Al Laus Pompeia di Lodi Vecchio l'inaugurazione della teca con oltre 70 reperti di epoca longobarda
Quello fatto a Lodi Vecchio è un ritrovamento che ha dell'incredibile. Nel 2010, un corredo funebre longobardo rimasto sepolto per oltre 1500 anni è riaffiorato in superficie in seguito ad alcuni lavori di riqualificazione. Subito sono iniziati gli scavi archeologici per portare alla luce il misterioso ritrovamento, e grazie alla collaborazione fra la Ra.Ga S.r.l. e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Cremona, Mantova e Lodi è stato possibile restituire al mondo un inestimabile tesoro che conta al suo interno più di 70 reperti. Manca ancora poco tempo, e finalmente il tesoro delle tombe longobarde sarà pronto per farsi vedere in tutto il suo splendore. Si tratta infatti di oggetti nati dall'arte dei maestri orafi Longobardi, una traccia indelebile del nostro passato che il 16 novembre alle 16 verrà esposta in una teca del Museo Laus Pompeia di Lodi Vecchio durante l’evento d’inaugurazione.
La storia del ritrovamento è iniziata quattordici anni fa, ma affonda le sue radici molti secoli prima, più precisamente durante il regno degli antichi Longobardi tra il V e il VI secolo. È il 2010. Un gruppo di archeologi si imbatte in una scoperta che ha dell’incredibile. A Lodi Vecchio, un paese storicamente conosciuto per la ricchezza di reperti antichi, vengono rinvenute tre tombe Longobarde, e al loro interno, nella stessa posizione mantenuta per secoli, tre corredi funebri eccezionali sia dal punto di vista artistico che sotto il profilo storico e culturale. Si tratta infatti di monili ed oggetti forgiati in oro, argento e pietre preziose, elementi che si possono trovare solamente in antiche tombe monumentali e di cui i Longobardi si affermarono come grandi esperti nella produzione.
Il 16 novembre alle 16, a presentare al pubblico gli aspetti più curiosi della scoperta e la misteriosa storia che si cela dietro ai reperti, ci sarà Gianluca Mete, cremonse che da 9 anni è direttore del museo Laus Pompeia e conservatore del Museo Parazzi di Viadana, nonché uno degli archeologi che nel 2010 fu tra i protagonisti del ritrovamento. La ricchissima teca che al suo interno conterrà i resti dei corredi funebri nasce da un progetto al quale ha collaborato anche l'architetto Angelo Garioni insieme allo stesso Mete, sempre sotto la guida della sopraintendenza rappresentata dal funzionario Simone Sestito.
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