13 novembre 2025

Sulle strade di Sant’Omobono, con i poveri nel cuore. Il vescovo Napolioni ha presieduto in Cattedrale il Pontificale nella memoria del Santo Patrono

«Dov’è il nostro cuore, di cristiani cremonesi, in questa festa di Sant’Omobono nell’anno santo del 2025?». La domanda con cui il vescovo Napolioni ha aperto la sua omelia durante il solenne Pontificale del 13 novembre, si imprime nella memoria di questa festa patronale, raggiungendo il cuore delle comunità cristiane della città e di tutta la diocesi, ben oltre le mura della Cattedrale.

La via per giungere ad una risposta, che sia però non solo teoria, ma scelta e stile di vita, è indicata proprio da Omobono, dalla sua «vicenda di laico sposato, di mercante convertito, chiamato da alcuni “il trafficate celeste”», per quella sua borsa di carità che inesauribilmente svuotava per donare ai poveri e per costruire pace in una città ferita da violenza e fazioni.

Così ancora oggi lo ricordano la sua Chiesa e la sua città, che ogni 13 di novembre scendono unite nella cripta della Cattedrale per omaggiarlo con la preghiera e con il segno dei ceri portati in dono dal sindaco Andrea Virgilio insieme alla Giunta e al presidente del Consiglio Comunale Luciano Pizzetti e con il prefetto Antonio Giannelli, il presidente della Provincia Roberto Mariani e i rappresentanti delle forze dell’ordine a nome di tutta la cittadinanza.

Nella sua riflessione, come ormai da tradizione, mons. Napolioni ha quindi dato voce al patrono: «Davanti al vostro impressionante progresso, immaginavo che si potesse udire sempre meno il grido dei poveri, ed invece quante nuove povertà, emergono e vi interpellano. Ma perché?». 

Le parole che il vescovo fa pronunciare a Omobono durante la sua omelia, si intrecciano con quelle scritte da Papa Leone nella sua esortazione apostolica Dilexit Te, simbolicamente donata ai sacerdoti e ai rappresentanti della società civile presenti in Cattedrale. «Come è bello – ha detto il vescovo con un riferimento alla continuità di magistero con Papa Francesco – che anche papa Leone sia convinto che la scelta prioritaria per i poveri genera un rinnovamento straordinario sia nella Chiesa che nella società».

Ai poveri è rivolto lo sguardo di Omobono, uomo di pace che indica a noi, oggi, dove rivolgere il battito del cuore: «Guardo ciò che accade oggi nel mondo, sempre troppo in guerra, e ricordo che anche nel Duecento si partiva per la Terra santa, per liberare i prigionieri, difendere i pellegrini, salvare i cristiani d’Oriente che là vivono. Non restate a guardare, ma scegliete sempre la via della mitezza, mai quella della violenza». In gioco – ha aggiunto – c’è «la dignità umana di tutti, anche la vostra».

Aprendo lo sguardo dalle «tante belle esperienze di solidarietà e servizio» mons. Napolioni indica altri modelli che come Omobono ma in epoche più vicine alla storia della nostra, mostrano la vera missione della Chiesa, come San Camillo de Lellis e Santa Dulce dei Poveri, “l’angelo buono di Bahia”: «Il cardinal Lercaro – ha ricordato ancora il Vescovo – preparando il suo intervento al Concilio, annotava: “Questa è l’ora dei poveri, dei milioni di poveri che sono su tutta la terra, questa è l’ora del mistero della chiesa madre dei poveri, questa è l’ora del mistero di Cristo soprattutto nel povero”».

Un «chiarissimo programma» che la Chiesa chiede di seguire «con fiducia e disponibilità», dietro la guida di Papa Leone, che il vescovo cita chiudendo la riflessione che affida alla diocesi nella solennità patronale: «L’amore cristiano supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. […] Una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno».

Così, «coi poveri nel cuore», la celebrazione eucaristica – animata dal coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali, e concelebrata con i vescovi emeriti Lafranconi e Scampa, i canonici del Capitolo della Cattedrale e numerosi presbiteri del clero diocesano, con il servizio all’altare dei diaconi che saranno ordinati sacerdoti – è proseguita con il consueto segno del dono delle stoffe, presentate all’altare durante l’offertorio insieme a un’offerta da destinare alla Caritas diocesana da una rappresentanza dell’associazione artigiani cremonesi. 

Quindi, al termine del solenne Pontificale per la memoria del patrono, il vescovo Napolioni ha impartito la benedizione con l’indulgenza plenaria, con il pellegrinaggio dei fedeli cremonesi alla tomba del santo nella cripta della Cattedrale, in un coro incessante di preghiera, la cui onda si propaga silenziosa per tutta la giornata nelle piazze e tra le case della città e della diocesi, lasciando risuonare il messaggio di Omobono che tra queste stesse strade mostrava ai suoi concittadini di allora e di oggi che «i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa che – come ha ricordato il vescovo citando un altro passaggio di Dilexit Te – se vuole essere di Cristo, dev’essere Chiesa delle Beatitudini, Chiesa che fa spazio ai piccoli e cammina povera con i poveri, luogo in cui i poveri hanno un posto privilegiato. Come in un’unica grande, diffusa “casa dell’accoglienza”».


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