"Negli ultimi anni, l'Amministrazione comunale di Cremona ha investito risorse consistenti su alcuni eventi musicali e culturali, finanziandoli con sussidi economici a fondo perduto sempre più rilevanti. Cifre che pongono legittimi interrogativi sull'effettivo ritorno per la collettività e sulla trasparenza nella distribuzione dei contributi.
Il nodo cruciale risiede nell'assenza di uno strumento che definisca criteri oggettivi e misurabili per la valutazione delle iniziative culturali, tenendo conto, ad esempio, della qualità delle attività proposte o del grado di collaborazione con enti e soggetti di riconosciuta eccellenza nel settore di riferimento. Attualmente, l'assegnazione dei contributi economici – sia per quanto riguarda la destinazione che l'entità degli importi – è affidata a decisioni del tutto discrezionali da parte degli uffici comunali e dell'assessorato competente. Tali decisioni si fonderebbero su un regolamento risalente al 2009, che si rifà in modo generico alla valutazione dei contenuti delle iniziative e alla loro coerenza con la programmazione dell'Amministrazione.
Sebbene un certo margine di discrezionalità sia fisiologico nell'azione amministrativa, non è più accettabile che l'utilizzo di risorse pubbliche avvenga in assenza di parametri valutativi chiari e trasparenti. Manca, in sostanza, un sistema strutturato di bandi pubblici basati su criteri meritocratici, trasparenti e misurabili, in grado di garantire un'efficace selezione delle proposte progettuali. Ciò che serve è uno strumento strategico capace di definire un metodo operativo coerente, finalizzato a inserire Cremona in un circuito culturale di rilievo nazionale e internazionale, attrarre pubblico da fuori città e generare un indotto economico reale.
A tal proposito, è doveroso distinguere tra le realtà locali che operano nell'ambito del volontariato culturale – che svolgono un ruolo prezioso per la coesione sociale e la vitalità del territorio – e gli operatori professionali che agiscono sul mercato degli eventi. Le prime meritano un sostegno dedicato, stabile e proporzionato al loro valore sociale, mentre ai secondi devono essere richieste trasparenza, rendicontazione e concorrenza attraverso selezioni pubbliche.
Per questo chiediamo non solo un cambio di visione, ma anche strumenti concreti:
L'istituzione di due linee distinte di finanziamento, una per il volontariato culturale (con criteri basati su convenzioni, tetto massimo alle erogazioni), e una per gli operatori professionali (tramite bandi a evidenza pubblica che promuovano una logica competitiva, oltre che un sano principio di rotazione);
L'adozione di un regolamento trasparente per la concessione di contributi pubblici, con criteri oggettivi e misurabili, che, oltre agli obblighi di rendicontazione economica, prevedano una valutazione dell'impatto sulla città mediante parametri quantificabili.
La pubblicazione annuale dei dati relativi a tutti i contributi erogati e alle entrate generate dagli eventi sostenuti dal Comune, per garantire piena trasparenza sull'uso delle risorse pubbliche.
L'istituzione di una Consulta cittadina per la cultura, composta da rappresentanti delle associazioni, delle imprese culturali, delle organizzazioni di categoria del commercio e dei pubblici esercizi, degli enti formativi e delle istituzioni locali. Tale organismo avrebbe funzioni consultive e propositive, con un ruolo attivo nella definizione e nella valutazione ex-post delle politiche culturali del Comune.
La pianificazione di un calendario culturale costruito assieme agli operatori di settore, per coordinare le energie, evitare sovrapposizioni e massimizzare l'impatto turistico e promozionale a favore della città;
L'attivazione di sinergie con i Comuni capoluogo limitrofi, per inserire Cremona in un circuito di eventi culturali e musicali di rilievo sovralocale, capace di attrarre pubblico e risorse anche al di fuori del contesto cittadino;
Esistono esempi concreti da cui trarre ispirazione, anche a pochi chilometri da noi:
Parma ha saputo strutturare una politica culturale pluriennale con la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2020, trasformando l'evento in un volano per turismo, attrattività e innovazione. Nel solo 2022, Parma ha registrato oltre 740.000 presenze turistiche, con un impatto diretto stimato di oltre 40 milioni di euro per il territorio.
Mantova, dopo il titolo di Capitale Italiana della Cultura nel 2016, ha costruito un modello stabile di governance culturale, con bandi pubblici per operatori, una fondazione dedicata e un calendario di eventi integrato (Festivaletteratura, Trame Sonore, Mantova Jazz). L'impatto economico del Festivaletteratura, ad esempio, è stimato in circa 6 milioni di euro l'anno, con il 70% del pubblico proveniente da fuori provincia.
Piacenza, con iniziative come "Piacenza Summer Cult" e i festival musicali realizzati in collaborazione tra pubblico e privato, ha introdotto sistemi di valutazione dell'impatto e cofinanziamento, evitando l'erogazione di fondi a pioggia e costruendo una progettazione condivisa con gli operatori.
Non è più sufficiente organizzare eventi "per i cremonesi" che spostano il pubblico da una piazza all'altra. Serve una politica culturale lungimirante, capace di generare indotto economico, promozione del territorio e crescita del capitale sociale."
Andrea Carassai - Capogruppo Forza Italia in Consiglio Comunale a Cremona
Luca Ghidini - Segretario Comunale Forza Italia Cremona
commenti
Lev
4 agosto 2025 12:37
Qui Carassai e Ghidini hanno ragione nel senso che a Cremona a certi eventi organizzati dagli amici degli amici si danno migliaia e migliaia di euro a prescindere dai risultati e tra l'altro senza chiedere una rendicontazione delle spese anche a fronte di associazioni private. Questo sarebbe il minimo sindacale anche perché con questi presupposti non si può mica pretendere di concorrere alla nomina di capitale della cultura + de che? di chi?