazione del baritono. Poi i trionfi. Lo straordinario racconto di Giorgio Levi nel marzo del 1953 su "Il Sabato Illustrato"

Il 3 agosto scorso su Cremonasera abbiamo ricodato il 30° della morte del baritono cremonese Aldo Protti (leggi qui) proponendo la rievocazione dei suoi successi attraverso uno scritto che Evelino Abeni realizzò per "La Cronaca" nel 2010. Dall'archivio però ecco spuntare un'altra pagina incredibile: la descrizione del suo debutto a Jesi, i sacrifici compiuti per studiare (in bicicletta fino a Parma per studiare con Campogalliani o quando dormì in stazione a Carrara perchè senza mezzi per partecipare nel '48 al concorso nazionale che vinse), le prime soddisfazione, il legame con i vecchi amici. L'articolo è del musicista Giorgio Levi ed apparve sul primo numero de "Il Sabato Illustrato", settimanale di attualità padana di Cremona diretto da Fiorino Soldi, del 14 marzo 1953. 

Jesi ha un minuscolo, grazioso teatro nel quale ogni anno si svolge la stagione lirica; gli abitanti della città marchigiana adorano il teatro d'opera e mai per nessuna ragione al mondo rinuncerebbero a questa stagione che dà loro l'impressione di avvicinare Jesi allo splendore delle grandi città. Eppure nonostante tutto, la sera del 9 ottobre di cinque anni or sono il teatro era pressochè vuoto: i giornali di allora dicono: « Il pubblico locale, ammaestrato da precedenti esibizioni di compagnie di infimo piano, nella serata di sabato è stato completamente assente dal Teatro. I presenti, compreso il personale di servizio, raggiungevano sì e no le 150 persone forse perchè i nomi del cartellone erano quelli di illustri sconosciuti ».

Dire come ci rimanessero gli artisti di fronte ad una desolazione simile non è facile; quando il Teatro è vuoto è difficile cantare; sembra che la voce rimbalzi di qua e di là per ritornare alle orecchie di chi l'ha emessa, deformata, falsa, piena di difetti. Sembra poi che i pochi presenti si debbano ergere a giudici ben più severi che non una massa strabocchevole, e il zittio o, peggio ancora, il fischio, possa nascondersi dappertutto pronto ad erompere con tutta la severità di un definitivo ed irrevocabile giudizio.

Proprio in questa situazione, si è trovato Aldo Protti nella sera del suo debutto che l'ha visto impersonare la non certo facile figura di "Figaro" del "Barbiere di Siviglia"> l'autore del quale, fra l'altro, da quelle parti è poco meno di un compaesano; fatto che rende il pubblico molto severo verso gli interpreti delle sue opere.

Quali fossero i pensieri di Protti prima e durante quel debutto, non lo ricorda neppure lui; di certo vi è soltanto una cosa. Che dopo la celebre "Cavatina" le 150 persone che erano in Teatro sembravano diventate perlomeno 1500; anzi gli applausi che accolsero quella celebre romanza furono talmente clamorosi che Protti ebbe l'impressione che gli abitanti dell'intera cittadina fossero li ad acclamarlo. Il grande passo era fatto; in quel debutto era nato uno dei più grandi baritoni dei giorni nostri.

Allora Aldo Protti aveva da poco compiuto i ventotto anni (è nato a Cremona in via G. B. Dolci 16, il 19 luglio 1920) e solo fino a quattro anni prima non si era ancora reso conto del meraviglioso dono che la Provvidenza gli aveva fatto. Verso la fine del 1944 era militare, e furono i suoi commilitoni che lo segnalarono ad un maggiore che cercava buoni elementi per l'"Ora del soldato". Si può dire che dalla prima trasmissione alI'EIAR il destino di Protti fosse compiuto; la prima romanza che esegui alla Radio fu «Nemico della Patria » dall'« Andrea Chenier » e l'impressione riportata dai tecnici fu talmente favorevole che il nipote del celebre basso Pasero che dell'EIAR era funzionario, insistette fino a che convinse il futuro celebre baritono a studiare.

Sino ad allora, Protti, non era convinto di avere delle possibilità particolari e non pensava affatto che un giorno avrebbe potuto abbandonare l'industria di lavorazione del marmo dello zio dove aveva passato lunghi anni, se si eccettua un breve periodo nel quale era stato fuochista delle Ferrovie. Ma da allora la fede di Pasero si trasmise in lui, e dopo la fine della guerra ed il successivo congedo, Protti decise di studiare; la sua però non era una fede cieca, tanto che mai per un momento pensò di lasciare prima della definitiva affermazione il laboratorio dello zio.

