8 marzo 2025

SPECIALE 8 MARZO. Scopriamo la medicina di genere e parliamo di prevenzione con la Dottoressa Melissa Carrara, dirigente medico di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Cremona

In occasione della Festa della Donna, per approfondire al meglio la salute e la prevenzione al femminile, abbiamo incontrato la Dottoressa Melissa Carrara, dirigente medico presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Maggiore di Cremona.

A lei abbiamo fatto alcune domande per capire meglio di cosa significhi parlare di medicina di genere.

Dottoressa, oggi si inizia a parlare di medicina di genere. Esattamente, di cosa si tratta, come nasce e perchè è così importante?

"La medicina di genere nell'immaginario comune viene associata alla ginecologia, ma non è proprio così. Bisogna andare più nella specificità, la ginecologia può essere definita una branca della medicina sesso-specifica. La medicina di genere è uno studio dell'influenza delle differenze biologiche, quindi sessuali, socio-economiche, culturali e di genere sulla salute. Ha origini piuttosto recenti, parliamo del 1991 quando una cardiologa americana leggendo un articolo msul New England Journal of Medicine e si accorge che che negli studi clinici sono presenti pochissime donne e che queste accedono alla diagnosi e alle cure in maniera completamente diversa e inferiore rispetto agli uomini. Questa dottoressa saarà poi a capo del NIH, National Institutes of Health e nel 1994 il NIH uscirà con delle linee guida per ammettere un maggior numero di donne e di rappresentanti delle minoranze etniche negli studi clinici. Siamo ancora a livello di alte istituzioni quando nel 1998 entra in gioco l'OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) con la Gender Challenge ma solo nel 2009 fonderà il suo dipartimento interno specifico per le differenze di genere. 

Un lungo percorso, che in Europa approda solo nel 2011 e in Italia ancora più tardi: "Al Parlamento Europeo approda il clamore della medicina di genere e solo nel 2018 se ne inizia a parlare anche in Italia con la legge Lorenzin che chiede al Ministero della Salute e all'Istituto Superiore della Sanità di fare in modo che la medicina di genere diventi l'obiettivo primario della sanità"

Questa la storia a livello istituzionale, una storia come abbiamo visto molto recente. Ma per quanto riguarda noi donne, cosa dobbiamo fare per prenderci sempre più cura della nostra salute e per contribuire al progresso della medicina di genere?

"Tante cose sono state fatte nella medicina di genere, ma manca ancora tantissimo, nel senso che quello che ci si aspetta dalla medicina di genere è una rivoluzione a 360gradi. Innanzitutto bisogna partire dall'informazione e dalla formazione degli operatori sanitari fino agli studi clinici e alla sperimentazione inserendo più donne e più minoranze; poi bisogna analizzare questi dati in modo serio e non farli finire in un unico calderone, in modo da avere linee guida specifiche per genere. Ciò significa che ogni branca della medicina avrà al suo interno dei gruppi e ogni gruppo avrà argomenti molto specifici per ogni classe, andando verso quella che può essere una medicina di precisione. Per questo invito tutte le donne -non le chiamo pazienti ma donne- di aderire agli screening che vengono proposti da Regione Lombardia e, in particolare per la ginecologia, lo screening cervicale e di prendere coscienza del proprio benessere facendo ogni anno, ogni due anni,la visita ginecologica perchè purtroppo tante patologie si scoprono quando è troppo tardi. Quindi fare prevenzione, aderire allo screening, significa prendersi cura di noi stesse".

A questo punto, quindi, una donna o una ragazza quando dovrebbero iniziare ad aderire ai primi screening e alle prime visite, al di fuori di patologie già conclamate?

"Per quanto riguarda lo screening cervicale, Regione Lombardia e Ats inviano a tutte le donne dai 25/30 anni (in funzione del fatto che abbiano ricevuto o meno la vaccinazione HPV) l'invito a fare il test, fino ai 64 anni. Quindi da questo punto di vista, non serve fare nulla perchè ci pensa Regione Lombardia e ATS. Per quanto riguarda le visite ginecologiche, si consiglia di eseguirle a partire dal primo rapporto sessuale ma, se ci sono problematiche particolari, è possibile già dai 12 anni (anche se è un po' precoce, ma in caso di problemi quella è l'età da cui iniziano le visite ginecologiche). In ogni caso, comunque, a partire già dai 15 anni è consigliabile fare un controllo ogni uno o due anni".

L'invito quindi è quello di aderire sempre alle campagne di screening e di eseguire visite di controllo regolari per prendersi sempre cura della propria salute e del proprio benessere, avendo molta cura della prevenzione perchè a volte rivolgersi al medico quando il problema è già conclamato può essere già tardi.

Michela Garatti


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commenti


Stefano

8 marzo 2025 13:02

Pura sciocchezza ideologica .
Occupatevi di cose serie. Se le donne hanno determinati problemi, si intervenga su quelli e su ciò che li suscita, perche'per arrivare ad una visione " olistica " della donna,non c'era bisogno di nessun 8 marzo, e di nessuna medicina di genere, ma solo un po ' più di acume nella professione.

Carla V.

8 marzo 2025 19:39

La medicina di genere non è ideologia, ma evidenza scientifica: ignorarla non è acume, è arretratezza.

Stefano

9 marzo 2025 07:57

Se non essere arretrati è questo che proponete, preferisco essere arretrato mille volte. E poi avete pensato anche a una medicina di genere maschile oppure no.? Perché se no sarebbe una bella discriminazione. E comunque anche se ci fosse non butterei certo via il mio tempo ad inseguire le vostre teorie. Buona continuazione.

Stefano

9 marzo 2025 08:06

E l'assenza di una medicina di genere maschile, confermerebbe il taglio ideologico della vostra presunta scienza, per il semplice fatto che i generi sono due. Non uno. Maschile e femminile. Poi ci sono le diverse variazioni sul tema, ma questo è un altro discorso.

Barbara

9 marzo 2025 03:25

Dottoressa Melissa Carrara, ottima intervista!
Grazie alla sua preparazione e professionalità, l'operazione è andata a buon fine. Non la ringrazierò mai abbastanza