6 novembre 2024

Quella indagine storica-architettonica sulla sinagoga di Sabbioneta

L’importante iniziativa dedicata ai  due secoli della sinagoga di Sabbioneta, prevista per domenica 10 novembre con un convegno che si svolgerà nel Teatro all’Antica (vedi: https://cremonasera.it/incontri/i-due-secoli-della-sinagoga-di-sabbioneta-domenica-10-una-serie-di-eventi), mi ha riportato alla memoria un’indagine storica-architettonica sulla Sinagoga di Sabbioneta, che ebbi modo di sviluppare durante gli anni universitari, e con essa ho ricordato una serie di persone. Studiosi che con grande generosità mi vollero affiancare durante le indagini d’archivio e i sopralluoghi, che ebbero molto a cuore la Sinagoga di Sabbioneta e che ne permisero la riscoperta e la sua valorizzazione. Luisella Mortara Ottolenghi, storica dell’arte, che incontrai per la prima volta presso il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano, di cui era Presidente; Vittore Colorni, storico dell’ebraismo, che mi permise di accedere agli archivi della Comunità ebraica di Mantova e di effettuare i rilievi della Sinagoga; Rodolfo Signorini, storico dell’arte, a cui devo la pubblicazione di una sintesi della mia ricerca sulla rivista trimestrale “Civiltà Mantovana” nel numero 16 del 1987, testo che qui ripropongo per i lettori di CremonaSera (per facilitare la lettura, sono state omesse le note al testo originale). Il testo è stato redatto, insieme alle fotografie, nel 1984-85, prima dei restauri iniziati nel 1990.

L’architettura delle sinagoghe edificate in Italia durante il secolo XIX è caratterizzata da un’indefinibile commistione di stili. É un fenomeno non certo peculiare della sola architettura italiana ma coinvolge la cultura europea di quegli anni. La maggior parte dei nuovi Templi ebraici sono sorti nel periodo di più grande attività edilizia in Italia, subito dopo le guerre del risorgimento. L’edificazione della Sinagoga israelitica di Sabbioneta precede di diversi anni quelle di altre città dell’Italia settentrionale. Il progetto del Tempio risale al 1824 ed è erroneamente attribuito all’architetto cremonese Luigi Voghera dallo storico Marini (Sabbioneta Piccola Atene, 1914). Angelo Grandi nella sua pubblicazione La Diocesi di Cremona del 1856 scrive con maggior correttezza che: «Pel rito del culto israelitico, a cui presiede un rabbino maggiore, v’ha una bella sinagoga eretta nel 1824 sul disegno del peritissimo signor Carlo Visioli e nel 1840 ornata tutto all’intorno di stucchi a basso rilievo dallo svizzero signor Pietro Bolla». Una delle caratteristiche di Sabbioneta è la sinagoga che sorge al secondo piano di un edificio nel centro della cittadina. Gli ebrei erano numerosi a Mantova e nel Mantovano e prima di Vespasiano Gonzaga essi avevano un loro piccolo nucleo con una sinagoga. Vespasiano, principe di Sabbioneta (1531-1591), concesse agli ebrei di vivere liberamente nella cittadina mantovana, a condizioni che contribuissero alle spese per la costruzione dei nuovi palazzi, chiese, e del teatro. Alla metà del Cinquecento la Comunità acquista una certa rinomanza per la tipografia ebraica di Tobia Foà, che pubblicò una ventina di volumi di buon livello editoriale. Nel corso del secolo XIX questi nuclei andarono gradualmente ma costantemente diminuendo; anche se la Comunità di Sabbioneta contava 113 membri, i capifamiglia decisero di costruire una nuova sinagoga. La comunità ebraica in quegli anni trovò una situazione politica particolarmente favorevole che consentì di intraprendere una operazione tanto onerosa. Nei primi anni del 1820 la Comunità Israelitica di Mantova, in relazione ai provvedimenti legislativi del Governo austriaco, propose l’associazione di tutte le comunità minori della provincia «alla dominante della città virgiliana». Le Comunità vennero consultate e «tutte le risposte al quesito se convenisse o meno l’associazione alla comunità di Mantova, furono all’unanimità nettamente negative». La motivazione principale di questo rifiuto era che l’idea di utilizzare le istituzioni religiose e culturali della città di Mantova fosse troppo difficoltosa per le piccole comunità lontane dal capoluogo.

