3 ottobre 2024

Quel sacerdote caro a Giuseppe Verdi. Esposte a Busseto le lettere del maestro, della moglie Giuseppina Strepponi e quelle da Cremona della cognata Barberina

E’ nato a Soarza, nella lussureggiante campagna piacentina, ad ormai un “tiro di schioppo” da Cremona, il sacerdote più caro al maestro Giuseppe Verdi: don Giovanni Avanzi. Il Cigno di Busseto, la sua seconda moglie e la cognata Barberina Strepponi gli erano molto legati, al punto da tenere con lui una lunga e importante corrispondenza che, tra pochi giorni, sarà al centro di una mostra che avrà luogo a Busseto, nei locali della storica e monumentale biblioteca della Fondazione Cariparma. Intitolata “Pregiatissimo Signor Canonico…” la mostra “parlerà” anche ed ampiamente cremonese. Ma è giusto andare per ordine ed “inquadrare” innanzitutto la figura di don Giovanni Avanzi, che nacque a Soarza il 6 gennaio 1812 e morì a Spigarolo di Busseto (dove è sepolto e ricordato in una lapide posta sulla cappella del camposanto) il 17 aprile 1896. Studiò nel seminario diocesano di Fidenza e, una volta ordinato sacerdote, iniziò il suo ministero presbiterale nel 1841 a  Busseto.

Nel 1844 fu trasferito a San Giuliano Piacentino in qualità di cappellano della chiesa della Madonna delle Spine, edificio oggi fatiscente ma del quale i cittadini, col supporto del Comune, stanno avviando proprio di questi tempi una lodevole e meritoria opera di recupero. Nel 1857 fu nominato parroco di Vidalenzo dove rimase per ben trentatré anni prima di guidare, dal 1890 al 1896 la parrocchia di Spigarolo dove poi morì. Era appunto il sacerdote più caro a Giuseppe Verdi, alla sua seconda moglie Giuseppina Strepponi e alla sorella di quest’ultima, Barberina, che abitava in centro a Cremona e dalla quale il maestro Verdi si recava spesso per gustare i celebri marubini. E’ del resto noto che Cremona era di fatto il luogo degli affari del Cigno di Busseto. 

Barberina riposa nel quinto androne della crociera di levante del cimitero cittadino e la sua tomba è costituita da una semplice lastra marmorea con una croce quasi del tutto cancellata   ed una sola epigrafe: Barberina Strepponi, una prece. Vi è inoltre riportata la data della morte: 6 settembre 1918. Barberina era la sorella minore di Giuseppina, cognata di Giuseppe Verdi e, come scrive Fabrizio Loffi nell’articolo che trovate qui (leggi articolo), esiste  una foto dell’archivio Ricordi che la ritrae nel 1900 nel giardino di Sant’Agata, alla sinistra dell’anziano, illustre parente che, compiaciuto, seppur irrigidito in una posizione del tutto innaturale, guarda con un sorriso arguto nell’obiettivo. Lei, Barberina, è l’unica vestita di nero, anche se, dalla posizione che occupa nell’immagine, è anche l’unica che possa godere della familiarità col maestro. Gli altri si atteggiano in posa, fingendo una innaturale naturalezza: chi ha le mani in tasca, chi infilate nel panciotto, ostentando un atteggiamento quasi sfrontato. Lei no, guarda nell’obiettivo con un sorriso spontaneo, le dita delle mani che giocherellano con il cameo di un lungo collier.

Barberina abitava in corso Cavour, dove ora sorge la Galleria XXV Aprile. Le sue finestre davano verso la strada, in corrispondenza della sede della Camera di Commercio e il maestro Verdi vi si recava ogni volta raggiungeva Cremona, attirato anche dai marubini che destavano la sua ammirazione. Ugo Gualazzini, sempre nello stesso articolo di Loffi, ricordava di aver saputo dal segretario generale camerale Guido Tomè “che la presenza di Verdi in casa della cognata suscitava la più viva curiosità in tutti loro. Essi adocchiavano dietro le imposte per cercare di scorgere il Maestro in atteggiamenti squisitamente familiari. D’estate usava togliersi la giacca e anche il collo duro, per cui il vedere Verdi in libertà sembrava addirittura un fatto eccezionale”. Ancora come si legge nel testo di Fabrizio Loggi, Mario Levi, ex direttore della Provincia nella sua “Vecchia Cremona” del 1955, aggiunge altri particolari: “Era di salute estremamente cagionevole; e Verdi, già nel 1868, scriveva al suo amico Opprandino Arrivabene pronosticandole imminente la fine. Vent’anni dopo, ne scriveva anche a Boito; sì, la morte della love Barberina doveva esser questione di giorni…Ma Arrivabene scomparve nel 1884; Giuseppina Strepponi nel 1897; Verdi nel 1901; e Barberina, piena di acciacchi, con la morte che faceva da sentinella alla sua porta, sopravvisse sino al 1918, quando aveva più di novant’anni. Boito fece appena in tempo ad accompagnarla all’estremo riposo (è sepolta in una colombario del terzo androne) e se andò anche lui”. Alla cognata Verdi scrisse la sua ultima lettera conosciuta, datata 18 gennaio 1901. Definisce la sua salute buona, nonostante sia costretto su una sedia: “ma ho paura del freddo!!” ripete più volte. “Speriamo che le belle giornate come questa d’oggi continuino. Io col cuore ti stringo le mani”. Giuseppe Verdi morì poi otto giorni dopo, a Milano dove riposa.

