Sul palcoscenico del Ponchielli torna l'infinito dramma di Rigoletto. Una delle opere più rappresenta a Cremona con Giuseppe Verdi in vita
Rigoletto: una delle opere più rappresentate a Cremona di Giuseppe Verdi torna al teatro Ponchielli, stasera alle ore 20 e sabato 14 dicembre, in replica, alle ore 15.30. E’ nel nuovo allestimento in coproduzione con Teatri di OperaLombardi che ha messo in scena i tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma di Victor Hugo Le roi s’amuse. La regia è affidata a Matteo Marziano Graziano.
Prima rappresentazione Teatro La Fenice, Venezia, 11 marzo 1851; sei le rappresentazioni cremonesi con vita il maestro: 1854, 1860, 1869, 1886, 1891, 1895.
Nel ‘golfo mistico’ l’orchestra ‘I Pomeriggi Musicali di Milano’ diretta dalla bacchetta di Alessandro D’Agostini. Il Coro OperaLombardia è affidato alle cure di Diego Maccagnola.
Personaggi ed i interpreti: Rigoletto, Giuseppe Altomare; il Duca di Mantova, Paride Cataldo; Gilda, Bianca Tognocchi; Sparafucile, Mattia Denti; Maddalena, Victória Pitts; Giovanna / La Contessa di Ceprano, Lara Rotili; il Conte di Monterone, Baopeng Wang; Marullo, Lorenzo Liberali; Matteo Borsa, Raffaele Feo; il Conte di Ceprano, Graziano Dallavalle; Paggio della Duchessa, Federica Cassetti; Usciere di Corte, Marco Tomasoni.
Le scene sono firmate da Francesca Sgariboldi; i costumi sono di Laurent Pellissier e il disegno di luci è curato dello stesso regista Matteo Marziano Graziano.
Atto I
Durante una festa a palazzo ducale, il Signore di Mantova confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca corteggia la Contessa di Ceprano provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda. Improvvisamente irrompe il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca, che ordina di arrestarlo, mentre Rigoletto, spaventato dalle sue parole, fugge. Profondamente turbato dalla maledizione di Monterone, mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana, paragonandosi poi in qualche modo a lui , meditando sulla sua vita infelice e cercando di non pensare alla maledizione.
Giunto a casa, riabbraccia Gilda e raccomanda alla domestica Giovanna di vegliare su di lei. Il Duca si è però già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Andatosene Rigoletto, egli avvicina la giovane e si dichiara innamorato spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldé, ma è costretto a desistere dalla sua opera di seduzione per la presenza di qualcuno vicino alla casa. Gilda, rimasta sola, esprime il suo amore per il giovane
Nei dintorni si aggirano in effetti i cortigiani, con l'intenzione di attuare il rapimento di quella che è creduta l'amante del buffone. Essi coinvolgono lo stesso Rigoletto, che, colto da un presentimento, è tornato sui suoi passi e al quale fanno credere con un inganno di voler rapire la contessa di Ceprano. Sollevato dai propri timori, Rigoletto accetta di unirsi all'impresa. Con la scusa di fargli indossare come tutti una maschera, la vista, già scarsa per il buio notturno, e l'udito gli vengono impediti con una benda, mentre i cortigiani rapiscono Gilda. Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità e ripensa alla maledizione ricevuta.
Atto II
Rientrato a palazzo, il Duca, che era tornato a cercare Gilda poco dopo il loro incontro, si dispera per il rapimento della giovane. Quando però i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, e che questa si trova nel Palazzo, realizza che la sorte lo ha in realtà favorito e si affretta a raggiungere l'amata. Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza, cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani; quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che apprendono con sorpresa che la giovane rapita è sua figlia, ma gli impediscono di raggiungerla. Esce Gilda e rivela al padre di essere stata disonorata. Racconta al genitore di come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità. Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto in carcere. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta arriverà invece per opera sua: ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.
Atto III
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella, dopo un mese trascorso, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in incognito. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano e poi corteggiare Maddalena, sorella del sicario, come già aveva fatto con lei.
Il buffone dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda. Ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di "rigore professionale", non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria. Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.
A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver compiuto la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca. Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata.
Musicologo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti