Sgarbi mette il vincolo su quattro opere all'asta Millon. E sul nuovo altare del Duomo ha ironizzato sul vescovo: "Questo adeguamento lo condurrà in purgatorio". Incantato dalla Tavola di Sant'Agata
Il sottosegretario Vittorio Sgarbi è giunto nel primo pomeriggio sotto al Torrazzo e si è intrattenuto alcune ore in città. Il critico d'arte ha notificato solo ieri sera tardi la propria visita a Cremona, programmata in realtà da tempo, per poter vedere di persona le opere all'asta in Palazzo Vesconi di via Tibaldi. La Casa d'Aste Millon avrebbe infatti a catalogo quattro opere di interesse nazionale che hanno spinto il sottosegretario ad analizzarle di persona e che intenderebbe "vincolare", ovvero impedirne la vendita esercitando la prelazione da parte dello Stato. Presente infatti alla visita l'amico personale nonchè Soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Mantova e Lodi, Gabriele Barucca. Tra queste quattro un Boccaccino e una meravigliosa pala d'altare firmata da Palma il Giovane proveniente dalla chiesa di Pandino.
"Avevo nella mente di visitare il Museo Diocesano, dove è arrivata la più bella opera di Cremona, una tavola "trionfante" proveniente dalla Chiesa di Sant'Agata testimonianza del '300, autore paragonabile a un Giotto padano" ha dichiarato il sottosegretario durante la visita guidata da don Gianluca Gaiardi, Incaricato diocesano Beni e attività culturali ecclesiastici. Sgarbi si è trattenuto diversi minuti davanti alla preziosa opera, scrutandone ogni minimo dettaglio e commentandone insieme a don Gaiardi i soggetti e la tecnica pittorica. "Sono stato anche in Cattedrale insieme al Vescovo a vedere la nuova sistemazione dell'altare. Questo lo condurrà in purgatorio - ha ironizzato il critico - è un po' un peccato di vanità, nel senso che è una mensa fin troppo raffinata. Voto sei e mezzo, diciamo. Questa esigenza di cambiare gli arredi per poter parlare all'assemblea è tutta vanità." La visita al Museo Diocesano è stata preceduta da un rapido sopralluogo in Prefettura, dove il critico ha ammirato alcune opere conservate nell'ala di rappresentanza del palazzo, in particolar modo alcuni lampadari degli anni '30 e lo studio di Farinacci. Prima di salutare Cremona è stata prevista un'ultima tappa a Palazzo Fodri per ammirarne il restauro e per poter vedere dal vivo le statue del '400 conservate in esso. Appena uscito dal Museo ha aggiunto: "Ogni volta che vengo a Cremona sono felice per le cose che non ho visto, che ho rivisto, che vedo. Questo nuovo Museo Diocesano è una conquista, si vedono cose meravigliose.". Poco prima di salire sull'auto per recarsi al Fodri, Sgarbi ha fermato due turisti invitandoli ad entrare nel Museo Diocesano esortandoli ad ammirare la tavola trecentesca di Sant'Agata.
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commenti
Benny
22 settembre 2023 16:10
Ha proprio ragione Sgarbi circa l altare in Duomo .Esso contrasta con il resto e con i suoi diversi livelli può essere di pericolo.E una assoluta vanità!
Daniele
22 settembre 2023 16:13
Nemmeno una parola per il VERTUA?
Innominato
22 settembre 2023 20:34
Altare del Duomo un assurdo voluto senza un vero perché ( oppure c'era )
gilberto
23 settembre 2023 06:39
Ma pensa, questa parte che riguarda l'altare e la vanità è stata omessa dall'altro quotidiano online che solitamente liscia il pelo alla chiesa cittadina.
Mariateresa
23 settembre 2023 07:19
Il nuovo altare del Duomo mi pare in contrasto stridente con l'interno della Cattedrale.
Un'opera moderna in un contesto medioevale.
Si era già fatto un errore (secondo me) anni fa in San Michele portando l'altare davanti alla scalinata invece di lasciarlo sopra e deturpato la bellissima visione della scala ascendente verso l'altare.
L'antico va conservato e restaurato, ma non snaturato.
La motivazione di portare l'altare vicino ai fedeli a mio parere non regge; chi vuole partecipare devotamente alla messa può farlo comunque.
Michele de Crecchio
23 settembre 2023 22:01
Come vecchio parrocchiano di Sant'Agata, ricordo bene quando, anni orsono, un ancor giovane , ma già irrispettoso delle buone maniere, Vittorio Sgarbi, soleva "piombare" notte tempo a Cremona, suonare al campanello del già da tempo addormentato parroco (se ben ricordo tale importante carica era allora rivestita dal simpatico don Giosuè Regonaschi) che, invece di "mandarlo a quel paese", come avrebbe avuto molte ragioni di fare, pazientemente scendeva dal letto, apriva la porta della chiesa e accendeva le luci per consentirgli di ammirare quella straordinaria e misteriosa opera, praticamente riscoperta solo qualche lustro prima grazie ad una geniale intuizione del benemerito prof. Ugo Gualazzini, opera con la quale, pochi anni dopo, il grande critico Longhi aveva proposto che venissero, in futuro, iniziati i futuri manuali di storia della pittura italiana!