Tornando alla figura di don Giovanni Avanzi, la sua amicizia con il Cigno sbocciò quando era canonico a Busseto ed il maestro si era già affermato con l’ “Oberto Conte di San Bonifacio”. L’amicizia restò salda nel tempo ed aveva numerosi punti di contatto, a partire dalla mentalità liberale di don Avanzi che trovava grande rispondenza in Verdi. Come noto, inoltre, nell’ultima parte della loro esistenza terrena i genitori del maestro vissero a Vidalenzo (dove riposano) e probabilmente fu il parroco stesso a dettarne le lapidi obituitarie. Signore per educazione e colto umanista, don Avanzi fu per molti anni elemosiniere del celeberrimo musicista e compositore e ne era spessissimo ospite nella villa di Sant’Agata (da due anni tristemente chiusa) oltre che consigliere personale.

E’ tradizione che egli avesse tradotto e commentato col maestro le parole della “Messa di Requiem” e che avesse collaborato con lui nella composizione di brani musicali a carattere sacro. I due erano quasi coetanei (il sacerdote aveva solo un anno in più del maestro) e, scrivendo nel 1882 al senatore Piroli, Verdi di lui aveva detto: “Voi conoscete l’Avanzi e sapete che oltre a essere dottissimo è liberale quantunque prete, ed onestissimo. Dove sono mai i preti dei villaggi e dei piccoli paesi che sappiano qualche cosa. Avanzi è un fenomeno ed i preti stessi dovrebbero accusarlo per troppo sapere”. Addirittura, sempre col senatore Piroli, Giuseppe Verdi si era speso affinchè  l’amico sacerdote divenisse parroco di Busseto ma don Avanzi rifiutò a causa di difficoltà locali e, a riguardo, il maestro scrisse “Sarebbe stato un bene se quei del paese avessero saputo apprezzarlo, ma con quella razza di testoni antidiluviani il canonico non avrebbe avuto che dispiaceri senza recare nessun giovamento”. Più tardi riuscirono però a farlo nominare cavaliere e direttore delle scuole di Busseto.  Nella biblioteca di Busseto della Fondazione Cariparma si conserva una corposa corrispondenza tra Giuseppina Strepponi e don Giovanni Avanzi, così come si conservano anche le lettere inviate da Barberina Strepponi   e dalla contessa Clara Maffei allo stesso sacerdote. Si tratta, in tutto, di 96 lettere di Giuseppina Strepponi, altre 13 di Barberina Strepponi, due autografi verdiani e 7 missive della contessa Maffei.

Sono tutte comprese tra il 1861 ed il 1895 e, nel 1983, sono state acquisite dall’allora Cassa di Risparmio di Parma, su proposta dell’Istituto nazionale di Studi Verdiani, per la storica biblioteca di Busseto. Un giacimento storico e culturale di assoluta importanza perché documenta chiaramente la rispettosa amicizia dei coniugi Verdi per un sacerdote colto e pio, patriottico e liberale evidenziando anche la generosità e la dolcezza di Giuseppina Strepponi (morta il 14 novembre 1897 nella tenuta di Sant'Agata,  a causa di una polmonite, con Verdi che restò così vedovo per la seconda volta) e del maestro. Buona parte di queste lettere saranno esposte nei locali della biblioteca di Busseto della Fondazione Cariparma dal 10 ottobre al 21 dicembre nell’ambito della mostra “Pregiatissimo Signor Canonico… - La vita dei coniugi Verdi nelle lettere di Giuseppina Strepponi a don Giovanni Avanzi”. Una delle lettere è datata 17 gennaio 1870 ed è quella in cui Giuseppina Strepponi, che in quei giorni era a Genova, avverte il canonico della morte della madre Rosa Cornalba, avvenuta  il 13 gennaio 1870 a Cremona (dove la donna viveva, evidentemente, insieme a Barberina). Nel testo la Strepponi evidenzia che la morte è avvenuta “come lampada a cui manchi alimento” e chiede al sacerdote, definendolo “buono e venerato amico” di pregare con lei e con Barberina.

Per quanto riguarda invece la corrispondenza partita da Cremona, a firma di Barberina Strepponi (deceduta a Cremona il 6 settembre 1918), spiccano in particolare due documenti: in uno di questi Barberina si rammarica per la morte della nipote del canonico e nell’altra, datata 1887, invece, si felicita con lui per l’avvenuta nomina a Cavaliere della Corona d’Italia. Interessante anche una lettera del 1868 in cui la contessa Maffei di Milano informa l’Avanzi delle ottime condizioni di salute di Alessandro Manzoni. Per gli storici e per i cultori verdiani cremonesi (e non solo) la mostra di Busseto, inserita nel Verdi Off del Festival Verdi e nel  “Verdi 10/10”, la rassegna di eventi organizzata dal Comitato Verdi 1O/1O-27/01 e è un evento da non perdere. Intanto, per avere un primo “assaggio” è da segnarsi anche l’appuntamento di venerdì sera, 4 ottobre, quando, alle 21, nei locali della biblioteca della Fondazione Cariparma, in apertura del ciclo di incontri “I Venerdì della biblioteca” (ingresso gratuito), il professor Corrado Mingardi, insigne studioso verdiano, parlerà di “Verdi a San Pietroburgo nelle lettere di Giuseppina Strepponi al canonico Avanzi”.

Nelle foto il maestro Giuseppe Verdi, la moglie Gisueppina Strepponi e la sorella Barberina. Poi la lapide funebre di don Giovanni Avanzi

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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