La pittura di Vincenzo Campi incontra la musica di Tarquinio Merula nel concerto in onore dei due artisti in programma giovedì nell'oratorio di Busseto
Tarquinio Merula e Vincenzo Campi, artisti cremonesi che hanno dato lustro alla cultura cittadina saranno al centro dell’evento in programma giovedì 21 novembre, alle 18.30, nell’oratorio della Santissima Trinità in Busseto (Parma) dove la parrocchia di San Bartolomeo prosegue la celebrazione del Giubileo straordinario in occasione del Quinto Centenario della Croce processionale d’argento, opera dei fratelli Jacopo Filippo e Damiano De Gonzate (1524). Croce che è tra le massime realizzazioni dell’oreficeria italiana del primo Rinascimento e uno degli arredi sacri più preziosi del tesoro della Chiesa Collegiata, eretta dal marchese Uberto Pallavicino nel 1339. È ornata con dorature, smalti e statuine a fusione che raffigurano al centro Cristo Crocifisso, alla base Maria e San Giovanni, alle estremità gli Evangelisti.
Nel retro San Bartolomeo tra i Santi Nicola, Francesco, Antonio abate e Maddalena. Nel nodo, Santi cari alla tradizione locale. Per il suo pregio artistico è stata esposta a Parma in Pilotta nella mostra Parmigianino e il manierismo europeo (2003) e in Brasile nel Museo Nazionale di Rio de Janeiro, voluta da papa Francesco per le Giornate Mondiali della Gioventù 2013. Tra le iniziative di valorizzazione della preziosa testimonianza di fede e d’arte è previsto, giovedì 21 novembre alle 18.30, nell’Oratorio della Santissima Trinità, adiacente alla collegiata, il concerto“O Cruxbenedicta” con Alessandra Vavasori, mezzosoprano e organista.
In programma musiche a tema, tra cui il canto gregoriano che dà il nome al concerto e “Laus Trinitati” di Hildegard von Bingen (1098-1179). La manifestazione vuole anche ricordare Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti e(la cui festività ricorre il 22 novembre nella Chiesa cattolica e ortodossa) e l’anniversario della nascita del grande compositore e organista Tarquinio Merula (Busseto 1595 – Cremona 1665), tra le figure più importanti del primo Seicento musicale lombardo, di certo la più rappresentativa e autorevole dopo quella del sommo Claudio Monteverdi. Merula, come documenta l’atto di battesimo conservato nell’Archivio della Parrocchia di San Bartolomeo, nacque da Giovanni e da Ortensia Rinaldi il 25 novembre 1595 a Busseto.
La cittadina, che due secoli diede i natali a Giuseppe Verdi, faceva allora parte della diocesi di Cremona e ciò potrebbe spiegare la qualifica di cremonese con cui Merula compare nei documenti e nei frontespizi delle sue opere. Trascorsi i primi anni di vita a Busseto dopo la morte del padre, nel 1602, Tarquinio Merula si trasferì a Cremona e fu affidato allo zio Pellegrino, parroco della Chiesa di San Nicolò in Cremona, che lo avviò allo studio della musica e della letteratura e alla pratica organistica. A vent’anni Tarquinio era già famoso. Nel 1615 furono stampati a Venezia i suoi primi lavori e da allora, nell'arco di trentacinque anni, pubblicò ben diciassette raccolte tra musica vocale sacra, profana e strumentale. Ebbe prestigiosi incarichi professionali a Cremona e a Lodi; nel 1624 fu nominato a Varsavia organista di chiesa e di corte del re di Polonia e di Svezia, ma due anni più tardi rientrò a Cremona; poi fu a Bergamo, Venezia e infine ancora a Cremona fino alla morte che avvenne il 10 dicembre del 1665 e fu sepolto nella chiesa di S. Lucia. Di Merula sarà eseguita la stupenda “Hor ch’è tempo di dormire.
