Quando Cremona contava. Nel passato remoto ministeri importanti e opere sul territorio. Gli ultimi nel governo Pizzetti e Toninelli
Cremona ha saltato anche l'ultimo giro. Nessun ministro e nessun sottosegretario nel Governo Draghi. Con Carlo Cottarelli, incaricato nel 2018 di formare un governo dal presidente Mattarella e con Danilo Toninelli ministro delle Infrastrutture nel governo “Conte 1”, cinquant'anni dopo Ennio Zelioli Lanzini, presidente del Senato fino al giugno 1968, solo due cremonesi sono stati chiamati ai più alti vertici istituzionali. In verità, il lungo digiuno di una rappresentanza politica cremonese all'interno di un Governo era già stato interrotto con la nomina a sottosegretario al ministero delle riforme di Luciano Pizzetti nel governo Renzi. Prima di lui l'ultimo ad avere ricoperto questo ruolo, infatti, era stato, ormai quasi trent'anni fa, il cremasco Maurizio Noci, sottosegretario al ministero dell'agricoltura, retto allora da Giovanni Goria, nel settimo governo Andreotti, tra il 16 aprile 1991 e il 24 aprile 1992. Da allora è stato il silenzio. Carlo Cottarelli, presidente incaricato del Consiglio da Sergio Mattarella, è stato il settimo rappresentante del territorio cremonese, dal dopoguerra ad oggi. Pochi, se si considera la grande vivacità politica che ha caratterizzato la nostra provincia per i primi sessant'anni di vita nazionale, al punto da avere contemporaneamente ben tre ministri espressione del territorio nei governi del primo conflitto mondiale. Pochi lillipuziani, a confronto della grande statura politica di quelle straordinarie figure uscite dalla lotta risorgimentale, primi ministri dell'Italia unita.
Tuttavia è stato ancora uno Stefano Jacini, come il nonno quasi un secolo prima, ad inaugurare nelle vesti di ministro della guerra nel governo provvisorio Parri, dal 21 giugno 1945 all'8 dicembre 1945, la nuova Italia uscita dalla guerra. Jacini divenne poi Senatore nella I Legislatura. Ma su tutti si staglia la figura di Ennio Zelioli Lanzini, da San Giovanni in Croce, presidente del Senato della Repubblica dall'8 novembre 1967 al 4 giugno 1968, durante la IV legislatura e componente di quel gruppo di Cattolici Democratici che hanno costituito la transizione fra il Partito Popolare e la Democrazia Cristiana. Sottosegretario al lavoro e alla previdenza sociale nel dicastero retto da Benigno Zaccagnini nel secondo governo Segni fu Amos Zanibelli, nel febbraio 1959, che rimase in Parlamento, ripetutamente rieletto, fino al 1976. Fu vicepresidente del gruppo parlamentare Dc dal 1963 al 1972 e presidente della Commissione Lavoro e Previdenza nella IV e nella VI legislatura. Più volte sottosegretario è stato anche Silvestro Ferrari, originario di Vescovato: la prima volta alle partecipazioni statali, dicastero retto da Gianni De Michelis, nel primo governo Spadolini dal 28 giugno 1981 al 23 agosto 1982. Poi, sempre alle partecipazioni statali, nel quinto governo Fanfani dal 1 dicembre 1982 al 4 agosto 1983 e infine ai lavori pubblici nel primo governo Goria dal 28 luglio 1987 al 13 aprile 1988. Sottosegretario, infine, è stato Maurizio Noci all'agricoltura con ministro Giovanni Goria nel VII governo Andreotti dal 1 aprile 1991 al 24 aprile 1992.
Eppure storicamente i cremonesi sono stati sempre ben presenti in tutti i governi, a partire dal primo, quando nel terzo ministero Cavour il trentatreenne Stefano Jacini, neppure deputato, fu nominato Ministro dei lavori pubblici ai vertici del dicastero appena costituito il 2 gennaio 1860 nel Regno di Sardegna. Deputato nella VII, VIII, IX e X legislatura, Jacini fu così retto e onesto da dimettersi persino da ministro nel 1861 perchè, a differenza della precedente elezione, era stato eletto in un solo collegio, quello di Pizzighettone. Fu nominato senatore il 6 febbraio 1870 e ricevette il titolo di conte per sè e i discendenti nel 1880 da Umberto I di Savoia. Morì nel 1891.
Angelo Bargoni, nato nel 1829 da una modesta famiglia di orologiai, è stato ministro della pubblica istruzione nel Governo Menabrea III del 1869 e primo Ministro del Tesoro nel Governo Depretis II tra il 1877 e 1878. Al nome del soresinese Francesco Genala, Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d'Italia nei Governi Depretis e Giolitti, è legato invece il ponte in ferro sul Po, inaugurato il 18 settembre 1892 e percorso in treno dallo stesso ministro due giorni dopo. Due sono le creature lasciate a Cremona da Pietro Vacchelli, Ministro del Tesoro nel gabinetto Pelloux I tra il 1898 e il 1899 e delle Finanze del gabinetto Fortis II tra il 1905 e il 1906: il canale Marzano e la Banca Popolare di Cremona. Portavoce del partito radicale e tra i più convinti sostenitori dello stabile inserimento del suo partito tra le forze di governo, Ettore Sacchi divenne Ministro di Grazia e Giustizia nel 1906 con Sonnino e fece votare la legge che aboliva il sequestro preventivo dei giornali. Nel 1910 ebbe il portafoglio dei Lavori Pubblici con Luzzati, mantenendolo anche con Giolitti fino al l914, quando accettò di collaborare con liberali, cattolici e socialisti riformisti alla formazione di un governo nazionale, pur essendo ostile all'intervento dell'Italia in guerra. Sacchi accettò di far parte come Ministro di Grazia e Giustizia anche dei governi Boselli dal giugno 1916 all'ottobre 1917, e Orlando fino al 1919. Al momento dello scoppio del primo conflitto mondiale erano addirittura tre i cremonesi che facevano parte del Governo: Sacchi, Leonida Bissolati e Giovanni Villa.
Nelle foto Bargoni, Bissolati, Genala, Vacchelli, Villa, Sacchi. Poi Jacini, Noci, Zelioli Lanzini e Zanibelli
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commenti
Michele de Crecchio
2 novembre 2021 00:38
Sino all'avvento del fascismo, i cremonesi furono presenti con incarichi prestigiosi nel governo dello stato unitario. L'ultimo fu il socialista Bissolati che accettò l' incarico di ministro della guerra, proprio mentre si sviluppava il primo conflitto mondiale. Con l'avvento del fascismo, nonostante il superattivismo di Farinacci, nessun cremonese fece più parte del governo. Solo durante l'effimera repubblica sociale, un paio di cremonesi furono ministri per materie di scarso interesse. Nel secondo dopoguerra nessun cremonese fu poi incaricato di reggere qualche ministero. Pochi ottennero incarichi di sottosegretario: personalmente ricordo il caso di Zanibelli che resse tale ruolo solo per pochi giorni nel tristemente famoso governo Tambroni. Anche questo singolare fenomeno dimostra la progressiva decadenza della nostra bella, ma sfortunata città.