10 gennaio 2024

Quattro secoli fa nel 1624 a Palermo un incontro memorabile per la storia dell'arte: quello tra l'ultranovantenne Sofonisba Anguissola ed il ventenne Antoon van Dick

Correva l’anno 1624 a Palermo, era un caldo luglio e presso la corte del vicerè di Sicilia, ci fu, quattrocento anni fa, un incontro memorabile per la storia dell’arte, quello tra l’ultranovantenne Sofonisba Anguissola e il poco più che ventenne Antoon van Dyck, in cerca di consigli sulla pittura. Il pittore aveva intrapreso quel viaggio tanto lungo e pericoloso per ascoltare «i preziosi avvertimenti» che l’artista poteva donargli, mentre sul suo taccuino ne tracciava dal vivo uno schizzo. “Ritratto della sig.ra Sofonisba pittricia fatto dal vivo in Palermo l’anno 1624 il 12 di luglio; l’età di essa 96 avendo ancora la memoria et il servrello prontissimo, cortesissima, et sebbene per la vecciaia la mancava la vista, ebbe con tutto ciò gusto de mettere gli quadri avanti ad essa et con gran stenta mettendo il naso sopra il quadro, venne a discernere qualche poca et piglio gran piacere ancora in quel modo, facendo il ritratto de essa, mi diede diversi avvertimenti non dovendo pigliar il lume troppo alto, faccio che le ombre nelle rughe della vecciaia non diventassero troppo grande, et molti altri buoni discorsi come ancora conto parte della vita di essa per la quale se conobbe che era pittore de natura et miraculosa et la pena pagiore che ebbe era per mancamento di vista non per più dipingere: la mano era ancora ferma senza tremula nessuna”.

Si trattava dell’incontro di due generazioni e di due mondi differenti, ma anche di un passaggio di potere: van Dyck era succeduto a Sofonisba come ritrattista ufficiale della corte spagnola e si avviava a traghettare la pittura nella grande stagione seicentesca. A testimonianza di questa visita rimane un bellissimo ritratto di Sofonisba del maestro fiammingo. Si dice che van Dyck abbia affermato che il conversare con lei gli avesse insegnato più di ogni altra cosa nella sua vita sui principi della pittura. Raffigurata di tre quarti, il capo coperto da una cuffia e lo sguardo offuscato dall’età, seppur vigile e attento. Sofonisba ci saluta così, con questa immagine cruda, ma veritiera: l’immagine di una donna pienamente realizzata, che è stata capace di affermarsi in un mondo fatto da e per gli uomini. Antoon van Dyck di lei ebbe a dire: ”ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo studiare le opere dei più insigni maestri.” Ancora vezzosa ed elegante, a dispetto degli anni, Sofonisba gli raccomandò «di non pigliare il lume troppo alto, acciocché le ombre delle rughe non diventassero troppo grandi», e lo aiutò con qualche tratto di matita eseguito con la sua mano «ferma, senza nessuna tremula». Sofonisba sarebbe morta l’anno dopo, il 16 novembre 1625. Fu sepolta nella chiesa palermitana di San Giorgio Genovesi dove ancora oggi si trova la sua lapide.

Fabrizio Loffi


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commenti


Luciana Benotto

16 gennaio 2024 11:36

Articolo interessante. Spero abbia letto la mia trilogia sulla Anguissola.