Quarant'anni fa la grande mostra sui Campi, 40mila visitatori e l'entusiasmo dei grandi critici. A Cremona manca una grande mostra
Era il 27 aprile 1985, quarant'anni fa. A Cremona si inaugurava la prima grande mostra d'arte che portò l'interesse di turisti, studiosi e critici di fama internazionale ad accendere i fari sulla cultura cremonese del '500, nella città del Torrazzo quella che allora venne definita la "piccola Anversa". L' epica rassegna si intitolava “I Campi la cultura artistica cremonese del Cinquecento", ed è entrata nella leggenda. Un'impresa culturale straordinaria che in pochi mesi (dal 27 aprile al 1° settembre 1985) portò a staccare 40mila biglietti di ingresso alla grande mostra in Santa Maria della Pietà (purtroppo chiusa da troppo tempo), di cui almeno il 30% dei visitatori era straniero. Un'operazione culturale senza eguali forte di un comitato scientifico straordinario: era presieduto da Mina Gregori e ne facevano parte Giulio Bora, Luisa Gregori Bandera, Antonio Paolucci, Giorgio Politi, Ilaria Toesca, Franco Voltini, Maria Luisa Corsi, Goffredo Dotti e Ardea Ebani. L'allestimento venne curato dallo studio degli architetti Albini, Helg e Piva per 160 quadri e 200 disegni più medaglie, monete e un automa di Janello Torriani. Oltre ai quadri presenti nelle chiese e nei musei cremonesi arrivarono opere da tutto il mondo tra cui: la "Zingarella" di Boccaccio Boccaccino dagli Uffizi, il "Ritratto di Famiglia" di Sofonisba Anguissola dal museo "Hage" di Nivaagard, il "Ritratto di donna" del Metropolitan Museum di New York, "Le storie della Passione" di Antonio Campi dal Louvre e la "Sacra Famiglia" del Museo Coral Gables di Miami sulla quale compariva anche la firma di Sofonisba Anguissola Lamellina.
La mostra fu un successo strepitoso: con i Campi anche il turismo riscoprì Cremona così in Santa Maria della Pietà, sede della mostra, al Museo Civico, nelle chiese e nei palazzi. era un gran viavai di gente I grandi critici d'arte hanno parlato diffusamente di quanto stava accadendo sotto il Torrazzo. Giovanni Testori sul Corriere della Sera ha addirittura coniato una nuova definizione dialettale "dell'opima Cremona": "Turòon, Turàas, Campàs" quasi a voler dire che Cremona, oltre che dei generosi attributi delle sue belle donne, deve andare fiera anche del suo meraviglioso e irripetibile Cinquecento. E in apertura di articolo Testori diceva: "che strepitosa, grande, vitalissima, mostra. Cremona ha issato sugli archi cinerei del tempo gli stendardi del suo gran '500 e s'è rivelata al mondo e a sè stessa". E Giorgio Mascherpa annunciava "Finalmente i Campi". E Giulio Carlo Argan sull'Espresso aggiungeva "Se tutte le mostre d'arte antica fossero come questa, intitolata ai Campi ma estesa a tutta la pittura cremonese del Cinquecento!". E ancora: "La borghesia manifatturiera cremonese, coi fustagni e le lane, produceva e commerciava musica e pittura con le città vicine e le lontane, fiamminghe e tedesche. Aveva un suo erudito umanesimo e il gusto del moderno. Le piacevano le facciate dipinte e le chiese istoriate e strutturate a pittura, e gustando la pittura e la musica bene eseguite privilegiava l'interpretazione sull'invenzione". E Alberico Sala: "L'orgoglio di essere cremonese m'ha festosamente contagiato negli stanzoni di Santa Maria della Pietà tra i protagonisti della gran recita del Cinquecento" e poi "Mina Gregori restituisce ai cremonesi il posto che loro spetta, che è nazionale ed europeo". E Vittorio Sgarbi aggiungeva: "Venite con noi alla mostra a scoprire una grande esperienza manieristica che anticipa Caravaggio". Mina Gregori spigava invece le "parentele" tra Caravaggio e la nostra pittura.
Certo poi vennero altre grandi mostre ("I 5 sensi", "Immagini del Sentire", "Sofonsiba Anguissola e le sorelle", "Il Piccio" e altre) ma da un po' di anni nella amministrazione cittadina la parola "grande mostra" è un tabù, una sorta di allergia al "mostrismo" che altre città vicine (Brescia, Bergamo, Mantova, Parma, Piacenza senza parlare di Milano) coltivano con grande successo. Chissà che ripensando ai Campi...(m.s.)
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commenti
Francesco Capodieci
6 maggio 2025 19:30
L'ultima grande mostra a Cremona credo che sia stata quella dedicata al Piccio che, nel 2007, attirò in quattro mesi circa 70 mila visitatori in Santa Maria della Pietà. Nel 2018 e nel 2019 le mostre sul Genovesino e sul "Regime dell'arte", al Museo Civico "Ala Ponzone", videro soltanto 12-13 mila presenze; ancor meno sono stati, nel 2022, i visitatori della mostra su Sofonisba Anguissola e la Madonna dell'Itria. Mentre, negli ultimi decenni, Cremona ha saputo realizzare numerosi eventi concertistici di altissimo livello, occorre amaramente constatare che - come ha sottolineato lo scorso ottobre l'assessore alla Cultura, Rodolfo Bona - "il tempo delle grandi mostre è definitivamente concluso"