Canzonetta spirituale sopra alla nanna”, nella quale Maria intona un’ipnotica e angosciante ninnananna a Gesù Bambino, prefigurandogli il terribile destino che lo aspetta: un chiaro riferimento alla passione e morte in croce. Alessandra Vavasori, musicista veneziana, si è diplomata in Organo e Composizione organistica con S.de Pieri, in Canto gregoriano e Musica Prepolifonica con Padre P.M. Ernetti presso in Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia; a questo hanno fatto seguito il diploma di Canto al Conservatorio “L. Campiani” con A. Lia Lantieri, il diploma di Clavicembalo con S. Vartolo al Conservatorio “B. Marcello” e il diploma di Canto di II livello a indirizzo didattico al Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria con R. Ristori. Attualmente sta perfezionando il repertorio di canto barocco con S. Prina e quello operistico con P. Vaglieri. Ha cominciato l’attività concertistica a 16 anni e nel corso della carriera debutta nell’opera barocca nel 1997 con Le nozze di Dorina di B. Galuppi. Poi, numerosi debutti dall’antico al contemporaneo, vincendo borse di studio in Italia e all’estero.
Nel 2005 ha esordito in ruoli di comprimaria cominciando come ancella in Turandot diretta da D. Oren proseguendo con altri ruoli e diretta da bacchette internazionali come Chung, Callegari, Valcuha. Ha collaborato e collabora con molte prestigiose rassegne italiane ed estere, con la Standford University e con il Festival Barocco V.I.B.E di Malta dal 2018. Ha inciso per Musica Rediviva, Tactus, Brilliant Classic. Il piccolo Oratorio della Santissima Trinità, cui si accede dalla navata destra della collegiata di San Bartolomeo, è annoverato tra i luoghi verdiani perché qui, il 4 maggio 1836, il musicista si unì in matrimonio con Margherita Barezzi. Figlia primogenita di Antonio Barezzi e come il padre dilettante di musica, studiò canto e pianoforte con Verdi a partire dal 1831, l’anno in cui il giovane maestro si stabilì in casa Barezzi, e ne divenne poco dopo la fidanzata. Suo padre tentò di iscriverla al Conservatorio di Milano. Il matrimonio con Verdi ventitreenne fu appunto celebrato il 4 maggio 1836 nell’oratorio della Santissima Trinità di Busseto, all’altare della Madonna del Carmine, a pochi passi dalla casa della sposa, presenti al gran completo i membri della locale Orchestra Filarmonica. Dopo il pranzo nuziale a palazzo Barezzi, gli sposi partirono per un breve viaggio a Milano e al loro ritorno si stabilirono in un appartamento di palazzo Tedaldi, uno dei più signorili della Busseto del tempo.
Dalla loro unione nacquero due figli, morti entrambi in tenera età: Virginia (Busseto, 26 marzo 1837-Ivi, 12 agosto 1838) e Icilio Romano (Busseto, 11 luglio 1838-Milano, 22 ottobre 1839).
Quando nel febbraio 1839 Verdi lasciò l’incarico di maestro di musica a Busseto, Margherita seguì il marito a Milano e ne condivise gli sforzi e le prime difficoltà per affermarsi nel mondo del teatro.
Fu presente alla Scala al debutto verdiano con “Oberto conte di San Bonifacio” (novembre 1839). Morì l’anno dopo, il 18 giugno, a soli 26 anni, mentre Verdi componeva “Un giorno di regno”, la sua sfortunata seconda opera; fu quindi sepolta nel cimitero milanese del Fopponino di Porta Vercellina, oggi non più esistente. Presso quel luogo nel 1990 è stata apposta una lapide in suo ricordo, come è presente un’altra lapide nella Casa di riposo per musicisti presso la tomba del Maestro e di Giuseppina Strepponi. Tornando alla chiesa in cui il maestro Verdi e Margherita Barezzi si unirono in matrimonio, spicca la pala d'altare racchiusa nell'abside. Si tratta di un capolavoro del pittore cremonese Vincenzo Campi: firmato e datato 1579, che raffigura la Crocifissione con Dio Padre e le sante Apollonia e Lucia. Perciò il concerto, che ha il sostegno di Fondazione Monteparma e Lions Club Busseto Giuseppe Verdi, sarà preceduto dalla presentazione storico-artistica di questo dipinto, a cura di Alessandra Mordacci, storica dell’arte e direttrice del Museo Diocesano di Fidenza.
Eremita del Po
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