Così Protti fu costretto ad affrontare i più duri sacrifici; doveva lavorare dieci ore a giorno, per avere la possibilità, due volte la settimana, di andare in bicicletta fino a Parma per studiare sotto la cura di Campogalliani; partiva che albeggiava, tornava subito dopo la lezione. E così andò avanti per mes e mesi, incurante della fatica e degli stess pericoli che sarebbero potuti derivarne per la voce. Poi vennero le prime soddisfazioni nel novembre del '47 vinse il concorso di perfezionamento per giovani artisti lirici indetto dal Teatro alla Scala, nel novembre del 1948 vinse il Concorso nazionale indetto dall'Enal (il suo successo in questa occasione fu talmente grande che a Cremona accadde il fatto davvero eccezionale che i componenti della giuria non poterono trattenersi dall'applaudire), nello stesso novembre del '48 vinse il Concorso nazionale di Carrara per poter partecipare al quale Protti, completamente privo di mezzi, fu costretto a pernottare nella stazione di quella città. Poco prima, aveva vinto il Concorso di Pesaro ch appunto gli offrì la possibilità del debutto di Jesi; quel debutto per il quale la «Voce Adriatica » riferendosi al giovane baritono parlò di  "rivelazione".

Da allora la carriera di Protti ha visto susseguirsi di continui successi; la sua arte si è raffinata, completata e l'esperienza è venuta in ausilio alla superba purezza del timbro vocale che ha riscontro solamente in quella di quei pochissimi che possono esser schierati fra i più grandi baritoni della storia del melodramma.

In un solo grande Teatro non è ancor stato Aldo Protti; alla « Fenice » di Venezia: in tutti gli altri il nostro baritono vi è stato, sempre con successo calorosissimo. Anche alla «Scala», dove Protti debuttò il 18 aprile di tre anni or sono in «Aida » e dove tornerà quest'anno circa alla stessa data per interpretare la "Gioconda".

Oggi Aldo Protti è unanimamente riconosciuto come uno dei più grandi baritoni viventi; la critica lo considera ed i pubblici di tutta Europa, l'hanno consacrato tale, col fervore dei loro consensi. In Germania dove il celebre baritono ha varcato la cortina di ferro per recarsi a Berlino, in Francia, Bel-gio ed in tutte le altre Nazioni ove si è recato il trionfo è stato completo; e tanto grande è stato il suo successo a Montecarlo dove Protti si è recato subito dopo la recita di « Ernani» tenuta nel nostro «Ponchielli», che alcuni giorni or sono sul «Corriere d'Informazione» Massimo Alberini scriveva: "Gianni Poggi, Duca di Mantova e miss Wil-son la «pétite americaine » allieva di Toti Dal Monte, si inchinavano con aulica grazia, davanti al palco del Sovrano e, nel gran momento del terzo atto, Aldo Protti, Rigoletto stupendo, «teneva» il suo « Vecchio t'inganni» dalla "comune" fino alla ribalta, così come la grande tradizione vuole, fra il delirio del pubblico ».

Delle ventiquattro opere che Aldo Protti ha già in repertorio, «Rigoletto » è quella che ha eseguito un maggior numero di volte; ben quarantaquattro. E sono stati altrettanti trionfi, perchè al tragico personaggio verdiano il giovane baritono sa dare una vita tanto intensa e reale, quale difficilmente ci era stato dato di udire prima. Ricordiamo che in occasione di "Rigoletto" rappresentato nello elegante Teatro di Soresina, protagonista Protti, eravamo, e con noi il pubblico, letteralmente sbalorditi.

Ora (e non par vero) la carriera di Protti non è che agli inizi; il fulgore della sua celebrità è destinato a crescere, a spandersi per tutto il mondo. L'America non gli può essere che aperta e così tutti i più grandi teatri del mondo.

E nonostante la fortuna l'abbia baciato tanto clamorosamente, Aldo Protti si è mantenuto il ragazzo modesto e gentile di sempre; gli amici dei momenti duri, i D'Adda, i Rolleri, e tutti quelli che gli erano vicini quando Protti non era che un marmista, sono i suoi amici di oggi. E Protti li considera le persone più care che lo circondano; e così la gentile signora Adriana (che dopo sette anni e mezzo di fidanzamento è diventata la consorte di Aldo Protti il 28 luglio del '51 nella Cattedrale di Pistoia, alle 17,30 e cioè tre ore e mezzo prima che il novello sposo salisse sul palcoscenico ad interpretare il «Trovatore») che del marito è la più fedele collaboratrice in quanto al pianoforte gli ripassa gli spartiti nelle ore di studio, ha mantenuto intatto quel sorriso spontaneo che la rende tanto attraente e quella semplice signorilità di tratto che sempre l'hanno con traddistinta.

Abbiamo detto che Protti non è che agli inizi della carriera; di lui sentiremo ancora parlare e la sua voce stupenda la udremo ancora per molti anni.

Le foto che illustrano il servizio del 14 marzo 1953: "Cortigiani, vil razza dannata, per qual prezzo vendeste il mio bene" da "Rigoletto", "Sovra la Signoria, più possente di tutti, un Re: la spia" da "Gioconda", nell'Andrea Chénier. Poi il titolo dell'articolo e Aldo Protti durante una sosta a Cremona nel 1953.

Giorgio Levi


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