Ottenuta una certa autonomia dalla Comunità di Mantova, gli ebrei di Sabbioneta decisero di riformare la vecchia Sinagoga situata sulla piazza della chiesa di S. Rocco. La conferma dell’esistenza di un altro Tempio anteriore a quello attuale si è ottenuta consultando il Catasto teresiano eseguito nel 1774. L’intervento dell’architetto Visioli prevedeva il rifacimento strutturale dell’intero isolato e non solo dell’edificio dove era situata la vecchia Sinagoga. La particolare sistemazione del nuovo Tempio e degli edifici annessi dava la possibilità di percorrere l’intero isolato passando di casa in casa per raggiungere il luogo di culto, senza dover percorrere alcun tratto di strada esterna. La traccia e la struttura della scala di accesso alla Sinagoga è riscontrabile negli edifici contigui, attualmente non più comunicanti. Il Tempio, situato al secondo piano, è disposto in modo da non avere alcuna finestra verso strada, ma solo su cortili interni. L’esistenza di un ampio atrio che precede l’ingresso alla sala di preghiera e di incontro, dà la possibilità per un ulteriore isolamento dai rimanenti locali. La Sinagoga è a pianta rettangolare e l’ingresso si trova lungo il lato più corto. All’interno della Sinagoga due sono gli elementi principali che definiscono la disposizione della sala, l’arca santa (Aron haKodesh), che è l’armadio dove erano contenuti i rotoli della Legge ebraica e la tribuna dove il cantore recitava le preghiere. Nel Tempio di Sabbioneta all’ingresso della sala e in corrispondenza dell’arca sono situate due colonne, con capitelli d’ordine corinzio, simboleggianti le due colonne del Tempio di Salomone (foto 1). Sopra l’ingresso è posto il matroneo dove le donne assistevano agli incontri nascoste dietro ad una grata di legno (foto 2).

Molto ricchi e preziosi sono gli arredi rimasti, quali le lampade fiancheggianti l’arca, il cancello in ferro battuto (opera sicuramente anteriore all’attuale Tempio) e il piedistallo in legno decorato utilizzato come leggio (bimàh). Di particolare interesse la decorazione a stucco del soffitto, suddivisa in diversi riquadri ed accuratamente eseguita, che dà l’impressione di una grande vela gonfiata dal vento, richiamando il ricordo delle prime sinagoghe semplicemente coperte da un telo. Della vecchia sinagoga era stata conservata l’arca santa (foto 3), che fino ad alcuni anni fa si trovava, ormai in disuso, nel matroneo della sinagoga nuova (infatti nel progetto del Visioli era stata prevista la costruzione di un nuovo Aròn, ricavato nella muratura). Umberto Nahon, noto studioso di cose ebraiche, la notò durante una sua visita del 1970 e ne curò il trasferimento nello Stato d’Israele. Essa è ora custodita nella «Casa Strauss», presso il Muro del pianto, a Gerusalemme. La Comunità di Sabbioneta andò scomparendo nei primi decenni del secolo XX, lasciando però una eccezionale testimonianza della passata presenza. La deserta sinagoga è un esempio di rara bellezza difficilmente riscontrabile in altri centri, dell’Italia settentrionale, dove gli ebrei trovarono asilo. «Ma non si può considerare senza rammarico la scomparsa di quei piccoli centri di campagna che per secoli, ad onta dell’esiguità numerica, avevano saputo conservare la propria individualità custodendo gelosamente la fede e le memorie avite» (V. Colorni, Judaica minora, 1983).

Attualmente il Tempio, abbandonato da diversi decenni, presenta gravi danni nella struttura muraria e decorativa. Il carattere stilistico e decorativo, l’organizzazione degli spazi interni, l’accurata esecuzione degli stucchi della sinagoga di Sabbioneta testimoniano l’elevato gusto degli artisti che collaborarono alla realizzazione di quest’opera d’arte. «Si deve quindi sperare che la buona volontà degli ebrei sappia fare i sacrifici necessari per la conservazione delle sinagoghe antiche di maggior bellezza e di quelle più caratteristiche, anche là dove si è quasi certi che esse non torneranno mai più ad essere aperte alle pubbliche cerimonie» (A.Bachi, Appunti sulla architettura della sinagoga, 1933).

Enrico Maria Ferrari


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